L’ex esterno ripercorre i passi più importanti della sua esperienza in viola. E poi racconta l’addio amaro con la Fiorentina
L’ex capitano della Fiorentina Angelo Di Livio ha ripercorso la sua esperienza in viola ai microfoni di Radio Bruno:
L’ARRIVO A FIRENZE. “Sapevo che il presidente Cecchi Gori non era convintissimo di fare quest’operazione ma il Trap spinse talmente tanto… E poi con il tempo penso si convinse anche lui. Mi aiutò molto il preliminare di Champions“.
LA VITTORIA A WEMBLEY. “Batistuta era il leader e capitano. In campionato la nostra era una squadra che poteva fare anche molto di più, forse ci abbiamo creduto poco. In Champions invece abbiamo fatto cose straordinarie. La partita contro l’Arsenal a Wembley è sicuramente una delle serate più importanti della mia carriera“.
MARCO ROSSI. “Marco Rossi è uno di quelli che anche se lo incontrassi oggi non saluterei. Io come capitano ero costretto a girare con documenti importanti in quel periodo e lui non si fidava di me. È un uomo che per me non esiste“.
RESTARE ANCHE IN C2. “È una decisione che presi ovviamente anche con mia moglie. Ma non c’era bisogno perché siamo stati talmente bene a Firenze… Era una scelta romantica, non mi interessavano i soldi e volevo fare qualcosa di importante per la città. Baggio e Mazzone mi volevano a Brescia e mi offrirono un sacco di soldi ma volevo rimanere nella storia di questo club”.
ADDIO AMARO. “Mi aspettavo un trattamento diverso e penso che lo avrei anche meritato. Mi ricordo le lunghe telefonate con Diego quando comprarono la squadra, stavamo costruendo qualcosa di importante. Ma nel momento del bisogno sparirono. Mi offrirono un ruolo dirigenziale nei giovanissimi ma io volevo rimanere in contatto con la prima squadra“.
CHIESA PADRE VS FIGLIO. “Chi sceglierei tra Enrico e Federico? Mi dispiace per Federico, ma sceglierei sempre il padre. A Firenze ha fatto delle stagioni straordinarie, non era secondo a nessuno in Europa. Peccato solo per l’infortunio, se non fosse stato per quello non ci sarebbe stata neanche la retrocessione forse. Dev’essere uno stimolo per il figlio. Io ero un’esterno diverso da quelli di adesso. Lui è un talento straordinario“.

Di
Redazione LaViola.it