
Le parole del portiere spagnolo sull’anno sabbatico, sulla scelta di venire a Firenze e di rinnovare. E poi i soldi arabi…
Su So Foot Arena intervista a David De Gea, portiere della Fiorentina. Si parte dalla scelta di Firenze, e dal no ai tanti soldi dell’Arabia Saudita: “Fin dai primi giorni, mi sono trovato bene qui. Hai visto questo centro di allenamento? È impressionante, davvero, e dato che è dove noi giocatori trascorriamo la maggior parte del nostro tempo, è stato importante. Ma non è solo questo: con i miei compagni di squadra, lo staff, l’équipe medica, i fisioterapisti, gli allenatori, siamo come una famiglia. Mi fa sentire molto bene avere questo. Poi ci sono i tifosi: quando giochiamo in casa, adoro guardare la curva cantare. E infine, c’è questa città ricca di storia. Tutto il mondo vuole venire a visitare Firenze, e poter vivere qui è un privilegio. È piccola, ma il clima è molto piacevole, il cibo eccellente… Tutto questo ha contribuito a questa decisione di prolungare qui, con l’ambizione di giocare e vincere un trofeo”.
ANNO SABBATICO. “Quello che ho imparato è che si può fare benissimo anche senza calcio. Direi addirittura: è stato uno degli anni migliori della mia vita a livello personale. Ho potuto trascorrere molto più tempo con i miei cari o con persone che non avevo potuto vedere molto a causa della mia frenetica vita quotidiana a Manchester. A dire il vero, l’unica cosa che ho trovato strana è stato quel famoso primo giorno in cui non vai ad allenarti a Carrington e resti a casa. La vita di gruppo è l’unica cosa che mi è mancata un po’. Ma ehi, mi piace anche stare a casa con la mia famiglia, e mi è piaciuto molto”.
RIGENERATO MENTALMENTE. “Sì, hai tempo per riflettere su tutto, soprattutto su quanto sia difficile stare in un club del genere per così tanti anni. Rimanere lì, giocare, giocare, giocare… Mentalmente, è molto dura. Quest’anno tranquillo è stato tanto benefico quanto fantastico. Mi ha permesso di pensare a me stesso, di divertirmi, di liberarmi un po’ da tutti quegli anni di gioco, allenamenti e pressione. È una pausa che mi ha permesso di tornare con più voglia”.
VIDEOGAME. E’ appassionato di Assansin’s Creed, molti episodi sono ambientati in Toscana. “Ho giocato a diversi titoli di Assassin’s Creed, ma non a questi! È vero che gioco molto ai videogiochi con i miei amici e cugini. In questo momento sto giocando a Tom Clancy’s Rainbow Six. Ho persino fondato una squadra professionistica, i Rebels Gaming. Giocare mi permette di evadere un po’ dal calcio, da tutto il resto. Ti libera un po’ dalla pressione costante di essere sempre in allenamento o a giocare a calcio”. In termini di concentrazione, può aiutarti anche nel tuo lavoro? Non proprio, no. L’unica analogia che vedo tra il calcio e i videogiochi è la comunicazione con i compagni di squadra. Ma a parte questo, è semplicemente divertente”.
DIMOSTRARE. Firmare per la Fiorentina, in un campionato noto per i suoi portieri, è stato anche un modo per dimostrare a te stesso di essere ancora ai massimi livelli? “Quando mi allenavo, sentivo già di non avere nulla da dimostrare. Mi sono reso conto di essere bravo, pronto per giocare. Volevo soprattutto giocare in un buon campionato, essere competitivo. Entrare in un campionato che, con tutto il rispetto, non è molto competitivo, dove le squadre sono teoricamente più deboli… Non fa per me. Volevo davvero venire in Italia per assaporare la Serie A. Non appena ho saputo dell’interesse della Fiorentina, tutto è stato deciso molto rapidamente”.
ARABIA. Giovani giocatori di talento come Jhon Duran o Enzo Millot se ne vanno per giocare nei campionati del Golfo a 22-23 anni. “Ognuno ha la sua vita, il suo modo di pensare, il suo percorso di carriera… È una domanda complicata. Se in qualsiasi lavoro, a qualcuno di 20 anni viene offerto di andare da qualche altra parte per guadagnare dieci volte di più, suppongo che se ne andrà, giusto? Dopo, e qui parlo da calciatore, personalmente, non mi piace. Vedo le cose diversamente perché penso che guadagniamo già abbastanza dove siamo. E penso che se hai ambizione, se sei competitivo, quella non è la scelta che dovresti fare. Personalmente, preferisco di gran lunga i campionati forti dove c’è competitività, tifosi, stadi pieni. Ma ognuno fa le sue scelte”.

Di
Redazione LaViola.it