La quinta sinfonia dello straordinario ultimo mese della Fiorentina arriva a Udine. Proprio la città dove si è consumato uno dei drammi più gravi della storia di questa gloriosa squadra. Va da sé che il dover tornare nello stesso ambiente dove i ragazzi di Pioli hanno dovuto salutare Davide, rendeva quella con l’Udinese la sfida più complicata a livello emotivo per il gruppo, forse seconda solo alla surreale partita col Benevento.
Invece, il cuore di questa squadra ha prevalso ancora una volta sul dolore. Settimane fa si era detto: in termini di prestazioni sul campo questo gruppo può reagire malissimo o molto bene alla morte del proprio Capitano. La risposta ce la danno i numeri: da quel tragico giorno sono arrivate quattro vittorie di fila (Benevento, Torino, Crotone, Udinese; oltre alla vittoria col Chievo). Queste hanno portato la Fiorentina ad un pieno rilancio nella zona Europa League, scongiurando un finale di stagione soporifero.
I motivi? Si potrebbe dire di una difesa ritrovata: solo una rete subita nelle ultime cinque grazie alla sicurezza di Pezzella, all’esuberanza di un talento come Milenkovic e alla crescita di Vitor Hugo, il migliore del suo reparto nelle ultime uscite. Si potrebbe parlare di un centrocampo capace di sopperire al suo cervello Badelj, in virtù della completezza di un Veretout tuttofare e del fondamentale rilancio sulla trequarti di Saponara, capace di far pesare meno la mancanza del croato grazie alla sue qualità tecniche sempre al servizio dei compagni. Si potrebbe parlare anche dell’impatto non straordinario ma comunque in crescendo di Dabo, del talento sconfinato di Chiesa, della fine del digiuno in zona gol di Simeone.
Tutto ciò conta eccome, perché i viola, anche se non esprimono un grande gioco, sono più concreti e gestiscono meglio le situazioni durante la partita. Ma la verità è che senza una spinta morale fortissima questa squadra non sarebbe stata capace di infilare questa serie di vittorie. Gestiti da un allenatore come Pioli, criticabile (come tutti) per le scelte sul campo ma dimostratosi grande motivatore e “chioccia” per un gruppo così giovane, i ragazzi della Fiorentina hanno dimostrato una crescita evidente in termini di personalità. Sarà interessante testare questa crescita al vaglio della prima big incontrata dopo la scomparsa di Astori: la Roma di Di Francesco, sabato sera.
Comunque la si veda, che questa unità del gruppo gigliato sbandierata da tutti non sia solo retorica ce lo dice un gesto che sta diventando una tradizione per la Fiorentina: il saluto al Capitan Astori al termine di ogni partita. Da solo, vale più di mille paroloni.

Di
Marco Zanini