Grande prestazione dei viola, che costringono il Genoa a un esordio da incubo in Serie A
Sarà per l’emozione, sarà per la coperta corta, sarà per la nuova Fiorentina già in versione extra large, sarà per un po’ di tutto questo ma ieri non c’è stata partita, scrive la Gazzetta dello Sport. La Viola ha subito smorzato gli entusiasmi, mettendo in luce i difetti di un Genoa incompleto e in confusione. La sensazione è che, mentre il Grifo dovrà cambiare anche modo di giocare, visti anche i freschi acquisti, la Viola è sulla strada giusta per provare a ripetersi nelle coppe e tentare il salto di qualità in campionato.
Colpiscono i soliti noti (Nico e Bonaventura scatenati), ma anche i nuovi fanno la loro figura. Incurante della bolgia rossoblù, la Fiorentina ha preso subito in mano la partita. Vincenzo Italiano ha regalato la consueta sorpresa, schierando nel suo 4-2-3-1 il 2004 Kayode al posto di Dodo. La Viola è andata subito in buca, facilitandosi il lavoro, con una travolgente azione di Biraghi con tiro all’incrocio del primo palo con Martinez non proprio impeccabile. Non è un caso che il gol sia arrivato da lì perché il Genoa soffriva con i cosiddetti quinti. Capitan Biraghi ha fatto quello che ha voluto con Hefti, e Martin, esterno per caso, è stato preso in mezzo dall’ottimo Kayode e da un Nico Gonzalez in gran spolvero. Il 2-0 l’ha costruito lui, strappando al centro e colpendo il palo, dove Bonaventura ben piazzato ha ribattuto in rete. E poi di testa, su corner di Biraghi, ha firmato il 3-0.
Dietro i gol si è vista una Fiorentina già più solida che in passato grazie a due innesti: Arthur, che ha sbagliato il primo passaggio al tramonto del primo round e poi basta, e che è una pedina preziosa per evitare le imbucate avversarie. Potrebbe diventare il Lobotka viola. E Nzola, che non ha segnato, ma ha fatto il lavoro sporco che né Cabral né Jovic hanno mai fatto. Con lui, la palla restava su e la banda Italiano poteva salire più tranquilla.
Gilardino ha provato perlomeno a smettere di fare lo sparring partner. Dopo meno di un quarto d’ora, preso anche il quarto gol per un’invenzione da genio di Bonaventura in favore di Mandragora (palla millimetrica per la zuccata vincente), Gilardino ha cambiato il volto della sua squadra. Visto che gli esterni andavano a fondo, ha inserito Ekuban per Martin e Vasquez per Hefti disponendosi con la difesa a quattro e due uomini dietro Retegui. E poi ha cambiato egoista: dentro Jagiello per lo sballottato Badelj. Mossa giusta, ma ormai i buoi erano scappati dalla stalla: è arrivato il gol consolatorio e casuale di Biraschi, dopo un pasticcio difensivo in area, e nulla più. Italiano nel finale ha messo in vetrina anche i suoi gioielli argentini, Beltran e Infantino. Un paio di giochetti in area, tanto per far capire di che pasta sono fatti. Presto per dirlo, sì, ma questa Fiorentina più completa può volare alto.
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Redazione LaViola.it