Editoriali

Fiorentina, è tempo di cambiare. Sistema di gioco e intensità da ritrovare: Palladino (ri)cerca la svolta

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È davvero complicato analizzare l’andamento della Fiorentina in questa stagione sulle montagne russe. Una squadra che non ha mai giocato bene, ma che per alcuni tratti del campionato si era dimostrata tremendamente efficace. Nelle ultime settimane, tuttavia, anche la solidità mostrata nel periodo migliore del campionato è andata erodendosi, portando alla striscia attuale di 11 punti nelle ultime 12 partite (3 vittorie, 2 pareggi e ben 5 sconfitte). E in confusione c’è andato anche lo stesso Palladino.

MERCATO DA DIGERIRE. Tra le difficoltà incontrate dal tecnico c’è anche la gestione dei cambiamenti generati dal mercato di gennaio. Si tende a dimenticare che la Fiorentina ha subito una mezza rivoluzione, acquistando 5 giocatori e cedendone 8. Inoltre, la Fiorentina ha perso Bove a dicembre, giocatore chiave nell’assetto tattico della miglior Fiorentina vista in stagione. Se tra i nuovi arrivi Folorunsho si è subito inserito, altrettanto non si può ancora dire per i vari Zaniolo, Fagioli, Marì e Ndour, con lo stesso Palladino che, a forza di esaltarne la duttilità, non è ancora riuscito a capire in quale zona di campo possano rendere al meglio. Sono stati ceduti giocatori fuori dal progetto come Christensen e Biraghi, ma anche calciatori preziosi nelle rotazioni come Kayode, Martinez Quarta e soprattutto Sottil, che stava vivendo i suoi migliori mesi a Firenze. Infine, sono partiti anche Ikoné e Kouame, che in viola non hanno mai convinto ma erano soluzioni in più che oggi Palladino non ha.

SERVE CAMBIARE. Lungi da noi voler rimpiangere giocatori modesti, ma una considerazione sull’attacco va ribadita: la Fiorentina è davvero corta. Non ha comprato un vice Kean, ha ceduto due esterni (Sottil, Ikoné) e un jolly (Kouame), acquistando teoricamente il solo Zaniolo. Eppure, Palladino si è detto entusiasta per il mercato della società. In effetti, sebbene sugli esterni i viola si siano indeboliti, il tecnico gigliato si è ritrovato con un centrocampo molto più forte. Nonostante ciò, l’ex Monza non ha cambiato sistema di gioco, restando fermo al 4-2-3-1. I limiti nel proseguire con questo modulo con la rosa attuale sono sotto gli occhi di tutti. L’impressione, dopo il ko del Bentegodi, è che con questa strada non si possa più andare avanti. Occorre cambiare qualcosa anche a livello tattico per rialzarsi. Ovviamente, però, piove anche sul bagnato, viste le defezioni di Kean, Gudmundsson e Colpani col Lecce.

MANCA INTENSITÀ. La Fiorentina non ha solo perso, ha perso malamente le ultime due partite. Contro due avversari sulla carta più deboli che l’hanno contrastata in modi diametralmente opposta: il Como ha stritolato i viola con il pressing, il Verona si è arroccato nella propria area di rigore, chiudendo tutti gli spazi. In entrambe le partite, si è vista una Fiorentina troppo molle. E pensare che proprio l’unità di gruppo era stata la chiave per l’impresa con l’Inter, datata appena 20 giorni fa. Quando tutto sembrava disperato, con una rosa ridotta all’osso, la Fiorentina aveva dimostrato un grande spirito di squadra e di sacrificio, ma anche e soprattutto intensità, fondamentale anche nel gioco di rimessa di Palladino per evitare di schiacciarsi esclusivamente nella propria area. Quell’intensità che, nelle ultime 12 partite, si è vista poco e a sprazzi. Coi nerazzurri al Franchi, dicevamo, così come nei primi tempi con la Lazio e con il Genoa. Troppo poco.

L’ambiente chiedeva a gran voce l’esonero di Palladino, che non è arrivato, col tecnico che sarà regolarmente in panchina contro il Lecce. Sia perché cambiare allenatore non è sinonimo automatico di migliorare, ma soprattutto perché il tecnico viola ha ancora dalla sua parte la classifica. Palladino nella sua avventura a Firenze ha avuto anche tanti meriti, su tutti quello di riuscire a far esplodere il talento di giocatori come Kean e Comuzzo. I segnali mandati dalla squadra negli ultimi tempi, però, non sono dei migliori. La classifica è ancora accettabile, vero. La Fiorentina – fino a domani, quando verrà recuperata Bologna-Milan – è ancora sesta, nonostante gli ultimi tre ko di fila. Tuttavia, ciò che preoccupa l’ambiente non sono solo le sconfitte in sé, ma come arrivano.

C’è infine da domandarsi quale sia il pensiero della società su Palladino. Poco prima del match del Bentegodi il dg Ferrari affermava: “La squadra è arrivata a gennaio già discreta, buona. A gennaio abbiamo messo ulteriore qualità, dei ragazzi che si sono inseriti benissimo con il gruppo. Ora aspettiamo i risultati”. Nessuno ha parlato dopo la sconfitta a Verona. Se l’intenzione è quella convinta di proseguire con Palladino, allora il tecnico va protetto. La partita di venerdì col Lecce – ultima sulla carta abbordabile prima di un ciclo davvero complicato, con l’aggiunta degli ottavi di Conference – ci dirà molto sulle sorti della Fiorentina.

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