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Fiorentina-Hellas Verona, l’analisi tattica di Foco

Fiorentina-Verona, analisi tattica

La Fiorentina masticata dalla notte di Istambul ospita un Verona ancora alla ricerca di un suo equilibrio.

LE FORMAZIONI. Italiano è chiamato a risollevare la sua squadra ma infortuni e squalifiche lo costringono a scelte obbligate almeno in due reparti. Terracciano riprende il suo posto tra i pali mentre la difesa ritrova Quarta, con Venuti, Ranieri e Biraghi che completano il reparto. La mediana è formata da Barak, Amrabat e Mandragora mentre l’attacco è affidato a sorpresa a Kouame, con Sottil e Ikoné rispettivamente alla sua sinistra e alla sua destra.

Cioffi risponde con Montipò in porta, Gunther in mezzo a Hien e Coppola per la difesa. Depaoli, Ilic, Hrustic, Tameze e Lazovic formano il centrocampo dietro a Henry e Lasagna.

LA PARTITA. Il Verona si schiera con un 3-5-2 in cui Hrustic giostra centralmente dietro le due punte. L’intenzione di Cioffi è quella di far pressare Amrabat dal suo trequartista con le due punte ad attaccare il fraseggio tra i due centrali e i terzini della Fiorentina. Ovvero la riproposizione dell’espediente tattico usato con successo dall’Udinese per prima e successivamente dal Bologna. Tameze e Ilic dovrebbero occuparsi degli interni viola e aiutare in raddoppio la pressione degli esterni sullo sviluppo delle catene viola, mentre i tre centrali, raddoppiando a turno, hanno il compito di cancellare il centravanti dalla partita.

Italiano risponde con un 4-3-3 iniziale che, però, già dalla prime battute mostra qualche differenza rispetto al recente passato. Barak, infatti, parte subito molto più centrale, mentre la posizione di Amrabat è più decentrata del solito. Ma le vere differenze di questa Fiorentina si possono notare meglio durante lo sviluppo delle due fasi. La prima e, per me, la più importante, riguarda la pressione in non possesso. Non sono più gli interni ad andare a pressare insieme al centravanti la prima costruzione dei centrali , ma direttamente gli attaccanti esterni. Barak e Mandragora rimangono sui loro omologhi veronesi, cercando di schermarli, mentre il presidio delle fasce viene lasciato ai solo terzini, con la possibilità di avere in raddoppio Amrabat. Perché è la mossa più importante per me? Perché lascia le ali in una posizione più alta rispetto al passato, permettendo loro, in caso di riconquista, di essere subito servibili e in una zona che facilita il dialogo con la punta.

Un’altra differenza evidente è quella permessa dal movimento di Kouame. L’ivoriano, infatti, con il suo continuo elastico tra centrocampo e attacco, regala appoggio e poi una profondità quasi immediata che permette una salita della squadra più veloce. In fase di possesso si cerca sempre lo scarico laterale ma la disposizione del centrocampo che prevede Barak più avanzato rispetto ai suoi compagni di reparto, vede costruire linee dirette tra terzino e ala, riducendo all’essenziale le rotazioni sulle catene laterali che in passato, con l’allargamento degli interni, risultavano più macchinose.

I cambiamenti pensati da Italiano incidono sulla partita in maniera profonda. La tattica “Udinese” del Verona non trova appoggio nell’ atteggiamento viola ma la nuova verticalità voluta dalla Fiorentina lascia spazi anche agli scaligeri. I primi minuti della partita sono costituiti da capovolgimenti di fronte continui e poco ragionati, il Verona spaventa in un paio di occasioni ma i viola quando si aprono mostrano una velocità che odora di pericolo. Il vantaggio gigliato per certi versi è figlio della sua nuova disposizione a centrocampo. Su un fallo laterale nella sua metà campo, Venuti non ha più l’interno come scelta per il passaggio ma direttamente la corsa di Ikoné. Il francese non deve più pensare alle coperture ma solamente a puntare l’area, cosa che fa con il suo modo e con il suo stile, convergendo verso il centro e cercando il primo palo. Gol che suona di catena spezzata. La Fiorentina si libera e continua il suo inno alla verticalità, rendendosi pericolosa più di una volta. Kouame dopo un dai e vai con Venuti conquista anche un rigore ma Biraghi si fa leggere le intenzioni di tiro e si rimane avanti di un gol che pare poco per la purezza delle occasioni avute.

