Questa sera gli azzurri faranno il proprio esordio nella competizione europea: di fronte ci sarà l’Albania
Un’Italia di giganti e di eroi. Cos’è la paura? Spalletti ha convocato idealmente 60 milioni di italiani da schierare accanto agli azzurri. Ci siamo. Ora servono il coraggio e le risposte del campo, giudice inesorabile e infallibile. Bisogna superare la prima curva dell’Europeo, forse la più insidiosa e scivolosa. Scrive il Corriere dello Sport.
Il Muro Rosso al Westfalen Stadion crea qualche apprensione, inutile negarlo, sarebbe strano il contrario. Il pieno di fantasia era stato garantito due settimane fa da Baggio, Rivera, Antognoni, Totti e Del Piero, i numeri 10 più grandi della nostra storia, aprendo il ritiro di Coverciano. Dortmund evoca dolci ricordi e il gol di Alex alla Germania, altri tempi, prospettive diverse. E’ come se il ct stesse provando a drogare e gonfiare di autostima una nazionale ancora bambina, forse timida e titubante, non ancora svezzata.
Campioni d’Europa, con merito e la buona sorte dei rigori a Wembley tre anni fa, senza la stessa magia di allora, due fuoriclasse consumati come Bonucci e Chiellini e altri giocatori navigati come Verratti e Insigne. Ora dobbiamo aggrapparci alla statura di Donnarumma, agli strappi di Chiesa, allo spessore di Barella, sperando che Scamacca si prenda la scena e rispetti le promesse, diventando sul serio il centravanti disegnato dal computer, secondo la definizione di Lucio.
Ci vuole la pellaccia dura in certe occasioni
Sarebbe stato diverso debuttare con Spagna o Croazia, come racconta la tradizione azzurra. Di solito ci esaltiamo nelle difficoltà e quando c’è la tensione giusta per ribaltare il pronostico. La pressione, questa volta, è tutta nostra. Non dell’Albania, che pure è cresciuta molto negli ultimi anni e vale più del sessantaduesimo posto assegnato dal ranking Fifa. Neppure contano i precedenti (quattro vittorie su quattro per gli azzurri), mai ci siamo confrontati con gli albanesi ]]a questi livelli. Lo sanno bene Buffon e Spalletti.
Dentro un girone così duro e in cui non siamo certi di passare, diventa fondamentale l’impatto. Vincere la prima partita ci darebbe lo slancio, un altro respiro. E’ decisiva, senza troppi giri di parole, e disegnerà l’Europeo dell’Italia. Lucio ci arriva dopo nove mesi fitti di relazioni, di tattica e di comportamenti, molto meno di campo e di prove del fuoco, anche se non è stato facile e scontato qualificarsi strappando il secondo posto dietro all’Inghilterra.
Veniamo da una doppia eliminazione al Mondiale e bisogna sottolinearlo, altrimenti sarebbe paradossale il confronto con il 2021. Mancini e gli azzurri erano all’apice del ciclo, Bellingham e i Leoni inglesi appena all’inizio. Ora stiamo ricostruendo, gettando le basi del futuro. C’è un’atmosfera di cose sospese. Questa è un’Italia da scoprire, piena di dubbi e di curiosità, non solo perché Spalletti ha nascosto le prove facendo avvolgere di teloni l’Hemberg Stadion di Iserlohn, il campo base degli azzurri. Senza star e con poco tempo a disposizione, ha intrapreso una sfida affascinante e fuori dagli schemi classici, puntando sul calcio fluido e la modernità dei ruoli intercambiabili.
A tre oppure a quattro o ancora meglio “tre e mezzo”. Lo stillicidio della vigilia consumato sull’incertezza del modulo: 3-4-2-1 in costruzione, 4-2-3-1 in fase difensiva, ma si può leggere anche 3-2-4-1. Ecco i probabili titolari davanti a Gigio. Di Lorenzo, Bastoni e Calafiori. Chiesa sulla fascia destra, Dimarco a sinistra, Jorginho e Barella mediani, Frattesi e Pellegrini a completare il quadrilatero di centrocampo, Scamacca punta centrale. Di sicuro Spalletti attaccherà con cinque uomini. Vuole imporre il gioco, un “brand” offensivo e accattivante. Ha il potere di incidere e attecchire in breve tempo. L’Italia e il suo fuoriclasse in panchina meritano fiducia.

Di
Redazione LaViola.it