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Editoriali

Dall’euforia con vista Champions all’‘angoscia’ del Twente. Roma-Fiorentina, paragone senza grande senso

Italiano

Dopo il grande entusiasmo che si respirava attorno alla Fiorentina inizia a diffondersi un pò di paura e scetticismo dopo le prime due amichevoli di livello. Paragoni con la Roma di poco senso, così come l’angoscia del dover affrontare il Twente

Moena invasa da tifosi viola, abbonamenti sottoscritti in gran numero e parole dei protagonisti con asticella alzata, tanto che parlare di obiettivo Champions non faceva più paura.

EUFORIA. Prima che la Fiorentina partisse per l’Austria regnava un entusiasmo raramente visto di recente. Legittimo e legittimato da un mercato intrigante, con innesti di qualità, di proprietà e soprattutto di gran tempismo: Dodô, giocatore da Champions League, che pochi mesi prima della guerra in Ucraina aveva ricevuto un’offerta da oltre 30 milioni dal Bayern Monaco; Gollini, portiere protagonista della cavalcata dell’Atalanta e andato via da Bergamo per dissidi con l’allenatore; Mandragora, che a vent’anni venne venduto dalla Juventus per oltre 20 milioni; Jovic, pagato dal Real Madrid 63 milioni tre anni fa. Il tutto, come detto, per larga parte già dato in dote a Italiano dal primo giorno di lavoro della nuova stagione. Eppure, dopo due amichevoli con Galatasaray e Qatar, a quel clima di entusiasmo si è affiancato un crescente scetticismo dovuto a due prestazioni non certo esaltanti, ma da contestualizzare.

CALMA E PAZIENZA. Non va dimenticato, infatti, che la Fiorentina è in fase di preparazione. Italiano e lo staff hanno detto chiaramente che su alcuni calciatori è stato fatto un lavoro atletico duro a Moena, Jovic su tutti, i cui frutti si vedranno nel corso del tempo. Jovic, inoltre, andrà aspettato al pari di Dodô. Il secondo non giocava da mesi, mentre il primo non può avere il ritmo partita (fisico e psicologico) di altri che di recente hanno giocato con continuità, avendo svolto un ruolo di comprimario nel corso delle ultime due annate. Servirà pazienza, elemento che raramente si è avuto a Firenze, con calciatori spesso già bocciati ancor prima di poter entrare a regime. Un anno fa, d’altronde, regnava lo scetticismo, ma col lavoro Italiano ha riportato la Fiorentina in Europa. Davanti Ikoné fa fatica a far gol al pari di Cabral? Sì, non è cosa nuova, così come che in questa fase la Fiorentina faccia fatica a trovare brillantezza. Dodici mesi fa, d’altronde, con Espanyol e Montevarchi accadeva lo stesso. Ma da qui al pensare che sia già ‘tutto sbagliato, tutto da rifare’ ce ne passa.

‘ANGOSCIA’ TWENTE. La Fiorentina deve avere paura del Twente? E’ bastato pescare dall’urna del sorteggio di Nyon gli olandesi per far dilagare un’angoscia immotivata. Sulla carta l’avversario è forse quello peggiore tra i papabili, ma resta comunque una formazione che ha un valore della rosa da 35 milioni di euro contro i 256 milioni di quella viola (fonte transfermarkt), il cui bomber è quel Van Wolfswinkel che a breve spegnerà 34 candeline e la cui ‘stella’, Tzolis, è un ala di 20 anni in prestito dal Norwich, con cui ha concluso all’ultimo posto la scorsa Premier League. Ha vinto contro il Cukaricki? Ma non scherziamo. Va inoltre contestualizzata anche la raffica di reti segnate dagli olandesi in amichevole fin qui, come il 4-1 inflitto ad un Bologna che ha disperato bisogno di rinforzi dopo le cessioni, o il 3-1 allo Schalke 04, appena tornato in Bundesliga dopo l’anno passato in B, così come il 5-1 al Dusseldorf, squadra di B tedesca, in un match di 105 minuti. Saranno sicuramente più avanti dal punto di vista atletico e fisico visto che l’Eredivisie è iniziata oggi, e che arriveranno alla gara del playoff con la Fiorentina (dando per scontato che non perdano il ritorno del preliminare dopo l’1-3 esterno al Cukaricki) con tre partite in più sulle gambe (due di Conference League e una di campionato). Rispetto sì, dunque, massima attenzione e possibilmente correggere qualcosa che non sta funzionando (giusto sottolinearlo, ma non esasperarlo), ma aver paura del Twente, reduce da un quarto posto in Olanda dopo anni di salvezze e retrocessioni, anche no.

COSA C’ENTRA LA ROMA? Fin qui l’estate della Fiorentina è stata un’altalena: disfattismo iniziale nei giorni del mancato riscatto di Torreira e dei dubbi su Italiano; entusiasmo per gli innesti di Jovic, Dodô, Mandragora e Gollini; attesa per gli sviluppi su Milenkovic (sempre più probabile che rimanga con rinnovo a 3 milioni di euro)e per puntellare la rosa con un centrocampista di inserimento e un difensore, due in caso di cessione lastminute del serbo. Nel contempo le dirette concorrenti della Fiorentina sono partite a rilento sul mercato, tra cessioni, perdite a parametro e malumori, salvo poi cambiare marcia. E non c’è dubbio che anche ciò abbia influito sull’umore generale. Con Wijnaldum, Dybala, Matic e forse Belotti, oltre a Celik, la Roma ha fatto un balzo in avanti notevole. Sarà da vedere come usciranno da questa estate Napoli e Lazio, oltre all’Atalanta. A chi fosse sfuggito, soprattutto a quelli de “l’americano sbagliato”, la politica di Roma e Fiorentina viaggia agli opposti: Dybala, ingaggio di 4,2 milioni di euro netti a stagione più bonus per tre anni; Wijnaldum, ingaggio da 5 milioni di euro netti; Matic prenderà 3,5 netti più bonus. A questi va aggiunto Mourinho, che ne guadagna 9 lordi. Queste cifre sono fuori parametro, ad oggi, per la Fiorentina, dato che solo questi quattro sopracitati andrebbero a rappresentare quasi la metà del fatturato. In soldoni, la Roma ha provato ad investire sul presente, anche in virtù di una situazione debitoria da sprofondo rosso (indebitamento finanziario netto adjusted della Società al 30 giugno 2022 pari a 370,1 milioni), mentre la Fiorentina sta provando a scalare le gerarchie del calcio italiano andando per gradi. Piaccia, o meno, tant’è, a proposito della pazienza di cui sopra. La recente storia del calcio ha detto che, negli anni di Prandelli, la Fiorentina arrivava sempre davanti alle milanesi che avevano i loro Dybala, Wijnaldum e Matic dell’epoca, così come accadde negli anni di Montella. La carta è una cosa, poi c’è il campo, che ancora deve emettere i primi verdetti.

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