Le dichiarazioni del doppio ex dirigente in vista della gara tra viola e rossoneri
Quasi 30 anni nel Milan di Berlusconi, al fianco di Ariedo Braida, poi la breve esperienza come responsabile dell’area scouting della Fiorentina, nella prima stagione di Rocco Commisso. Quella tra i viola di Italiano e i rossoneri di Pioli sarà un po’ anche la partita di Piero Ducci. Poche dichiarazioni negli anni e tanto a lavoro dietro le quinte, per un professionista indiscusso del panorama calcistico. Tra ricordi, retroscena di mercato e valutazioni, LaViola.it lo ha contattato in esclusiva:
Partiamo dall’attualità: come ha visto la Fiorentina in questo inizio di stagione?
“Intanto, fammi dire subito una cosa fondamentale: quando ero a Firenze, ci trovavamo spesso a parlare di profili di allenatori, fra questi uscì il nome di Italiano che stava incuriosendo al Trapani. In quel momento forse non era ‘pronto’, sarebbe stato un profilo troppo azzardato, ma vedendo il lavoro svolto in Serie C, con idee e grande qualità, pur non avendo un organico di prima fascia, saltava all’occhio il suo percorso. Allo Spezia Italiano si è consacrato, riuscendo a valorizzare in Serie A un giocatore che già con lui a Trapani fece molto bene: parliamo di Nzola, 11 gol sono bottino rilevante nella massima divisione, soprattutto se consideriamo che ora lo stesso giocatore allo Spezia gioca poco. Questo a significare che gli allenatori possono incidere in modo netto con il loro lavoro sul rendimento e relativo valore di un calciatore”.
La sfida tra i viola e il Milan?
“Oggi la Fiorentina può vincere o perdere con tutti perché si parla di un campionato molto livellato, ma certo ha un’identità. A mio parere e per mio gusto estetico di calcio l’unica che forse ha valori superiori è il Napoli, il Milan lo vedo subito dopo ed anche l’Inter, pur avendo perso Lukaku, è allo stesso livello. Nei rossoneri vedo e stravedo ancora per Ibrahimovic, giocatore unico, carismatico, decisivo, nonostante tutti i suoi acciacchi rimane sempre quello in grado di spostare gli equilibri. Nell’ultimo scudetto fu lui l’incontrastato trascinatore”.
Si può fare un confronto tra questo Milan e quello del suo tempo ?
“Impossibile, si parla di giocatori con un altro spessore, che non possono essere comparati col tutto il rispetto con quelli attuali. Una volta terminata l’era Berlusconi sono mancate le risorse economiche per cui il Milan si era contraddistinto come la più forte squadra del mondo per 25-26 anni, non lo dico io, ma sono i fatti e lo dico con tutto il rispetto, a parte il grande lavoro tecnico svolto, anche altri Club investivano, ma non con gli stessi risultati. C’erano giocatori che ti lasciavano a bocca aperta, oltre a un allenatore arrivato dal Cagliari, come Massimiliano Allegri, che si è dimostrato un vincente. Pioli è un allenatore bravissimo e consolidato, auguro ad Italiano che è più giovane, di raggiungere risultati importanti perché ha capacità”.
Cosa pensa dell’operato di Maldini e Massara?
“Massara è un grande professionista e un grande conoscitore di calcio, una persona che ho sempre stimato, su Maldini c’è poco da dire…Ha il DNA rossonero, ho lavorato con suo padre e gli auguro di ottenere, almeno in parte, qualcuno di quei risultati di quel Milan, perché ripeterli tutti credo che sia difficilmente ripetibile, se non impossibile, il calcio è cambiato”.
Prima aveva accennato al Napoli come favorita per lo scudetto?
“Ha un allenatore che è bravissimo, con conoscenza di calcio di primo livello. Rispetto al Milan ha dei giocatori di caratura superiore, il centrocampo dei partenopei è il più forte che c’è in Italia e uno tra i più forti in Europa. Potenziale offensivo devastante, Osimhen una forza della natura, iniziammo a seguirlo alla Fiorentina quando era ancora allo Charleroi, ma fu trasferito in quei giorni al Lille, per cui divenne praticamente subito profilo impossibile per noi”.
Che esperienza è stata quella alla Fiorentina?
“E’ stata una bellissima esperienza, ho conosciuto una famiglia. Ricordo con affetto tutti, ringrazierò sempre Daniele Pradè, un amico caro di vecchia data. Allo stesso tempo Joe Barone, una cara persona ed il presidente Commisso che ha uno spessore umano eccezionale, ma ebbi buonissimo rapporto anche con Giancarlo Antognoni, un campione in campo e fuori”.
E come mai ha scelto di andare ad Ascoli?
“Ho fatto una scelta diversa, per una carriera diversa, anche se poi il calcio ha mille variabili di cui è meglio non parlare, fa parte del nostro mestiere…Ma va bene così, sono contento”.
Cosa non ha funzionato della prima stagione di Commisso alla Fiorentina?
