Soliti svarioni difensivi, i rossoneri ne approfittano e dimostrano in campo una grande superiorità
A volte, il cuore non basta, scrive il Corriere Fiorentino. A volte la differenza di qualità è troppo evidente e non sempre, appunto, si riesce a metterci una pezza con l’organizzazione e il carattere. Ieri, in una serata che per tutto quello che era successo sarebbe stata difficile contro qualsiasi avversario, è andata esattamente così. Troppo forte, il Milan, per una Fiorentina priva di Nico, Arthur e Bonaventura. Troppo evidente, il dislivello. E così oggi i viola si ritrovano al decimo posto anche se con una gara (seppur complicatissima) da recuperare. Per l’Europa insomma è dura. Parecchio dura.
Il tema, scelte a parte, era capire chi sarebbe riuscito a imporre il proprio dominio visto che, sul fatto che entrambe le squadre avrebbero cercato di farlo, non c’erano dubbi. Certo, l’inizio per i viola non è stato incoraggiante. Anzi: subito due occasioni concesse (una a Giroud, l’altra a Leao) ma soprattutto, l’impressione che il Milan fosse entrato molto meglio nel match.
La Fiorentina invece si è modellata sui rossoneri (Kouame e Ikonè per esempio seguivano Calabria e Florenzi a uomo) e ha aspettato come poche altre volte le si era visto fare. Eppure, nonostante un avvio tanto complesso, i viola (due volte con Belotti e una con Ikonè) son riusciti comunque a sprecare tre, enormi, opportunità. C’è voluta una mezz’oretta insomma ma alla fine anche la Fiorentina ha iniziato a giochicchiare anche se, al contrario di tante altre volte, aver chiuso il primo tempo sullo 0-0 è stato un successo. Era il Milan insomma, a mangiarsi le mani.
Mal di poco, per loro, visto che dopo due minuti della ripresa Loftus Cheek ha trovato il vantaggio. È stato allora che si è vista tutta la Fiorentina possibile. Nel bene (reazione e pareggio di Duncan) e nel male, con quell’incredibile prateria concessa a Leao per l’immediato 1-2. Un cazzotto in faccia, al quale i viola hanno comunque provato a ribellarsi. Prima Belotti, due volte, poi Mandragora. L’ennesima dimostrazione d’orgoglio di una squadra che però, se vuol chiudere la stagione portando a casa qualcosa, deve in un modo o nell’altro eliminare quegli errori che, anche ieri, l’hanno condannata.
Di
Redazione LaViola.it