Agli ormai cronici limiti dei viola lunedì se ne sono aggiunti altri due: il nervosismo e la dipendenza da Gonzalez e Bonaventura
«La storia non si ripete, ma spesso fa rima con se stessa». Leggi Marc Twain, e pensi a Fiorentina-Empoli. Il predominio nel possesso palla (72%), le tante conclusioni (19 contro le 7 dell’Empoli), quelle nello specchio (7 a 3), le occasioni da gol (15 per i viola secondo la Lega, 7 per gli azzurri), la collezione di calci d’angolo (13 a 3), i cross a secchiate (32 a 5), gli interventi dei portieri (una sola parata per Terracciano, 7 per Berisha). Ma, alla fine, il tabellone che non lascia spazio a discorsi: 0-2, e zero punti in classifica. Un film già visto, appunto, e quando gli eventi si ripetono significa che ci sono limiti magari mascherati (altrimenti la Fiorentina non sarebbe in piena zona Europa) ma non eliminati. Scrive il Corriere Fiorentino.
Il fattore psicologico
È probabilmente l’aspetto principale e anche, come sempre quando di mezzo c’è la testa, il più tosto da affrontare. Perché non è vero, come si sente dire spesso, che «mentalità e personalità non si comprano».
Per trovarle però bisogna puntare in alto e, quindi, a giocatori capaci di tenere sempre lo stesso livello e, tanto per tornare all’avvicinamento alla gara con l’Empoli, in grado di gestire pressioni e aspettative, entusiasmo ed euforia. I viola invece lunedì sono parsi nervosi. Come se avessero sentito (e accusato) il peso di poter volare al terzo posto, a soli due punti dalla capolista Inter.
Un piano B
Qualcuno accusa Italiano di conoscere un solo tipo di calcio e di soffrire contro le squadre che si chiudono. Teoria in parte smentita dai fatti, il mister ha abbandonato il suo amato 4-3-3 per passare al 4-2-3-1, ha proposto la difesa a tre quando ce n’è stato bisogno, si è inventato soluzioni tipo il Quarta attaccante aggiunti.
Ma certo la sfida con l’Empoli ha riproposto due grandi difetti, strettamente legati tra loro. La dipendenza da Nico e Bonaventura, e le difficoltà dei centravanti. Un aspetto, questo, che sta infastidendo non poco l’allenatore. Anche perché è proprio quando gli altri si abbassano a protezione della propria area che i numeri 9 devono incidere. Come? Aggredendo con molta più cattiveria i palloni che passano in area. Perché non è possibile, come successo l’altra sera, che da 32 cross non nasca nemmeno una conclusione del centravanti.
Di
Redazione LaViola.it