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E’ già vigilia, cercasi motivazioni per tenere ‘carico’ il gruppo fino alla Coppa. I giovani possono dare una mano
Domani a Roma, con il sogno di tornarci anche il 15 maggio. Ricambi e ricerca di stimoli: gli ingressi di Montiel e Vlahovic hanno dato una spinta in più.
L’1-1 con il Torino, la grande festa per Batistuta… ed è già vigilia. La Fiorentina torna in campo domani, mercoledì, a Roma contro i giallorossi. Di per sé una partita anche storicamente affascinante, ma che in realtà vede due tra le squadre meno in forma del momento. Sei punti nelle ultime 5 gare per i giallorossi (che hanno perso 3 volte, compreso il derby), tre per i viola. Con la partita ed il campo che faranno quasi da scenario al contesto esterno: clima bollente e spogliatoio a nervi tesi per Ranieri e l’ambiente capitolino (si è parlato anche di possibile nuovo ribaltone in caso di risultato negativo), rinnovata contestazione alla proprietà e stato di attesa verso la Coppa in casa gigliata. E se per la Roma l’obiettivo minimo chiamato Champions resta nonostante tutto a 4 punti, ormai tutto tramontato in chiave Europa per la Fiorentina, a -9 proprio dai giallorossi 7°.
MOTIVAZIONI CERCASI. “Le prossime tre partite saranno determinanti per il nostro campionato, non possiamo certo smettere di crederci adesso”, il commento di Pioli dopo il Torino, nel tentativo di tenere alta la tensione. “Non mi piace arrivare decimo, dobbiamo ritrovare entusiasmo”. Già, da evitare un crollo motivazionale del gruppo fin da inizio aprile. Per non fare figuracce, salvare la dignità, tenere alto l’onore della maglia. E tener fede a quel patto con tifosi e città sancito fin dalla tragedia di Davide. Contro il Torino, pur nei limiti tecnici e nelle difficoltà (senza Pezzella e Chiesa), la squadra ha comunque tenuto botta. E reagito a livello caratteriale alla brutta prova di Cagliari. Non una gran prestazione (anzi), ma comunque i viola hanno giocato alla pari (se non meglio, senz’altro con più convinzione) di un Torino teoricamente ampiamente in corsa per l’Europa.
SNODO. Tenere alta la tensione in campionato, poi, servirà per arrivare nelle miglior condizioni possibili all’ultimo vero appuntamento stagionale, il 25 aprile a Bergamo. Ormai è l’obiettivo cerchiato con il bollino rosso da tutti, un’impresa da dentro o fuori per la partita che può salvare una stagione. Arrivarci dopo una buona serie di prestazioni e risultati darebbe senz’altro tutt’altro brio, visto che negli ultimi due mesi i motivi per sorridere sono stati ben pochi (una sola vittoria in nove gare da inizio febbraio, e gioie solo per le rimonte di rincorsa con Inter, Atalanta e Lazio).
AVVICINAMENTO. Nel mezzo, in campionato, ci sono la gara di Roma di domani, le partite casalinghe con Frosinone (7 aprile) e Bologna (14 aprile), più la trasferta allo Stadium contro la Juve (sabato 20 aprile, col rischio di assistere alla festa scudetto bianconera). Esterne complicate e insidie interne contro chi gioca con l’acqua alla goda alla ricerca di punti per la sopravvivenza, partite in cui le motivazioni conteranno eccome. Servirà carattere per sopperire ai limiti tecnici, servirà una gestione mirata del gruppo in un momento delicato. Sono diversi i giocatori che devono ritrovare la miglior condizione da qui a tre settimane: in primis Chiesa, che scalpita per rientrare ma deve guarire ancora dal problema muscolare. Poi Edimilson, lo stesso Muriel che è stato spremuto da inizio gennaio e potrebbe non giocare 90′ neanche all’Olimpico. E diversi altri titolari non brillanti come in altre fasi di stagione.
BRIO GIOVANI. Forze fresche potrebbero così arrivare dai giovani. Forze fisiche e mentali. Proprio i ragazzi possono fare da traino motivazionale nelle prossime gare. Lo hanno confermato anche Hugo e gli altri del gruppo: col Torino Montiel e Vlahovic hanno dato quel brio che forse mancava. Sono ancora acerbi, sì, hanno limiti di esperienza, lo spagnolo anche a livello fisico. Ma hanno il fuoco dentro, la voglia di emergere e di mangiare il mondo. Tant’è che contro i granata le azioni migliori nel finale le hanno confezionate proprio i due millennials viola. Pur magari peccando in egoismo in alcune occasioni. Ma la loro voglia di fare, anche di stra-fare, può trascinare gli altri in un momento senza grossi obiettivi alla portata. Montiel e Vlahovic dovrebbero andare anche a Roma, anche se poi venerdì la Primavera si giocherà la finale d’andata di Coppa Italia al Franchi contro il Torino. A far capolino sono poi anche altri giovani, da un Beloko che si allena spesso con i grandi, a quel Meli (da valutare il recupero dall’ultimo intervento) che già ha fatto esperienza con i big da Moena. Già venerdì ‘assaggeranno’ il Franchi con la squadra di Bigica.
MEDIOCRITA’. Proiezioni future e tentativi di dare un senso all’attesa verso Bergamo. Perché il percorso di avvicinamento porti la Fiorentina a giocarsi con convinzione le proprie chance contro l’Atalanta. Per il resto, il rendimento in campionato si conferma mediocre. Quattordicesimo pareggio in 29 partite, in Europa solo il Valencia ha pareggiato più volte della Fiorentina (16, ma perdendo solo 4 volte contro le 7 dei viola). Raggiungere quota 60 punti pare ormai un’utopia, così come pareggiare i 57 punti di un anno fa sembra molto molto complicato (servirebbero 19 punti in 9 gare). I viola hanno adesso 6 punti in meno di un anno fa (alla 29° giornata avevano 44 punti, con quel punteggio sarebbero ancora in corsa per l’Europa), e anche nell’Era Della Valle i 38 punti in 29 partite rappresentano uno dei trend più bassi: due anni fa con Sousa i punti erano 48 a questo punto del campionato, con Montella il peggior score fu di 49 punti, con Prandelli si andò dai 57 punti del 1° anno ai 41 dell’ultimo anno. Anche il primo Mihajlovic fece meglio dell’attuale rendimento, con 40 punti dopo 29 giornate: peggio fecero solo Sinisa-Delio Rossi nel 2011/2012 (33 punti) e la Fiorentina del ritorno in A nel 2004/2005 (31 pt). Di fatto, solo la Coppa può dare un senso a quella che, stante i punti in campionato, è la 3° peggior Fiorentina dei Della Valle.
