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Di Livio: “Chiesa sarebbe un gran colpo per la Juve. L’esempio è Bernardeschi”

Angelo Di Livio e Cristian Riganò

L’ex capitano della rinascita viola consiglia Federico Chiesa alla Juventus

Due bimbi felici sotto alla Fiesole: Lorenzo dava un calcione, Federico la rimandava all’amichetto. In campo, invece, correvano con lo stesso sorriso i loro papà: tra il 1999 e il 2002 Angelo Di Livio e Enrico Chiesa esultavano insieme vestiti di viola, mentre i figli, nati entrambi nel ‘97, iniziavano a masticare il gioco. Hanno fatto strada, uno però ha allungato il passo: Di Livio jr è fermo in C a Siena, Chiesa jr. bussa alle porte dell’Olimpo. Ha stregato tutti, anche una squadra cara al vecchio compagno di papà: «Che colpo sarebbe per la Juve! – racconta Di Livio, il più adulto, quello che in bianconero ha vinto la Champions –. Mai visto crescere un ragazzo così, l’ho detto anche al mio amico Enrico: giocava contro Lorenzo pure in Primavera, ma da quando ha messo piede in A non si è mai fermato», ha detto a La Gazzetta dello Sport.

Di Livio, quindi bene fa la Juve a metterlo in cima alla lista?
«Bene? Benissimo! È un giocatore da Juve per mille motivi: non solo le qualità tecniche, la corsa, la tendenza che hanno ormai in pochi a cercare il tiro in porta appena c’è spazio. Ma ha fame, la cattiveria tipica della Juve, di chi in campo non si risparmia mai. Se prendi lui, sei sistemato per anni».

Ma alla Juve non avrebbe il posto garantito: può essere un limite per la crescita?
«Nelle grandi squadre bisogna sapersi adattare, avere pazienza perché poi sei ripagato: Bernardeschi è l’esempio migliore per tranquillizzarlo. Ha dovuto aspettare, ma applicandosi ha trovato il suo spazio. E adesso è dura tirarlo fuori…».

 

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