Ancora 11 partite da giocare. Con qualcuno che spera ancora nella rimonta alla zona Europa, e la logica che dice che ‘questa’ Fiorentina, fatta di discontinuità e tante contraddizioni al suo interno, si dovrà ‘accontentare’ di finire la stagione con dignità. Onorando la maglia, i tifosi, la città. Fattori mica da poco, per una piazza che chiede sostanzialmente voglia di fare, attaccamento, grinta. Non menefreghismo, insomma, che a tratti si è visto. Non a Bergamo, dove la squadra tutto sommato ha lottato pur in una gara apparsa a molti scialba.
Un ‘pareggino’ a Bergamo, in altri tempi sarebbe stato anche buon risultato. Non adesso, che le critiche a proprietà-società-allenatore-giocatori vanno avanti. Con nel mirino la presentazione del nuovo progetto-stadio, in programma venerdì mattina. Un evento che potrebbe rappresentare una svolta a livello societario, ma con ancora tante variabili prime della possibile realizzazione concreta dell’impianto in zona Mercafir. Sul campo, invece, un prossimo futuro che racconta di una stagione ‘da finire in fretta’, per poi ricominciare con un nuovo tecnico e molti nuovi giocatori.
Un’aria da ‘fuori tutto’, insomma, dopo una stagione fin qui fallimentare. E difficile che si possa cambiare interpretazione, a meno di risvolti clamorosi. A giugno lascerà Sousa, che già è in bilico da mesi e dopo il periodo dei ‘selfie selvaggi’ ora viene contestato a spada tratta dalla piazza. Ma diranno addio anche tanti protagonisti della ‘vecchia guardia’. Tanti autori del Rinascimento viola partito con Montella, culminato con il primato con Sousa, fino al lento decadere di queste gare. Percorsi diversi, ma un destino forse comune. Quello di lasciare la maglia viola.
Chiamasi ‘fine ciclo’, quello che era stato prefigurato già da Montella. Quello che l’illusione della rivoluzione-Sousa aveva allontanato, ma che pian piano si è riproposto con tutta la sua forza. “Difficile sempre capire quando si è alla fine di un ciclo, non ci sono indizi chiari: devi passare dalle situazioni. Abbiamo dato fiducia a questo gruppo, volendo arrivare fino a fine stagione”, aveva detto Corvino dopo la batosta con il Borussia. Un po’ tutti ‘colpevoli’, i giocatori, di questo anno fatto di discontinuità e rendimento altalenante. Particolarmente evidente, però, il calo dei ‘senatori’. Quelli che Corvino in estate chiamò ‘pilastri da difendere’. Ma che nei fatti non hanno saputo dare, insieme e singolarmente, quel qualcosa in più per uscire dalla mediocrità.
Capitan Gonzalo Rodriguez ha continuato il lento declino dall’inverno scorso. Un contratto prima in bilico e poi definitivamente in scadenza, lascerà Firenze in parabola discendente. Per adesso, senza neanche segnare in questa stagione: anomalia non da poco per un difensore centrale che aveva fatto 24 gol in 4 anni.
In flessione anche Borja Valero, dopo la rinascita del primo anno di Sousa. Motivi tattici, di condizione, di brillantezza. Ma lo spagnolo non ha saputo trascinare la squadra come aveva fatto ai tempi migliori. Difficile adesso pensare di poter rinnovare ad oltre 2 milioni fino al 2021 (come era stato promesso prima di Corvino), così come poter dire no ad offerte in doppia cifra per ‘il Sindaco’, che pure resta tra i beniamini della piazza.
Quindi Josip Ilicic. Uno che poteva essere venduto la scorsa stagione, all’apice della sua avventura in viola. Proposte respinte, anche dalla Premier. Quest’anno rendimento mai mantenuto per lo sloveno, che ha fatto mancare gol, assist e giocate decisive alla squadra. “E’ anche una mia sconfitta”, ha confidato Sousa qualche giorno fa.
Destino simile anche per Milan Badelj. L’arrivo soft, le critiche e poi l’esplosione nella scorsa stagione. Un contratto ‘corto’, le pressioni dell’agente e una cessione mai arrivata fin qui. Il rendimento è nel frattempo calato, nel calo generale della squadra. Da trascinatore, metronomo e punto di riferimento, a distratto in più di un’occasione: a giugno l’ultima opportunità per monetizzare, per un giocatore che, qualcuno accusa, con la testa probabilmente è già lontano da Firenze.
Infine Tomovic. Da Montella a Sousa, tanto minutaggio per un difensore che i tifosi hanno sempre ‘becchettato’. Ma che in fin dei conti aveva spesso dato duttilità e compattezza, pur negli errori anche grossolani. Errori che sono aumentati nell’ultimo anno, anche per fragilità di tutto l’impianto difensivo. Anche per lui un futuro quindi da scrivere, dopo cinque anni in viola.
La decadenza dei senatori, il lento calo della ‘vecchia guardia’. E un futuro che sa di ‘fuori tutti’.

Di
Marco Pecorini