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Fiorentina, Atene è più vicina: manca un ultimo passo da compiere in Belgio

I viola si aggiudicano l’andata della semifinale di Conference League: ma l’accesso alla finale si giocherà nella gara di ritorno in Belgio

Manca un ultimo, piccolo passo e l’appuntamento è per mercoledì a Bruges dove questa pazza Fiorentina cercherà di prendersi la seconda finale di Conference consecutiva. Certo, sarà bene evitare di complicarsi ancora una volta la vita da soli ma con questo cuore e con questa voglia di vincere, niente è impossibile. Infinita, questa squadra, e capace di trovare dentro di sé risorse (vedi Nzola) che sembravano perse. Scrive il Corriere Fiorentino.

Qualità. È questo il concetto che ha guidato Italiano nelle scelte. Una Fiorentina con tutti i piedi buoni in campo, dove in difesa per esempio è rimasto fuori il più marcatore di tutti (Milenkovic) mentre sulla destra Dodo è stato preferito a Kayode. E poi il centrocampo, con Arthur e Bonaventura. Chiara, l’idea: prendere il mano il controllo, gestire il possesso e provare a dare un indirizzo chiaro al confronto. Infine l’attacco, con Nico, Beltran e Sottil a supporto di Belotti. Un regista, un trequartista, e quattro attaccanti.

Del resto, pur con il solito pensiero in testa di non compromettere la qualificazione già nel «primo tempo», giocando la prima in casa l’obiettivo era mettere un marchio forte sul biglietto per Atene. Certo, c’era da fare i conti con una squadra molto diversa dal Viktoria Plzen. Per valori, e per modo di stare in campo. Anche il Bruges infatti, pronti via, ha fatto capire come se la sarebbe giocata: pressione, ritmi alti e coraggio.

Le premesse per lo spettacolo insomma c’erano tutte ed è stato Sottil, dopo nemmeno 5’, a darne conferma. Una perla, il gol dell’1-0, con quella giocata che per mesi gli è stata chiesta invano e che invece, ultimamente, gli riesce più semplice che bere un bicchier d’acqua. E peccato che tre minuti dopo Nico abbia sprecato la palla del 2-0 anche quella, prima dell’assist di Birgahi, nata da una giocata del 7.

Se l’intenzione era far capire al Bruges che aria tirava insomma, la Fiorentina c’è riuscita perfettamente. Un inizio super, anestetizzato dal rigore (concesso con l’intervento del Var) dell’1-1. In un quarto d’ora per intendersi era già successo di tutto, e per i viola era tutto da rifare. Ieri però, era una di quelle serate in cui riesce tutto.

Soprattutto, una di quelle serate in cui al gioco seguivano concretezza e ferocia. E basta pensare alla girata di Belotti per il 2-1, piena di rabbia, per capire di cosa stiamo parlando. Bello, il primo tempo, tanto da poter parlare di rammarico per non averlo chiuso col doppio vantaggio. Anche perché con i viola non si può mai star tranquilli e il gol del 2-2, preso nonostante la superiorità numerica per il rosso a Onyedika, sta lì a dimostrarlo.

Un peccato grave (di Ranieri), prima che Nzola, proprio lui, facesse esplodere il Franchi. Una storia incredibile, alla quale restano da scrivere gli ultimi due capitoli per renderla un capolavoro.

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