Editoriali

Fiorentina, altro brutto segnale: perde anche quando gioca un po’ meglio. Pioli deve allontanare la negatività

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Il rischio è che, nonostante la prestazione migliore rispetto alle ultime uscite, gli strascichi dei cattivi risultati possano pesare nella testa dei giocatori

Saranno giorni di riflessioni e analisi, dentro e fuori il Viola Park. Complice la sosta per le nazionali e dunque l’assenza di partite ravvicinate, il pessimo momento della Fiorentina verrà passato al microscopio più e più volte. Non sappiamo se questo sarà un bene o un male, ma così funziona il mondo del calcio. E se i viola sono in corsa per aggiudicarsi la peggior partenza in campionato della propria storia, le conseguenze sono queste.

Nessuno, neanche il più pessimista, si sarebbe immaginato un avvio così disastroso, sia in termini di risultati che di prestazioni. Se in Conference la squadra ha fatto il suo, approfittando degli avversari più che modesti incontrati finora, in Serie A la situazione sarebbe drammatica, se non fossimo soltanto alla sesta giornata. I segnali che arrivano dalla partita con la Roma possono essere visti in maniera positiva o negativa, guardando al bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, ma non smettono di far suonare un campanello di allarme che sta diventando grosso quanto una campana di Notre Dame.

Domanica la Fiorentina ha disputato la miglior prestazione della stagione. Ed è uscita sconfitta. Di fronte aveva un avversario più forte, in fiducia, come la squadra di Gasperini, ma la prestazione dei giallorossi al Franchi non è stata indimenticabile, anzi. Ai punti, i viola avrebbero meritato senz’altro il pareggio, ma alla fine sono tornati a casa a bocca asciutta.

Ci sono stati gli errori, eccome se ci sono stati. Sia di natura collettiva, che nella prestazione di tanti singoli, ma anche nella lettura della partita da parte di Pioli – i 20 minuti finali con tre centravanti assieme in campo non hanno prodotto niente –. Ma qui vogliamo concentrarci sulle difficoltà nella gestione della partita. Dopo un ottimo avvio, sigillato dal gran gol di Kean (che finalmente si è sbloccat0), la Fiorentina si è ritrovata sotto 2-1 in un batter d’occhio. Prima trafitta dal gran gol Soulé, lasciato però colpevolmente troppo solo di provare la soluzione a lui più gradita, poi subendo l’ennesimo gol da palla inattiva.

È come se la squadra non capisse i momenti della partita: invece di capitalizzare al massimo l’inerzia positiva, si ritrova sotto nel punteggio con una disarmante facilità. E nella ripresa spreca con Gosens una palla gol colossale per il pareggio. Un’occasione che, in un momento così delicato, non si può sbagliare. E a mancarla è proprio uno dei leader dello spogliatoio, uno che quasi mai aveva deluso e che stavolta invece fallisce.

In mezzo c’è stata anche la sfortuna negli episodi, va detto. Su tutti, quel sinistro di Kean finito sul palo esterno. Oltre ai “dettagli” di cui parla Pioli – francamente, chiamarli “dettagli” è un eufemismo –, alla Fiorentina non sono girati a favore gli episodi chiave: perdere una partita del genere, approcciata così bene in un momento così difficile è un pessimo segnale. Perché la sorte tende a equilibrarsi e se ti punisce anche in una partita in cui stai facendo un po’ meglio, dopo tante difficoltà, c’è poco da stare sereni.

Forse, però, la sorte era girata a favore della Fiorentina nelle altre partite pareggiate. Come a Cagliari, quando i viola erano immeritatamente in vantaggio fino agli ultimi minuti. Come nel primo tempo col Torino, quando i granata si erano presentati più volte dalle parti di De Gea. Ma è soprattutto contro il Pisa che poteva finire decisamente peggio, se l’arbitro avesse concesso il rigore per mani di Pongracic, con Gilardino che a fine partita afferma (a ragione) che “il pari ci va un po’ stretto”.

Ora la Fiorentina si ritrova a dover fare i conti col dover digerire una crescita contro la Roma sotto l’aspetto della prestazione che però ha portato a zero punti. Questo potrebbe pesare ulteriormente nella testa di un gruppo che è tutto fuorché sereno. A Pioli l’arduo compito di far vedere soltanto il bicchiere mezzo pieno ai suoi, operazione tutt’altro che scontata. Soprattutto perché il calendario, come si sa, non aiuta: non c’era peggior momento per affrontare in sequenza Milan, Bologna e Inter, (le due milanesi a San Siro).

Eppure, per quanto difficile, è da quei primi 20 minuti con la Roma che bisogna ripartire. Anche a livello tattico, visto che l’idea delle due punte si sta rivelando un vero e proprio flop. La classifica è così brutta che non ci si può credere. Ora rialzarsi è l’imperativo. Un passo alla volta, sforzandosi di guardare alle poche cose positive. Cercando di non farsi condizionare dalla negatività dei risultati.

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