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In mezzo a tutte queste prove, a queste carte mischiate o, per dirlo come Sousa, a queste uova girate e rigirate per trovare una buona omelette, c’è la necessità di trovare una prima Fiorentina che possa dare qualche certezza. Certezze che poco arrivano dal mercato, dove la società si dice pronta a chiudere almeno due arrivi importanti nelle prossime ore (un difensore e un centrocampista, Sanchez molto vicino, oltre a Tello), ma con l’allenatore che venerdì si troverà a disputare a Valencia l’ultimo test pre-Juve con la rosa a dir poco incompleta.
E con nel mezzo tanti fattori di disturbo che rischiano di destabilizzare un lavoro tra l’altro non facile. Vuoi per le quattro sconfitte (con poche attenuanti) negli ultimi quattro incontri, vuoi per il pressing sempre più concreto sui big (Corvino li ha definiti “i pilastri”) del gruppo viola. Dal metronomo e ormai quasi bandiera Borja Valero, fino a Badelj e Vecino, passando per Kalinic. La forza economica delle rivali viola (Roma, Milan e Napoli, tra l’altro tutte italiane e possibili contendenti della Fiorentina per i posti europei) mettono in dubbio l’asse centrale di Paulo Sousa. Il tutto a dodici giorni dall’esordio stagionale.
Non una partita qualsiasi, peraltro. Ma subito La Partita nel covo bianconero. Da preparare con mille incognite. Perché oltre alle prove di Sousa e al mercato che mette i bastoni tra le ruote al lavoro sul campo, c’è proprio un’intesa di gruppo da affinare, nel giro di dodici giorni. Questione non solo di condizione fisica, ma anche di distanze tra i reparti, automatismi da ritrovare tra “pilastri” del gruppo storico che un anno fa di questi tempi riuscivano a stupire l’Italia e non solo, strappando applausi a 360°. La speranza è che non solo l’allenatore, ma anche il motivatore Sousa ritrovi la carica dei vecchi tempi, per sopperire con la ‘fame’ agonistica a qualche lacuna palesata nelle ultime amichevoli. Proprio nelle critiche, nelle difficoltà e nello scetticismo iniziale, questo gruppo trovò la forza per stupire tutti da agosto a dicembre. Lo stesso gruppo, però, da febbraio ad aprile non seppe rialzarsi e reagire agli schiaffi degli avversari. Adesso, insomma, è il momento di fare sul serio, di dimostrare che il voler difendere in toto un gruppo definito “affiatato ed unito” dai diretti interessati è la scelta giusta. Ritrovare motivazioni e quel pizzico di entusiasmo che (forse anche per i risultati) sembra mancare. 
Tra dodici giorni appuntamento allo Juventus Stadium.
 
												
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																							 
																							 
																							 
									 
									 
									 
									 
														 
														 
														
Di
Redazione LaViola.it