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Alla ricerca del filotto perduto. Chiudere il 1° posto in EL, poi la volata verso Natale

Cinque gare in quindici giorni. Chiudere la pratica Europa League, per poi tuffarsi a piene forze nel poker di campionato che porterà fino a Natale. Con questo spirito la Fiorentina ha iniziato la settimana dopo la vittoria in extremis contro il Palermo. Un successo che ha ridato serenità, sebbene le ombre e le difficoltà all’interno della gara contro i rosanero siano state evidenti. Un assetto tattico azzardato, spesso confuso, l’equilibrio che era stato trovato che si è a mano a mano perso, giocatori che non riescono a rendere ed altri adattati in ruoli ‘forzati’, momenti con poco gioco di squadra e individualismi esasperati. Ma quel che conta nel calcio sono (spesso) i tre punti, e allora ben venga l’urlo liberatorio con tanto di abbraccio collettivo insieme ai tifosi al 93′, così come un primo tempo con tante occasioni (e gol annullati).

Ad inizio stagione c’era una Fiorentina che vinceva e faceva bene in casa, per poi perdere terreno in trasferta; poi è emersa una squadra ‘da esportazione’, con quattro vittorie di fila in esterna ma continui passi falsi in casa (anche contro avversari modesti). Adesso, a questa Fiorentina, si chiede un pizzico di continuità. Perché alla fine, dopo la vittoria sofferta ma tremendamente voluta contro il Palermo, la Fiorentina è lì, a 5 punti dall’Europa, con la gara di Genova da recuperare. Con il famoso filotto, insomma, andare ad aggredire la zona Europa League sarebbe possibile, specie in un campionato dove un po’ tutte le squadre balbettano e hanno difetti più o meno evidenti. Un filotto… o quanto meno due vittorie di fila. In Serie A, la Fiorentina non ci riesce dal febbraio 2016. Quando i viola di Sousa vinsero in serie contro Inter e Atalanta. Resta, nei fatti, l’unico ‘abbozzo’ di filotto dell’anno solare.

La famigerata continuità, quella che la Fiorentina non riesce neanche ad avere all’interno della stessa partita. Perché questa squadra, che pure a tratti riesce a collezionare tante occasioni, concede sempre almeno 20/30 minuti agli avversari. E spesso questo si paga. Sousa aveva trovato un assetto base nel 4-2-3-1, modulo che però aveva palesato fragilità in casa (oltre che nell’avvio shock di Milano) ed anche problematiche di coperta corta in alcuni ruoli chiave. Contro il Palermo il portoghese ha varato una sorta di 3-2-3-2, modulo elastico con linee mai piatte (ma sempre ‘profonde’), ma anche con poco controllo a centrocampo.

Difficile che l’esperimento sia ripetuto, anche se la linea difensiva a tre – con Milic che non convince e Maxi Olivera che pare nel dimenticatoio – potrebbe essere riproposta anche in altre gare. Intanto il prossimo avversario si chiama Qarabag. Basta un punto, giovedì a Baku, per arrivare primi nel girone. Condizione importante, per provare ad evitare nel sorteggio di lunedì prossimo accoppiamenti con i vari Tottenham, Lione, Zenit, Ajax, Shakhtar, Schalke, forse anche Porto o una tra Benfica e Besiktas.

A Firenze i viola superarono 5-1 il Qarabag, a Baku sarà gara a suo modo decisiva ma comunque Sousa dovrebbe operare i soliti 6-7 cambiamenti nell’undici iniziale. Per poi tuffarsi, sì, nello sprint in campionato fino a Natale. Lunedì il Sassuolo, poi i 62′ da recuperare a Genova. Alla ricerca del famoso filotto. O almeno di un paio di successi di fila. Per arrivare alle sfide contro Lazio (all’Olimpico) e Napoli (al Franchi) e giocarsela quasi a pari classifica. Non sarebbe male, dopo una prima parte di stagione molto turbolenta.

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