Il tecnico italiano racconta la situazione coronavirus: “Siamo tornati ad Hong Kong, a pochi chilometri da Shenzen. La situazione è tornata alla normalità. Le strade sono vive, popolate di gente”
Roberto Donadoni, tecnico dello Shenzen in Cina, parla così al Corriere Della Sera:
CINA. “C’è grande attenzione nei confronti di coloro che vengono dai Paesi più colpiti e in fondo è giusto che sia così: hanno faticato tanto per cercare di risolvere il problema. Noi abbiamo trascorso un lungo periodo ad allenarci in Spagna, poi il 9 ci siamo trasferiti a Dubai. Saremmo dovuti rimanere lì fino al 22 ma abbiamo preferito anticipare i tempi, proprio perché sapevamo che ci avrebbero messi in quarantena e il campionato potrebbe cominciare. Siamo tornati ad Hong Kong, a pochi chilometri da Shenzen. La situazione è tornata alla normalità. Le strade sono vive, popolate di gente. Portano la mascherina, ma fa parte della loro cultura, la usavano anche prima che scoppiasse questa epidemia. Basta che uno abbia un po’ di raffreddore e la mette. Diciamo che se prima la indossavano tanti, ora ce l’hanno proprio tutti”.
ITALIA. “Mi viene da sorridere, però, quando sento dire che la Cina deve essere un modello per l’Italia. Noi non dobbiamo copiare chi sta combattendo la nostra stessa battaglia contro un avversario così infimo, ma limitarci ad avere buon senso. Bisogna capire che oggi non si può rischiare. È così difficile? Quando leggo che tante persone dal Nord sono scappate in Sicilia e in Puglia, penso di no. Come si fa a non comprendere che questo è un autogol? Occorre stare fermi, in casa. Lo dicono tutti. Ho conoscenti e amici che hanno perso familiari a causa del coronavirus. E anche a me è mancata una persona cara. Viveva a Orzinuovi, in provincia di Brescia, e avevo legato con lui quando ero al Parma”.
Di
Redazione LaViola.it