Un gioco così verticale però ha un prezzo e la Fiorentina lo paga abbassandosi nel secondo tempo. L’infortunio di Amrabat e l’ingresso di Bonaventura paradossalmente aiutano la squadra a rimanere più bassa perché il marocchino fa alzare la squadra più rapidamente palla al piede di Mandragora. La fatica di giovedì fa il resto. Cioffi cambia il suo attacco e inserisce Veloso con l’intenzione di approfittare di questa cessione del pallone da parte della Fiorentina mentre Italiano cambia il suo attacco in toto inserendo Nico, Saponara e Cabral. Un paio di cross in area sono il preludio per la più pericolosa azione del Verona, con Kallon che, servito dopo una riconquista alta, trova Terracciano a murarlo a pochi metri dalla porta. La Fiorentina regge la non irresistibile pressione giallobù e a pochi minuti dalla fine una verticalizzazione di Duncan (il centrocampista che verticalizza di più nella Fiorentina di Italiano) trova l’inserimento in area di Mandragora sulla destra. Palla in mezzo per il taglio di Nico e partita finita.

LE CONCLUSIONI. Le difficoltà possono far crescere. Italiano è stato costretto dai risultati e dalle condizioni della rosa a rivedere alcune delle priorità tattiche del gioco della Fiorentina e i cambiamenti lo hanno premiato. La disposizione in non possesso della squadra ha aperto gli spazi e, soprattutto, ha liberato gli esterni d’attacco da rotazioni che spesso ne appesantivano l’azione. Certo, questo ha implicato una minore copertura, soprattutto nella parte centrale del campo dove tra Amrabat e Mandragora, una volta bypassato Barak, si creava luce per le possibili imbucate del Verona, ma la grande partita di Martinez Quarta ha creato le condizioni per non soffrire più di tanto. L’argentino, infatti, per me è stato la vera chiave difensiva di questa Fiorentina, perché uscendo molto sulle vie di passaggio degli avversari è riuscito sigillare i corridoi che venivano aperti dalla posizione dei suoi centrocampisti.

La scelta di Kouame ha premiato perché il movimento del ragazzo è stato ottimo nel suo continuo pendolo tra centrocampo e attacco ma io credo che se non si fosse cambiata la disposizione del centrocampo, l’ivoriano non avrebbe avuto lo spazio necessario per muoversi così bene. Non è la prima volta che Italiano dispone così la sua squadra: già lo scorso anno la Fiorentina aveva affrontato le partite con Castrovilli in posizione da trequartista e Amrabat affiancato da Duncan. La più bella di queste fu a Napoli e anche in quell’occasione gli esterni furono dei fattori. Ma questa disposizione dà e toglie, perché lascia scoperti i difensori contro gli avversari diretti e perché permette molto possesso anche all’altra squadra.

Il tecnico viola non è l’integralista che ho letto in giro, è un allenatore che ha fatto una scelta precisa all’alba di questa stagione. Ha scelto di tentare di rendere la Fiorentina più sicura difensivamente attraverso un sistema di pressione che nelle intenzioni poteva, grazie all’altezza in cui veniva portato, alimentare anche l’attacco. Questa scelta è riuscita in parte e paradossalmente la squadra, che ne doveva uscire più sicura, ha cominciato a perdere certezze.

La partita col Verona servirà per ridare convinzione ai giocatori e per prendere spunto per andare a cercare quell’ultima parte della soluzione che fino ad oggi è mancata. Se il mister riuscirà a fondere il meglio del suo dispositivo di aggressione e la libertà che con gli scaligeri ha rimesso in gioco i suoi attaccanti, questa stagione potrà prendere una strada del tutto diversa da quella che ha percorso fino ad oggi.

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