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I due vedono un calcio diverso. Italiano ha un’identità precisa, la difesa alta, il pressing alto, il rischio dell’imbucata alto, tutto alto, anche se a Bologna qualcosa ha modificato, curando di più la fase difensiva. Al Dall’Ara non vedono tutti quei contropiedi che si vedevano al Franchi, ne vedono di meno, scrive Il Corriere dello Sport – Stadio.
CAMBIARE. L’idea che ha trasmesso Palladino alla Fiorentina è quella di avere più di un’identità, di saper interpretare in modi diversi (ed efficaci) le differenti fasi della partita. Può brillare in attacco, ma se c’è da difendere il risultato, lo fa abbassando la linea difensiva. L’esempio più chiaro è la partita col Verona: sul 2-1, a 10 minuti dalla fine, l’allenatore viola ha tolto le due ali, Colpani e Sottil, per mettere al loro posto due terzini, Parisi e Kayode.
DISTACCO. Una mossa del genere non è nelle corde di Italiano, anche se una volta, è giusto ricordarlo, in vantaggio a San Siro contro l’Inter, a un quarto d’ora dalla fine per difendere l’1-0 ha messo dentro Ranieri e schierato la difesa a tre. Ecco la differenza, di Italiano ci ricordiamo di “quella volta”, di Palladino sappiamo che può farlo sempre. Ora l’unica differenza che conta davvero è data dalla classifica, la Fiorentina di Palladino ha 8 punti in più dell’ultima Fiorentina di Italiano, ma soprattutto oggi ha 9 punti in più del Bologna e questo è il distacco che a Italiano piace meno.
 
												
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																					 
																							 
																							 
																							 
									 
																	 
									 
																	 
									 
																	 
									 
																	 
														 
														 
														
Di
Redazione LaViola.it