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E Pioli si scopre nel mirino. L’ex Prandelli: “Una follia, serve solo pazienza”

PH ALBERTO MARIANI

Le voci dopo le ultime delusioni, la difesa del tecnico che con la Fiorentina raggiunse la Champions League

Gente della bassa. Lavoro e umiltà. Poi c’è l’ambizione che stringe il cuore di ogni uomo che vive lo sport con tutto se stesso. Chiaro. Stefano Pioli e Cesare Prandelli, come riporta La Repubblica Firenze, si somigliano un po’ perché conoscono bene la nebbia. Il primo attraversa una settimana delicata, non vince da un pezzo, la sua squadra segna poco e con la Juve non è andata un granchè.
Prandelli quella partita è venuto a vederla dal vivo. Firenze è casa sua «anche se ora sono qui a casa di mia madre per farle un po’ di compagnia», dice al telefono l’uomo della Fiorentina in Champions, che non la vede così male la situazione delle sua ex squadra, quella che vive sempre con la passione che meritano gli amori puri e indissolubili.
«La Fiorentina è una squadra viva. E mettere in discussione Pioli è pura follia, una cosa fuori di testa. Stefano è un ottimo allenatore ed è normale che una squadra giovane incontri delle difficoltà. Sarà banale dirlo, ma serve un po’ di pazienza, solo quella».
Il solito Cesare, quello che a Firenze ha lasciato il segno, quello che non si sognerebbe mai di criticare la sua Fiorentina, anche perchè il rispetto è la prima regola. «Pioli non ha bisogno dei consigli di nessuno, neanche dei miei. Saprà come tirare fuori il massimo da questa squadra. Forse potrei dire che Simeone può avere bisogno di un giocatore che gli stia più vicino. Ma questo non è un consiglio, anche perché credo che Pioli ci sta lavorando. Io comunque sono molto fiducioso».
Ma nei momenti delicati cosa succede dentro uno spogliatoio quando intorno c’è Firenze, con tutta la sua bellezza e la sua passione che a volte diventa pressione? «Non lo so, io dico che in questi momenti vengono fuori i giocatori veri. La Fiorentina ne ha sicuramente tre, che per carattere e forza tecnica possono aiutare l’allenatore in questa fase. I nomi: Pezzella, Veretout e Chiesa. Ma non mi sembra che nessuno si sia mai tirato indietro. La squadra ha un’anima, mancano i gol ma arriveranno. Sono giovani, questa era la premessa della stagione».
Sì, in effetti la storia dei giovani è vera, anche se tanti tifosi si chiedono come faccia a crescere una squadra di ragazzi se poi quelli forti per davvero se ne vanno altrove. Trovare una risposta a questa domanda è una urgenza, perchè la risposta potrebbe aiutare a immaginare un futuro migliore. Prandelli la risposta ce l’ha: «Basta fare patti chiari fin da subito. Tu vieni da noi e per almeno tre o quattro anni non ti muovi. È così che si fa. E penso che anche a Chiesa convenga essere il simbolo della Fiorentina e della Nazionale per qualche anno. Guardate Bernardeschi. Sì, sta alla Juve, ma mica è titolare».
L’ex ct è fiducioso, lui che aveva a che fare con la cittadella mentre ancora qui si parla del nuovo stadio. La storia non cambia.
«Io resto della stessa opinione. Contano i progetti tecnici, il resto è importante, ma si parte sempre dal campo. La Juventus ha un bello stadio, ma se avesse una squadra scarsa sarebbe quasi deserto. Io la penso così».
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