Squadra pronta entro 15 giorni? “Entro 15 giorni, spero proprio di sì”. Rispondeva così, il 22 luglio scorso, al termine del ritiro di Moena, Stefano Pioli. Di giorni ne sono ormai passati 17, e di nuovi arrivi appena uno: Jordan Veretout. Un centrocampista inserito subito, giocoforza, negli schemi viola. Ma manca ancora molto, per considerare una Fiorentina vera, e per capire quali potranno essere i reali obiettivi per la nuova stagione. Nel frattempo, la seconda fase di ritiro in archivio, in Germania, con il lavoro di Pioli con una ‘Fiorentina provvisoria’, fatta di giovani, qualche esubero e diverse situazioni da definire.
“In questo momento non posso sapere come giocheremo contro l’Inter. L’importante è avere identità di gioco, fisionomia e concetti chiari. Lo sanno tutti, proprietà, società, addetti ai lavori che siamo incompleti. Da allenatore è vero che mi aspetto i giocatori il prima possibile. Dobbiamo continuare a lavorare bene in vista dell’arrivo dei nuovi giocatori, che mi auguro accada la settimana prossima o prima del campionato. Ho sentito la proprietà, come ho sentito i direttori. Mancano dei tasselli, in alcuni ruoli siamo al limite ma devono arrivare determinati giocatori per far crescere il valore della squadra”. Queste le parole di Stefano Pioli al termine della tournée in Germania. Insomma, un po’ di pressione alla società, pur con l’aplomb che ha contraddistinto fin qui l’allenatore viola. Che si aspettava diverse difficoltà, ma probabilmente non così tante, a dodici giorni dal debutto in campionato contro l’Inter, a San Siro. “Abbiamo bisogno di 5-6 giocatori”, ha fatto capire capitan Astori. Qualcuno dovrà arrivare prima dell’Inter. Lo sperano i veterani e lo spera Pioli.
È caccia, soprattutto, agli esterni. Dopo aver fallito il colpo Emre Mor, una partita importante si giocherà per il sostituto di Bernardeschi. Ma non solo. Perché anche sulle corsie esterne in difesa manca qualcosa. A livello numerico e qualitativo, dopo la partenza di Milic e con un Maxi Olivera ancora pesantemente in ritardo. Per questo il nome di Diego Laxalt è sempre più caldo in ottica viola: il Genoa lo valuta sui 15 milioni, l’aspetto positivo in favore viola è rappresentato dall’ingaggio abbordabile dell’uruguaiano. Dove si collocherebbe tatticamente il giocatore? Difficile da terzino, più facile da esterno sulla trequarti. Ma da non escludere anche un cambio di modulo, in base a cosa arriverà dal mercato. Come terzini, circolano i nomi di Masina, Santon e D’Ambrosio, giocatori in grado di destreggiarsi sulle due fasce, viste anche le incognite su Gaspar ed il ‘sempreverde’ Tomovic. In orbita viola anche il francese Amavi, Strinic del Napoli e occhio al palermitano Rispoli, che potrebbe tornare in Serie A.
Poi, come detto, gli esterni alti. Valentin Eysseric è sempre più ‘novella dello stento’, ma l’impressione è che potrebbe adesso davvero arrivare. Il Nizza ha infatti preso Sneijder e Saint-Maximin, un trequartista e un esterno destinati a fare i titolari. Quindi via libera per il francese a Firenze. Ma non basterà, perché ci vorrà un profilo più ‘pesante’, anche economicamente. Jesé Rodriguez resta un sogno da ingaggio elevato (3,5 milioni), Politano profilo che piace e non poco ma il Sassuolo non abbassa per ora le pretese da 15 milioni. L’idea, insomma, è di avere tre esterni importanti e titolari (compreso Chiesa) da poter ruotare, considerato poi che Eysseric può giocare eventualmente come trequartista centrale.
‘Fasce zoppe’ per Pioli, che aspetta rinforzi sugli esterni verso l’Inter. Quando, il 20 agosto prossimo, non avrà neanche Federico Chiesa, squalificato. L’uomo più in forma, peraltro, del momento viola. Lo spettro di presentarsi a San Siro con Rebic-Hagi (o Mati Fernandez)-Zekhnini dietro a una punta (altra bella incognita) aleggia sulle spalle di Pioli, che spera di avere novità a breve. Visto che poi proprio sulle fasce, in teoria, si sviluppa gran parte dell’idea di gioco del tecnico. Centrocampo più fisico e senz’altro meno qualitativo rispetto al passato, e manovra che dovrà passare della fantasia, la freschezza e l’estro dei trequartisti e degli esterni. Mancano, quindi, pedine fondamentali. E l’Inter si avvicina.
Di
Marco Pecorini