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Rassegna Stampa

Fiorentina a San Siro contro l’Inter una vittoria dal sapore di Europa

Italiano

Ancora una vittoria per i viola che a San Siro battono l’Inter e mettono a referto l’ottava vittoria consecutiva

Sono su un ottovolante, e non hanno nessuna intenzione di scendere. Come bambini al Luna Park. Si divertono e, soprattutto, vincono. Sono otto, con quella di ieri, le vittorie di fila. Cinque in campionato, nove nelle ultime dieci tutto compreso. La Fiorentina insomma riprende da dove aveva lasciato. Inizia nel migliore dei modi l’aprile di fuoco e inizia seriamente a pensare che tornare in Europa si può. Anche passando dal campionato. Scrive il Corriere Fiorentino.

Sosta benedetta o sosta maledetta? Era questo il dilemma che l’accompagnava a San Siro

Di certo, e così veniamo alle scelte di Italiano, gli impegni in giro per il mondo hanno inciso parecchio. Nell’undici iniziale infatti, non c’era nessun «reduce». Fuori Milenkovic ma, soprattutto, fuori sia Nico che Amrabat. E se per il primo l’esclusione era nell’aria, di certo non si può dire lo stesso per il marocchino. Al suo posto, tanto per dar seguito ai coraggiosi propositi della vigilia, Castrovilli. In un centrocampo completato da Mandragora e Bonaventura. Come dire: siamo qua per provare a comandare.

Per il resto (appunto) tutto come previsto, con Dodò, Quarta, Igor e Biraghi in difesa, e Ikonè e Saponara a supporto di Cabral. Dall’altra parte un’Inter col solito 3-5-2 ma con Correa e non Lautaro al fianco di Lukaku e (soprattutto) con la consapevolezza di essere sostanzialmente obbligata a vincere. La Fiorentina invece, almeno in teoria, poteva giocarsela con la leggerezza di chi aveva molto meno da perdere. Ipotesi, trasformata immediatamente in pratica. Basta ripensare all’approccio. Trenta secondi, cinque viola nell’area nerazzurra, e primo calcio d’angolo a favore. Poco prima del quarto d’ora poi (con Castrovilli) la prima, vera occasione.

Stessa mentalità propositiva di sempre insomma, con un’altra invenzione di Italiano

In fase di possesso infatti Igor si alzava sulla linea dei centrocampisti. Dando una soluzione in più al giro palla e togliendo riferimenti all’Inter. Il problema, giocando con questo atteggiamento, era che spesso (soprattutto sul lato di Biraghi) restavano pericolosissime praterie. Alla fine del primo tempo però, considerando anche l’incredibile liscio di Ikonè a due passi dalla porta vuota, i rimpianti maggiori nello spogliatoio se l’è portati la Fiorentina.

Ormai però, questa squadra ha imparato a non guardarsi indietro. E così, nel secondo tempo, ha ripreso esattamente da dove aveva lasciato. Con una differenza: il gol di Bonaventura. Un sigillo prezioso. Difeso con i denti e con un pizzico di fortuna (palo di Barella), ma sempre a petto in fuori. È questa la mentalità che l’allenatore ha stampato nella testa del gruppo. Ed è (anche) grazie a questa che i suoi ragazzi hanno spiccato definitivamente il volo. Prossima fermata: Cremona. Per suonare la nona, e continuare a sognare.

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