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Diritti tv, grana per i dividendi in base ai tifosi. E le televisioni chiedono lo ‘sconto’

Diritti tv

Il 22% della fetta è ripartita in base al pubblico allo stadio e agli spettatori, ma con le porte chiuse tutto sarà diverso

Prima della ripresa dell’attività e dei relativi protocolli, all’ordine del giorno dell’assemblea di Serie A di martedì ci sono i diritti tv. Nulla di cui sorprendersi, per i club ora la priorità è capire se e quando riceveranno i soldi dai broadcaster. Rispetto al totale stagionale, manca un’ultima rata (su sei), in scadenza ai primi di maggio. Sky e Dazn hanno chiesto una dilazione di pagamento e la massima categoria dovrà decidere se concederla, scrive Il Corriere dello Sport.

CRITICITA’. Intanto, è emersa un’altra criticità. Una fetta della torta complessiva dei ricavi, il 22%, è infatti suddivisa in base ai tifosi. Il concetto è quello di “radicamento sociale”. Ebbene, il calcolo della spartizione viene effettuato a seconda del pubblico pagante allo stadio, per il 12%, e dell’audience televisiva certificata, 10%. Si può ben capire che, con la prospettiva di chiudere il campionato a porte chiuse, il quadro finale non potrà essere completo. Con un terzo di partite ancora da giocare, non ci sarebbe equità. Ecco perché i club ora vogliono ragionare su eventuali parametri di rivalutazione o correttivi. 

CONDIZIONI CAMBIATE. La fetta riguardante i tifosi, insieme a quella calcolata in base alla classifica finale, viene distribuita solo a torneo concluso. Significa che se la prospettiva è quella di chiudere a luglio, invece che a maggio, le società incasseranno con due mesi di ritardo. E questo a prescindere dai tempi delle tv. Obbligatorio, dunque, trovare una soluzione. Che potrebbe valere anche per la prossima stagione, visto che si può già dare per scontato che si ricomincerà a porte chiuse ed ancora non è possibile prevedere quando gli stadi verranno riaperti al pubblico. Ad ogni modo, una delle proposte sarà quella di sfruttare i dati della scorsa stagione. Anche se occorreranno comunque degli accorgimenti, visto che le retrocesse, Empoli, Frosinone e Chievo, non possono essere equiparate alle promosse, Brescia, Lecce e Verona. Le grandi, invece, sono pronte ad opporsi all’ipotesi di considerare quote uguali per le ultime dodici giornate.

PERCORSO COMUNE. Dovrà anche essere presa una decisione sulla richiesta di Sky e Dazn di rinviare il pagamento dell’ultima rata. Diversi club sono preoccupati, essendo già in crisi di liquidità, e il denaro delle tv darebbe loro una boccata di ossigeno. Alla fine, però, la Serie A dovrebbe andare incontro ai broadcaster, a condizione, però, che la dilazione non sia eccessiva. Le televisioni, peraltro, hanno chiesto pure uno sconto, da applicare non su questa ma sulla prossima stagione. Nemmeno sotto questo punto di vista ci sarebbe ostracismo da parte dei club. A patto, però, di ottenere qualcosa in cambio. E, in questo senso, sono due le strade da percorrere. La prima prevede un rinnovo automatico degli accordi anche per la stagione 2021/22, rinviando quindi al il bando triennale di un anno. In questo modo, le società avrebbero immediatamente maggiori certezze sui ricavi futuri. Altrimenti, ed è l’ipotesi più probabile, Sky e Dazn dovranno impegnarsi a sostenere la Serie A anche per il triennio 2021/24, evitando una corsa al ribasso nelle offerte per l’acquisizione dei diritti. Il pericolo esiste, tenuto conto di un mercato già limitato e poi delle conseguenze del coronavirus, ma trovando un percorso comune ne beneficerebbero sia il calcio sia le tv.

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