Rassegna Stampa

Fiorentina di rigore, Toro in crisi. Le mosse vincenti di Pioli

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Il Toro doveva ripartire e invece ha finito di impantanarsi in un limbo dai contorni sempre più oscuri, perché è dura ritrovarsi già a metà marzo inchiodato dal giudizio dei tifosi, a giocare (male) per la faccia e per valutare chi meriti un domani, piuttosto che per la classifica. La Fiorentina doveva capire se davvero, dopo la tragedia di Astori, può risentirsi più forte anche nella normalità di fare calcio e si è scoperta a tre punti dal 7° posto che può valere l’Europa League. Quarta sconfitta di fila per Mazzarri (al Toro non succedeva da quattro anni), tre vittorie di fila per Pioli: la partita di ieri è stata lo specchio fedele dei momenti opposti delle due squadre. Del loro stato d’animo, anche. Così scrive La Gazzetta dello Sport.

La Fiorentina, padrona del campo per un’ora, ha rischiato la beffa, ma ha avuto il coraggio di ribellarsi, anche al suo poco cinismo in ripartenza una volta in vantaggio. E di smascherare l’incapacità di gestione di questo Toro. Ljajic, tolto dalla naftalina da Mazzarri (un merito, o una mossa tardiva?) per un 4-2-4 anomalo, con il serbo libero di muoversi alle spalle delle tre punte, gli aveva ridato ossigeno: assist per Belotti con punizione scucchiaiata su schema noto, e conferma che a questa squadra la sua qualità servirebbe eccome. La Var, che ha inciso su questa gara più del calcio delle sfidanti, ha annullato l’illusione: dopo aver cancellato un rigore dato dal confusissimo Gavillucci e averne fischiato uno non visto prima (poi parato da Sirigu), ha rimandato sul dischetto i viola. E Thereau, che non si è fatto stregare come Veretout, ha dato il colpo di grazia.

Impietoso il confronto tecnico, più che tattico. Una squadra, la Fiorentina, con un asse molto chiaro. Un play, Badelj, libero da pressione dei tre attaccanti sul giro palla in uscita e col dirimpettaio, Valdifiori, lontanissimo e soprattutto impegnato a inseguire il terminale di quell’asse, Saponara, in versione trequartista purissimo, con facoltà di calpestare i molti spazi che Pioli gli aveva confezionato. Come? Anche allargando le due punte – pure Simeone – e dunque dirottando altrove, e non sul suo faro, le attenzioni dei centrali granata.

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