Totti è in panchina, Antognoni in tribuna, Saponara a casa. E il vero numero 10 della serata chi è? El Shaarawy, un iradiddio. Se c’è un giocatore che influisce di più sulla partita in chiave giallorossa, quello è il Faraone. Al quale riesce ciò che dall’altra parte un Bernardeschi alla Totti, riportato al centro del villaggio viola, non può ottenere, perché non accompagnato a dovere da Chiesa e Maxi Oliveira sui corridoi laterali. Mentre sotto l’altra metà del cielo all’Olimpico, nel gioco del trequartisti che s’incrociano tanto caro a Spalletti, Stephan si esibisce in un primo tempo gagliardo, trovando a sinistra in Emerson e a destra nell’eccellente Nainggolan due squali che sentono l’odore del sangue. E si avventano famelici sulla preda, approfittando di un’altra serata di affanni di Sanchez.
Sul podio del talento, sotto gli occhi del c.t. Ventura, El Shaarawy e Bernardeschi si dividono la scena. Il Berna vuole stupire subito: ritrovarsi al centro dopo tanta fascia non gli par vero, anche Antognoni, Rui Costa e Roby Baggio sono lieti di rivederlo lì, tra le linee, a creare calcio. E lui, con coraggio, porta su la Fiorentina nei primi 25’: palleggio, cambi di gioco, movimenti senza palla, i viola sono i più pericolosi in avvio. Avesse avuto Kalinic e non il più ruvido Babacar, avrebbe potuto dialogare meglio. E forse proprio in quei fraseggi nello stretto, ispirati dal numero 10 viola e poi non sempre sostenuti a dovere, la squadra di Sousa dimostra di non saper mantenere fino in fondo i livelli di qualità del suo giocatore più talentuoso perdendosi nella precisione dell’ultimo tocco.
E così, fatalmente, le luci si posano alla mezz’ora (e fino alla fine) sulla vera arma tattica giallorossa, l’El Shaarawy che riparte e taglia verso il centro, aprendo un’autostrada per Emerson, che spesso sgomma davanti a Sanchez. Con questa mossa, e con i filtranti di De Rossi, la Roma si issa al di sopra di tutto.
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Redazione LaViola.it