La notte di Madrid potrebbe anche essere quella di una rottura decisa nel rapporto tra Aurelio De Laurentiis e Maurizio Sarri, scrive La Gazzetta dello Sport. L’attacco frontale del presidente, dopo la sconfitta del Bernabeu, ha avuto un solo riferimento: l’allenatore e le sue scelte. Uno sfogo inatteso, che ha sorpreso tutti, critica compresa, perché nulla avrebbe lasciato presagire ad un qualcosa del genere. Non ha saputo trattenersi, De Laurentiis, e ha lanciato accuse pesanti al proprio tecnico. A sua volta l’allenatore ha chiarito che il presidente può dire quel che vuole, ma che non rinuncerà mai al suo potere nelle scelte.
Ieri mattina, sul volo che ha riportato la squadra a Napoli, De Laurentiis non c’era: s’è imbarcato qualche ora più tardi su un altro aereo, diretto a Los Angeles, dove si tratterà un paio di settimane per una serie di impegni legati al cinema. In Italia dovrebbe ritornare in tempo utile per assistere alla sfida di ritorno con il Real, il 7 marzo. Dunque chi si sarebbe aspettato un chiarimento tra le parti, a dodicimila metri di quota, è rimasto deluso. D’altra parte, prima di partire, il presidente ha annunciato che da ieri nessuno più potrà parlare. Così, per le prossime settimane, la questione resterà sospesa e Sarri potrà continuare a svolgere il suo lavoro senza ulteriori interferenze.
In una sola serata De Laurentiis ha delegittimato Sarri per ben tre volte: facendo entrare Maradona nello spogliatoio poco prima che iniziasse la partita per caricare la squadra; quando ha parlato di Ibrahimovic e del suo desiderio di volerlo sulla panchina del Napoli come allenatore; e, infine, contestandogli le scelte a fine gara. L’affronto del presidente, comunque, non è una novità. Già in altre occasioni le parti si sono scontrate e quel rapporto, da tutti definito come idilliaco, in realtà non è mai stato così fragile.
A indebolirlo di più è stata la questione contrattuale, la discussione avuta nella scorsa primavera, dopo la fine del campionato con il secondo posto ed il piazzamento in Champions League. In pratica, il contratto iniziale prevedeva alcune clausole a favore del club, una riguardante anche la facoltà del presidente di decidere se tenersi o meno l’allenatore a ogni fine stagione. Una condizione che Sarri ha ribaltato a suo favore, ottenendo un contratto normale, senza vincoli, se non quello dei diritti d’immagine, e con un robusto aumento economico, 1,8 milioni a stagione, oltre a una serie di bonus. Il presidente non ha mai gradito l’imposizione del tecnico, se l’è legata al dito e, quando può, non evita di entrare a gamba tesa, creando imbarazzo in tutto l’ambiente.
Ci sono più motivi che tengono distanti le parti. Frecciatine che i due si sono lanciati in questi 17 mesi di convivenza, servite soltanto a minarne i rapporti. Come la polemica aperta dal tecnico all’indomani della chiusura del mercato invernale della passata stagione, quando con il Napoli al primo posto, De Laurentiis pensò di rinforzare la squadra con gli ingaggi di Regini e Grassi, due giocatori semi sconosciuti al grande calcio. «Con questi acquisti, vuol dire che la società ha inteso confermare il programma della scorsa estate, cioè, una stagione di crescita, senza precisi traguardi», disse Sarri. Il presidente, invece, non gli ha mai risparmiato nulla. Quando vuole colpirlo, ricorda al mondo intero che se oggi il Napoli gioca col 4-3-3 lo si deve al suo intervento dopo le prime giornate della scorsa stagione, quando la squadra faceva fatica a praticare il 4-3-1-2, lo schema che l’allenatore aveva adottato a Empoli. Affidandosi al tridente (Callejon-Higuain-Insigne) i risultati sono cambiati.
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Redazione LaViola.it