Contro l’Inter non è mai una partita come le altre, per la Fiorentina. E il 5-4 di ieri sera al Franchi, conferma il trend degli ultimi anni. “Il pallone è quello bianco”, ha intonato qualche tifoso ieri di fronte al dominio viola, quando si era ancora sul 5-2. Prima dei brividi finali. Dal 4-1 del febbraio 2013 (quello de “Il pallone è quello giallo”) firmato Jovetic-Ljajic con due doppiette, al 3-0 del 2014, passando per l’1-4 a San Siro della passata stagione nel momentaneo ‘scontro diretto per il primato’. Punto in comune delle ultime dieci sfide contro l’Inter… il feeling delle punte viola con la porta nerazzurra.
Ieri sera è toccato a Babacar essere protagonista. Lui che già nel 3-0 dell’ottobre 2014 aveva sbloccato la sfida con un eurogol: tiro d’esterno dalla distanza, palla all’incrocio. Così come aveva deciso il 2-1 nel febbraio 2016, con la rete a tempo scaduto. Un habitué delle partite contro i nerazzurri: una nottata magica ieri, con il rigore procurato e le due reti che hanno dato il ‘la’ alla vittoria della Fiorentina. Prima con un piazzato perfetto ad eludere Medel ed Handanovic, poi con deviazione sottomisura su assist di Salcedo.
E poi la grinta vera, la ‘fame’ di chi non si accontenta, di chi voleva trovare ancora altri gol fino alla fine. Un vero trascinatore, specie negli ampi spazi aperti lasciati dai nerazzurri. Occasione sfruttata alla grande, da Babacar, con l’assenza di Nikola Kalinic per squalifica. Già, un altro, il croato, che con l’Inter ha ricordi dolci: la tripletta con cui ammutolì San Siro l’anno scorso è già storia, poi la rete anche in questa stagione nella gara di andata che aveva illuso nella rimonta viola.
Presente e… forse anche futuro, da Kalinic a Babacar. Sempre l’Inter sullo sfondo. Perché i due gol di ieri hanno aperto ancor più il quesito: con il croato in partenza in estate a suon di milioni, giusto puntare sul ‘giovane’ Baba, ‘figlioccio’ di Corvino, ormai fiorentino adottivo? Dare fiducia ad un ragazzo che sente la Fiorentina dentro, che ha i suoi limiti ma può ancora crescere? Oppure, dopo Gomez e lo stesso Kalinic, affiancare un altro attaccante ‘di peso’, con il rischio di non capire mai le vere potenzialità di Babacar? Con il rischio, magari, di dover anche cedere il senegalese, se dovesse prevalere la voglia di giocarsi altrove il posto da titolare.
Il dibattito è aperto, Corvino è coinvolto in prima persona: un gol ogni 123′ in stagione, media da bomber per Baba. Che ora viaggia con l’obiettivo di raggiungere per la prima volta in carriera la doppia cifra in Serie A (è a 9 reti), così come i 14 gol stagionali. Ma, soprattutto, con la voglia di prendersi finalmente la Fiorentina sulle spalle. A Palermo, salvo ribaltoni non attesi sulla squalifica di Kalinic, domenica ci sarà ancora lui in attacco. “In settimana ha lavorato con altissima concentrazione”, ha confessato Vecino su Babacar. “Sta crescendo tantissimo, sia a livello tattico che mentale. Questo gli permette di fare ottime partite a livello di gioco e anche in fase realizzativa”, ha ribadito Sousa. Le carote dopo tanto bastone, punzecchiature ma anche elogi. Che possa essere anche questo, ovvero un rilanciato Babacar, una parte della dote che il portoghese lascerà a Firenze?
“Avrei bisogno di più fiducia, e di più continuità”, aveva incalzato Babacar qualche settimana fa. Cinque presenze consecutive, di cui due da 90′, hanno ripagato i viola con 4 gol di fila. “Il mio primo obiettivo è restare a Firenze e vincere una Coppa con questa maglia. Solo dopo aver centrato questo traguardo potrei pensare di andare in cerca di nuove sfide. Firenze è la mia casa”, ha risposto Baba sul futuro. Che ora, dopo la doppietta all’Inter, può cambiare di nuovo prospettive.
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Di
Marco Pecorini