Editoriali
Fare, farlo bene e ri-alimentare speranze e sogni. L’estate della Fiorentina sarà tosta
L’estate della Fiorentina si annuncia bella tosta. Dovrà fare, farlo bene e ri-alimentare speranze e sogni dopo i gravi errori commessi anche quest’anno
Un conto è vendere fumo e illudere senza che ci siano le basi, un altro è alimentare speranze e sogni, ovviamente avendo certezze e/o potenziali intenzioni di realizzare programmi che abbiano premesse importanti. Poi ci sono intoppi, contingenze, infortuni, pali ed errori, ma quello fa parte del gioco e vale per tutti.
DAI DV A ROCCO. Quello che contribuì a rompere definitivamente il rapporto tra i Della Valle e una parte di tifoseria viola fu quel famoso gennaio in cui la Fiorentina era in lotta per il primo posto, chiudendo il girone d’andata quasi da campione d’inverno, ma in quel mercato si decise di non provare a stare ancora lassù. E il sogno di entrare almeno in Champions League sfumò tra un Benalouane, un Tino Costa e un Sousa attapirato. In questo gennaio è accaduto lo stesso, con la proprietà/dirigenza che ha sbagliato completamente alcune valutazioni, sovrastimando quello che c’era in casa e sottostimando l’esigenza di rinforzarsi per stare dov’era il primo gennaio, pagandolo anche nel cammino nelle coppe. Solo alzare la Conference avrebbe potuto far cambiare i giudizi.
IMPREVISTI / NON PREVISTI. Tornando alla premessa, tutti coloro che hanno a cuore la Fiorentina, anche i più ‘criticoni’ e/o negativi, speravano che Nzola potesse trascinare i viola a vincere ad Atene, ma questo appariva più come un’illusione viste le premesse. Idem dicasi per Nico Gonzalez, che troppo spesso ha avuto difficoltà ad incidere quando il palcoscenico lo richiedeva. La speranza era che la Fiorentina non perdesse ancora una volta una finale, che non prendesse i soliti gol ‘a bischero’, che Belotti si ricordasse come si faceva a buttarla dentro, che Ikoné non entrasse a farfallone, che Bonaventura fosse incisivo etc etc. Alcune erano speranze, altre illusioni. C’era, infatti, la concreta possibilità che tutto ciò che accaduto nella seconda parte di stagione potesse succedere, senza per forza essere dei ‘Nostradamus’ o dei veggenti. D’altronde, quando hai un tecnico che basa molto del suo gioco sugli esterni offensivi e, a gennaio, la Fiorentina si ritrova a giocare tutto il mese coi soli Ikoné e Brekalo a diposizione ci sta tu possa andare in crisi; se davanti prendi un Belotti che veniva da due anni difficili per sostituire uno Nzola che aveva fatto sei mesi da incubo puoi solo sperare di aver risolto il problema dell’attaccante; se dietro rimani con tre centrali più un giovane per giocare tre competizioni puoi solo sperare che la difesa non perda uomini e colpi; se in mezzo al campo hai come ‘faro’ un Arthur che già a dicembre stava faticando ad avere continuità, con alternative spesso trasparenti puoi solo sperare che il tuo centrocampo renda al meglio. Come a dire: si poteva prevedere? Forse sì. Si è ignorato che c’erano dei problemi? Probabilmente sì.
FARE, FARLO BENE, RI-TRASMETTERE FIDUCIA. Detto tutto ciò, che ormai appartiene al passato, la Fiorentina deve ripartire. È già ripartita, con un tecnico nuovo (Palladino) e un dirigente nuovo (Goretti). Ok l’ambizione, professata da coloro che hanno preso la parola in questi giorni, ma più che il verbo conteranno i fatti. La missione non si annuncia affatto semplice per chi dovrà ricostruire questa rosa. In primis perché dovrà migliorarla, ma non solo: la botta che ha lasciato la finale di Atene è stata grossa. Ci sarà da spazzar via quel senso di frustrazione che lo scorso gennaio ha lasciato in tutto l’ambiente, quella sensazione per cui, tanto, se dovesse riaccadere di nuovo, andrà tutto nello stesso modo, quella sfiducia per cui, tanto, anche il prossimo centravanti che la Fiorentina comprerà si rivelerà un flop, che tanto i migliori giocatori saranno venduti (magari ancora alla Juventus, e in caso pure a gennaio), che tanto anche l’anno prossimo la Fiorentina avrà i soliti punti deboli e troverà i soliti ostacoli (come, ad esempio, i ricavi che caleranno per i lavori al Franchi, l’impossibilità di programmare per quello e quell’altro motivo, la politica etc etc). Insomma, la società/proprietà dovrà essere brava a fare, farlo bene ma anche riconquistare agli occhi dei suoi stessi tifosi un’aurea di fiducia in quello che farà. Facendo degli esempi: l’Atalanta compra un giocatore? Magari fa un esordio negativo? Diventerà fortissimo, sicuramente, perché lo ha preso l’Atalanta, come tutti gli altri che negli anni scorsi ha preso la dirigenza nerazzurra. L’Atalanta vende un calciatore? Farà sicuramente male altrove, perché così è quasi sempre stato negli ultimi anni. Se invece la Fiorentina compra un centravanti…ci siamo capiti.
Insomma, sperare non costa nulla, così come vedere sempre il bicchiere mezzo pieno. Ma avere davvero fiducia e consapevolezza, quello è un altro discorso. E, soprattutto, quando si insedia la sfiducia non è così automatico e immediato mandarla via. Per questo il percorso sarà abbastanza ripido, arduo e probabilmente lungo.