Raffica di critiche su Dusan Vlahovic dopo Inter-Fiorentina. Rischio che si crei un Ilicic 2.0. Col fantasma di un nuovo Babacar.
Ogni volta che Josip Ilicic la metteva dentro, tra Serie A e Champions League, con la maglia dell’Atalanta si riapriva la ferita di una cessione forse anche indotta dalle critiche di una piazza che mal sopportava quel modo di ‘ciondolare’ in campo. Insofferenza reciproca, perché la scintilla tra le parti non è mai scoccata. Anzi. Uno mal digeriva il comportamento dell’altro, e viceversa. Ai mugugni del Franchi per qualche errore di troppo lui rispose con gesti della ‘paperella’ e qualche vaffa qua e là, agli errori clamorosi in quella finale di Coppa Italia contro il Napoli la piazza reagì a suon di insulti e critiche.
VLAHOVIC, RISCHIO ILCIC 2.0. Prima di auto-allontanarsi da Bergamo per motivi personali, però, ha segnato caterve di gol e fornito assist a ruota trascinando l’Atalanta alla scalata che ha fatto con Gasperini. E più di qualcuno dalle parti di Firenze si è chiesto se forse, quelle critiche che portarono alla definitiva separazione con la Fiorentina, non fossero state eccessive. Tema ricorrente in queste ultime ore. Perché Dusan Vlahovic è finito al centro di un ciclone di critiche e insulti. Non che si sia meritato applausi e ovazioni, Dusan, classe 2000, per come ha approcciato la gara di San Siro. Anzi. Ma il rischio che si ri-crei attorno a Vlahovic un clima eccessivamente ostile che porti, anziché ad aiutare, a danneggiare il percorso di crescita del serbo c’è.
DOPPIA RESPONSABILITA’. Del suo, in parte, ce ne sta mettendo anche la Fiorentina. Perché è ormai palese da mesi che l’esigenza di questa squadra sia una punta che abbia il killer instinct e la giusta dose d’esperienza per sfruttare al meglio le occasioni che crea. E Vlahovic, ad oggi, non ha ancora quelle doti. D’altronde, non tutti a 20 anni sono in grado di saper sorreggere pesi, responsabilità e concorrenza che servono per fare la differenza in partita. Lo dice la storia del calcio, piena zeppa di attaccanti che per maturare ed esplodere hanno avuto bisogno di anni di lavoro. Il rischio accanimento è alto, e non certo producente. Anche se fa parte del gioco, chiamasi personalità.
FANTASMA DI BABACAR. C’è poi il rischio che quelle potenzialità, enormi, nel caso di Vlahovic, rischino di rimanere colpi in canna. Come accadde, ad esempio, per Babacar. “Ha potenzialità illimitate”, disse di lui Prandelli quando lo fece esordire a 17 anni. Poi, però, a furia di aspettarlo, quelle potenzialità sono rimaste sempre e solo sulla carta, tra sprazzi e giocate da fenomeno alternate a lunghi periodi di anonimato. Qualcosa, anche nella gestione del percorso di Babacar, venne sbagliato. E anche nel suo caso, a finire spesso nel mirino della critica, era l’atteggiamento sia in campo che fuori, piuttosto che le reti sbagliate. Con Vlahovic, adesso quanto mai, la Fiorentina dovrà essere bravissima nel non accentuare il rischio di disperdere quel potenziale che il classe 2000 ha. Toccherà anche a lui, certo, cambiare registro. Ma anche a chi lo assiste, a chi lo allena, e a chi dovrà gestirne le sorti sportive affinché il cammino di Dusan da Belgrado torni ad essere producente e produttivo, e non un altro Babacar. Così come alla critica più accesa di non renderlo un altro Ilicic.

Di
Gianluca Bigiotti