Lega Nazionale Dilettanti e Lega Pro vogliono blindare il 73% ma il leader dell’Associazione Italiana Calciatori aspetta di confrontarsi con Abodi
L’esito dei ricorsi al Collegio di garanzia sul format della Serie B rischia di influenzare anche la corsa alla presidenza federale. La decisione, il modo in cui è maturata, i commenti di Frattini, la percezione che la giornata di ieri abbia sancito la vittoria politica di Lotito, regista dell’operazione «B a 19», tutto questo ieri sul fronte dei «ribelli» è stato vissuto come una prova ulteriore della «necessità di restituire al calcio italiano una governance seria, forte, compatta» e, conseguentemente, dell’esigenza che «il candidato — ripetono ormai da giorni — sia individuato dentro il perimetro del 73%».
Gravina e Sibilia sono d’accordo e spingono perché entro la settimana si chiuda il cerchio e si annunci il nome del candidato. Ma Tommasi è ancora scettico e l’Aic, che lunedì si riunirà in assemblea, è divisa, tra chi intende seguire il suo leader e chi non vuole rompere il fronte, perché ha paura di replicare il 29 gennaio.
CONFRONTO. In questo dilemma, l’idea che Andrea Abodi possa scendere in campo ha fatto breccia un po’ a tutti i livelli dentro l’Assocalciatori. Il ricordo della battaglia di un anno fa è ancora vivo, non a caso sull’eventualità che si ricandidi i vertici dell’Aic restano in silenzio.
Nelle prossime ore Abodi e Tommasi si metteranno nuovamente in contatto e cercheranno di capire se ci sono davvero le condizioni per fare un nuovo pezzo di strada insieme.
Se l’ipotesi Abodi prova a prendere quota, non si può dire lo stesso della pista Marotta. Negli ultimi giorni l’a.d. della Juventus ha raccolto l’invito di parte dei club di A ma sul suo nome, infatti, il 73% che comprende Lnd, Aic, Lega Pro e Aia è rimasto compatto, senza mostrare crepe: né Sibilia né Tommasi né Gravina, che sono gli azionisti di maggioranza di quel fronte, sarebbero disposti a convergere sul dirigente bianconero.
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Redazione LaViola.it