“Forse non ha funzionato più lo scorso anno, rispetto al primo. Una volta indirizzate le cose, la prima stagione è andata abbastanza bene con la squadra che ha avuto una reazione. Iachini ha portato equilibrio e risultati, che sono quelli che contano alla fine. C’erano problemi in fase realizzativa, ma con un può di buona sorte si potevano fare anche risultati più importanti. Bastava mezzo Vlahovic di quest’anno, si intravedevano le sue importanti qualità”.
C’era Pedro…
“Il suo problema sono stati gli infortuni, una volta superati in Brasile è tornato a segnare. C’è da dire che per un giovane brasiliano alla prima esperienza europea, iniziare male una stagione può compromettere tutto. Si poteva anche decidere di tenerlo, ma di fronte ad un’offerta importante dal suo paese è stato giusto rimandarlo a casa sua e noi andare su altri obiettivi, anche in virtù del fatto che stava crescendo Vlahovic”.
Che idea si è fatto sulla situazione di Vlahovic?
“Combattere con quei procuratori non è mai semplice. Non darei la colpa nemmeno al club perché sono dinamiche difficili. La verità è solo una: oggi sono gli agenti e i giocatori spostano gli equilibri decisionali di un club. La scelta non è mai facile, acuire dissapori escludendo il giocatore dalla presenza nelle gare oppure tentare fino all’ultimo trattativa per rinnovo “concordato” ? Difficile rispondere. Vlahovic è un giocatore di grandissimo valore e la Fiorentina perderebbe con lui un grande introito economico oltre chiaramente quello tecnico. Vlahovic può valere 70-100 milioni ed ha un contratto in scadenza nel 2023. C’è da mettersi seduti e vedere soluzioni intelligenti per tutti, ai Dirigenti viola ed al Presidente Commisso non mancano le capacità di negoziazione, sicuramente la società non può permettersi di perdere il giocatore a scadenza, al limite perdere un po’ del valore economico. Trattativa per me che avrà ancora sviluppi, soggetta a tante variabili ed anche al futuro rendimento in campionato del giocatore”.
Tra i profili seguiti c’è Julian Alvarez: lo conosce?
“Vlahovic è una prima punta e se lo deve sostituire deve cercare un attaccante con caratteristiche simili. Alvarez è un buonissimo giocatore, ma poco alto, 170 cm: è vero che sta facendo tanti gol, ma probabilmente è più una seconda punta. In Italia ci vuole anche fisicità…. Comunque la Fiorentina ha il vantaggio di avere Burdisso, che conosce bene quel mercato e buone referenze”.
Proprio Burdisso che ha ereditato quello che è stato un po’ il suo ruolo…
“Spero faccia meglio di me (sorride, ndr). E’ un ragazzo preparatissimo, bravo e capace: sa quello che fa e conosce il calcio”.
Fino a questo momento però non sembra abbia avuto molto potere sul mercato…
“Questo non lo so, però so che la prima cosa da evitare sono le facili acquisizioni: perché cambiare per cambiare può essere dannoso se senza programmazione, bisogna valutare bene prima cosa si ha in casa e poi ragionare, dopo questo mettere a frutto le conoscenze sui mercati monitorati e poi provare ad intervenire. Oggi come mai la sopravvivenza dei club deve passa dall’autofinanziamento mediante acquisizioni “intelligenti”. Non si può stravolgere tutto e subito, perché poi diventa un circo, ci vogliono dirigenti equilibrati e lungimiranti, il loro lavoro è quello di far riflettere tutti, tecnico e Proprietà compresa. Il Presidente Commisso che ho avuto l’onore di conoscere è di per sé già lui persona equilibratissima e con grande visione imprenditoriale, anche nei momenti di criticità ha avuto parole misurate con noi, uomo sempre positivo e distinto, ha portato sempre grande rispetto a tutti, ne posso solo parlar bene, una persona che dava importanza ad ogni figura presente nel Club“.
Gennaio si avvicina e si parla sempre di rinforzi in attacco, vista anche la situazione di Kokorin…
“Vlahovic è un 2000, per me non puoi andare a prendere proprio un giovanissimo, 2003 od altro del genere. Se prendi un altro attaccante devi prenderlo vero, poi gioca chi sta meglio e chi lo merita. Cioè la Fiorentina ha bisogno di un altro Vlahovic, un suo alter ego competitor. Vlahovic incarna per Firenze quello spirito del centravanti di tradizione viola che mancava da un po’, questo va detto”.
Arthur del Basilea può essere un profilo?
“Buon giocatore, pensi che lo seguivamo già 3 anni fa quando andò al Basilea, ma si fece quasi subito il crociato.
Questa Fiorentina a cosa può ambire in questa stagione?
“La Fiorentina ha avuto un ottimo inizio di campionato, ma sono tante squadre che gravitano nella media e stanno tutte lì. Non lo so se può arrivare in Europa League, perché ci sono squadre più forti, però è una squadra in crescita che può togliersi qualche soddisfazione. Per entrare in Europa dovrebbero cedere il passo Lazio e/o Roma, che sono superiori, la Juventus ancora non si è espressa ma non penso possa essere questa la sua reale condizione di classifica, quindi l’equazione è semplice…”.
Di
Mattia Zupo