Fiorentina, applausi a prescindere. Ora però manca l’ultimo passo

Percorso nel triennio da applausi per Italiano & co, ma adesso manca l’ultimo passo per rendere il tutto davvero indimenticabile

Eccolo là, il Partenone. Eccola là, la finale di Atene. È stata una maratona lunga e piena di difficoltà eppure, alla fine, la Fiorentina ce l’ha fatta. Un’altra finale. La seconda di fila in Europa, la terza in due anni contando quella di Coppa Italia di dodici mesi fa. Un percorso bellissimo, al quale manca l’ultimo passo per renderlo indimenticabile. Scrive il Corriere Fiorentino.

Comunque vada però, quanto fatto da questo gruppo e da questo allenatore merita tantissimi applausi. A proposito. Italiano si era portato il dubbio Bonaventura fino all’ultimo ma alla fine, sia lui che Jack, si son dovuti arrendere. Troppo rischioso scendere in campo dopo il fastidio muscolare accusato domenica a Verona. Non solo. Quella di ieri infatti era una gara nella quale i viola non potevano permettersi di regalare niente e nessuno e quindi, fedele alla regola del «gioca solo chi può andar forte», il mister (dopo aver parlato col giocatore) ha dovuto e voluto farne a meno.

Al suo posto (Bonaventura è finito addirittura un tribuna) Arthur, con Mandragora a garantire muscoli e struttura. Per il resto tutto come previsto, con Dodo (preferito a Kayode) che ha vinto l’unico vero ballottaggio. Dall’altra parte il Bruges si è presentato con lo stesso abito dell’andata (il 4-2-3-1) anche se tutto lasciava pensare che l’atteggiamento sarebbe stato parecchio diverso. Più aggressivo, soprattutto nella pressione, ma non solo.

Son bastati pochi minuti infatti per notare un modo di stare in campo molto più coraggioso rispetto alla sfida del Franchi, con tanti uomini oltre la linea del pallone e un baricentro decisamente più alto. Tutto prevedibile, con la Fiorentina che almeno inizialmente ha cercato di placare i bollenti spiriti dei nerazzurri abbassando i ritmi con un possesso più difensivo che offensivo. Un modo (appunto) per evitare troppi rischi, senza però consegnarsi all’avversario.