Gerarchie ribaltate davanti: pochi squilli per il serbo dal ritorno in campo, e quel rinnovo di contratto ancora da firmare
Le due facce della medaglia della Fiorentina post-Covid. Da una parte Cutrone, che sigla due gol in due partite (tre nelle ultime cinque) lasciando un segno fondamentale nella corsa alla salvezza; dall’altra Vlahovic, che non riesce a ritrovare la miglior versione di se stesso. È l’altalena degli attaccanti, ancor più comprensibile se si tratta di giovani o giovanissimi come nel caso dei due viola. Eppure, purtroppo, il calcio non aspetta, specie se si gioca ogni tre giorni. Conta il risultato, che nel caso di una punta significa gol.
PATRICK E DUSAN. E allora, da una parte, Patrick, che prima dello stop del campionato era messo in discussione e dato addirittura già per partente e ora si è preso la copertina tra gol e assist. Dall’altra Dusan, che era tra gli Under 20 più in evidenza a livello continentale ma che da giugno in poi non ha più segnato e, anzi, è incappato in una serie di prestazioni negative. Con il culmine in quell’espulsione contro la Lazio.
RIENTRO LENTO. Con le gerarchie che, nel frattempo, si sono ribaltate: ora è il serbo a dover rincorrere, con anche Kouame entrato nelle rotazioni. Concorrenza folta e necessità di ‘sgobbare’ per guadagnarsi il posto, anche se spazio nelle ultime cinque partite ci sarà per tutti, visto il grande dispendio di energie. Il 2020 di Vlahovic si era aperto con il gol contro il Napoli e la doppietta contro la Samp, reti circondate da prestazioni generose a ‘battagliare’ contro tutto e tutti. Un 20enne che pareva in grande crescita. Dalla ripresa, invece, pochi squilli nelle cinque partite giocate e due gare saltate per squalifica. Certo, di attenuanti ce ne possono essere molte, a cominciare dal fatto – non banale – che il serbo è stato tra i contagiati dal Covid. Un virus che colpisce in maniera diversa da persona a persona.
UNO SQUILLO… E IL CONTRATTO. E allora, ancor di più, giusto aspettare un giovane che ha tutto il tempo per crescere, sbagliare, migliorarsi e affermarsi. Soprattutto per chi, come lui, ha sempre avuto un’attenzione quasi maniacale al lavoro sul campo. Chiaro, però, che con cinque partite a disposizione è chiamato a uno squillo. A battere un colpo. Magari con (almeno) un gol. Per ritrovarsi, scacciare le ruggini, allontanare quel nervosismo che nelle ultime gare era apparso sul suo volto così come su quelli dei compagni. E, magari, mettere anche finalmente la firma su quel nuovo contratto già pronto da tempo, ma mai ufficializzato. Doveva essere Commisso ad annunciarlo per Pasqua, il Covid ha rallentato tutto. Così come, magari, ha influito anche la presenza di Ramadani che già potrebbe portar via da Firenze Milenkovic. Storie diverse, probabilmente. Ognuno farà la sua strada, ma il rinnovo resta lì in attesa del nero su bianco.

Di
Marco Pecorini