Anche contro la Roma Milenkovic e soci hanno concesso molto. Col West Ham servirà una notte senza sbavature
Come scrive il Corriere Fiorentino, a Firenze c’è grande attesa per la finale di Conference League, certo, però anche un po’ di fisiologica paura dopo quel che è successo in Coppa Italia. Un timore rafforzato dall’ennesima leggerezza difensiva che aveva portato la Roma avanti sabato al Franchi. Il gol subito numero 62 in 58 partite stagionali, poco più di uno di media per gara. In pratica, è come se i viola fossero certi di iniziare le loro partite in svantaggio. Un numero, quello dei 62 gol subiti, che balza all’occhio anche per un’altra ragione: è troppo alto in relazione a quanto la Fiorentina subisce realmente.
Non concede molto, eppure basta una fiammata degli avversari (gli 8 minuti in cui l’Inter ha ribaltato la finale di Roma) o un episodio (un lancio del portiere, per esempio) per far sì che la squadra di Italiano prenda gol. Non è un problema nuovo — lo certificano i numeri — ma di certo si è intensificato con l’aumentare della stanchezza di una stagione infinita. Di fatti, i viola hanno subito almeno una rete in sei delle ultime sette uscite. Un tema di cui tenere grande conto nella preparazione della finale di Conference contro il West Ham, evitando di «rivitalizzare» una rosa che durante gli scorsi mesi aveva avuto le sue difficoltà là davanti.
Quali siano le cause dovrà essere Italiano a spiegarlo. Quel che pare dall’esterno è che si tratti di una miscela che unisce gli errori individuali, tecnici o di distrazione, alla propensione offensiva e «dominante» della squadra. Il discorso si estende a diversi giocatori, e per rendersene conto basta pensare alle ultime partite e ai cambi di Italiano. Contro la Roma, Biraghi e Quarta sono stati sostituiti al 46’, a Basilea Igor è uscito per Ranieri al 56’. Si può anche pensare a una strategia per centellinare le forze, ma di certo non erano reduci da belle prestazioni.
Il punto critico ormai assodato è la difficoltà dei viola a gestire i palloni in verticale, che siano imbucate o lanci lunghi. Torniamo alla finale di Coppa Italia: al 24’ Dzeko arriva davanti alla porta (e sbaglia) dopo un lancio lungo di Darmian che rimbalza sull’erba e mette fuori gioco i centrali, con Milenkovic che si lascia scavalcare. Sul primo gol di Martinez, invece, tre difensori avevano alzato la linea mentre Milenkovic era rimasto un passo indietro tenendo in gioco l’attaccante. Errori, disattenzioni, scelte tattiche sbagliate: ognuno può trovare definizioni e cause differenti. Di sicuro, a Praga servirà una notte senza sbavature.
Di
Redazione LaViola.it