Segnali, dubbi e perplessità. “I conti si faranno a fine stagione”, ha detto Commisso. E la speranza è che abbia avuto ragione lui
L’appello all’unità che conclude la lettera di Rocco Commisso arriva al termine dell’ennesimo ‘atto di fede’ che viene richiesto ai tifosi della Fiorentina. L’anno scorso accadde più o meno lo stesso, tra l’altro nel medesimo periodo dell’anno. Oggi come allora, il patron viola difese l’operato dei suoi uomini, intesi come dirigenza, staff, allenatore e squadra. Il cammino che fece da lì alla fine la Fiorentina è stato importante, con due finali raggiunte (al netto degli avversari incontrati sul percorso), per quanto entrambe perse. Anche in quel periodo le critiche iniziavano a dilagare (dopo Fiorentina-Empoli, ad esempio), ma poi il trend cambiò. In parte accadde lo stesso quando Vlahovic andò alla Juventus, sempre a gennaio, senza voler tornare su altri medesimi periodi difficili vissuti in precedenza. Poi la ‘svolta’ (se così la vogliamo chiamare, con due qualificazioni in Europa), accadrà nuovamente?
PERPLESSITA’, OGGI E DOMANI. Ci sono, tuttavia, grosse perplessità, sull’oggi e sul domani. Sorvolando sulle varie situazioni del passato, che però restano al pari degli investimenti di Commisso, dei paragoni con l’Atalanta e il Bologna, del pensare che la cessione del capocannoniere a gennaio fosse realmente un’operazione capolavoro, ciò che lascia dei grossi dubbi è sulla reale percezione che questa società possa o meno avere dei problemi che si vedono, si pensano e (forse forse) si immaginano. Che la situazione Bonaventura potesse diventare un boomerang si era intuito, e così sta avvenendo, al pari del futuro di Italiano. C’era questa percezione all’interno della Fiorentina? La situazione legata a tutti i giocatori che hanno contratti in scadenza, per quanto ci siano delle opzioni, è stata sottovalutata o presa in seria considerazione? Il fatto che il centravanti sia in prestito secco, che tutto il centrocampo sia ‘a termine’, con Arthur e Maxime Lopez che richiederebbero riscatti di oltre 30 milioni di euro per i cartellini e, nel caso del brasiliano, un ingaggio fuori parametri, che Duncan sia a scadenza mentre Mandragora non ha mai brillato? Che, mentre l’allenatore provava la difesa a tre si è visto privare di un altro difensore centrale (che già mancava dall’estate), con la conseguente impossibilità di cambiare assetto dietro, era stato calcolato? Il non prendere un altro esterno d’attacco a gennaio, aspettando che rientrassero Kouame dalla Coppa D’Africa (che poi ha contratto la malaria), Gonzalez (che, com’era logico, necessita di tempo per tornare in condizione), Sottil (a sua volta più fuori che dentro, e quando disponibile spesso insufficiente), sperando che Ikoné azzeccasse la giornata buona (tipo come col Frosinone, un unicum), nel momento in cui quella Fiorentina era quarta in classifica, è apparso a molti come una follia. Gli stessi che pensavano che, col messaggio mandato a tecnico, spogliatoio e piazza con l’operato sul mercato invernale ci sarebbe stato un tracollo. La speranza è che il preoccupante trend intrapreso dalla Fiorentina nelle ultime settimane sia destinato a restare qualcosa di isolato, che questa squadra riparta e possa almeno provare a fare tanta strada nelle coppe e in campionato (per quanto rimanga, comunque vada, quel retrogusto amaro della grande opportunità di fare un salto di qualità a gennaio che, però, è stata già persa). Le difficoltà che si erano viste tra novembre e dicembre, quando comunque i risultati arrivavano, sono state considerate o andava tutto bene? Che questa squadra non è più la stessa di tre mesi fa, che va piano, corre poco, soffre spesso e con tutti si è notato?
FINE STAGIONE. ‘I conti si faranno a fine stagione’, ha ribadito Commisso. Su questo il patron viola ha ragione da vendere. Ma i segnali che si stanno vedendo da inizio 2024 non lasciano ben sperare, almeno ad oggi. Anche perché situazioni del genere si sono già viste, con diverse proprietà, con altri allenatori e calciatori. Quelli che videro nel gennaio di Paulo Sousa i prodromi per un tracollo dicevano più o meno le stesse cose avevano più o meno gli stessi dubbi e le medesime perplessità di oggi. Allora ebbero ragione loro, altre volte meno, come (parzialmente) negli ultimi due anni. Chi avrà avuto ragione a questo giro?
Di
Gianluca Bigiotti