Il gioco di Italiano è all’opposto rispetto alla ‘confort zone’ della Fiorentina. Per una stagione positiva, oltre alla riuscita del suo progetto di calcio, occorre una mano dal mercato
Più passano i giorni in ritiro a Moena e più ci si rende conto che non sarà immediato per Vincenzo Italiano trasmettere la sua idea di calcio alla rosa della Fiorentina, diametralmente opposta a ciò che si è visto negli ultimi anni a Firenze.
Questione di concetti diversi, vero, ma anche di organico. In primis, mancano ancora giocatori di prima fascia (o aspiranti tali) come Pezzella, Quarta, Castrovilli, Amrabat e Pulgar. Chi più chi meno, avranno tutti bisogno di tempo per assimilare concetti completamente diversi. Soprattutto, ci si augura che il gruppo che ad oggi ha a disposizione Italiano non sia pressoché identico a quello che ritroveremo ai nastri di partenza della stagione, il 22 agosto. Quando si farà sul serio.
Il calciomercato è ancora lunghissimo e sono tante le situazioni in bilico nella rosa gigliata. Soprattutto in uscita la Fiorentina deve risolvere al più presto le questioni attorno ai vari Lirola, Milenkovic, Pezzella, Pulgar, Callejon e Amrabat – quest’ultimo soprattutto per questioni tattiche –, oltre al rinnovo di Vlahovic. Tutti potenziali titolari (o quasi) il cui futuro è tutt’altro che definito. Oltre a ciò, occorrerà capire su quali seconde linee puntare e a chi rinunciare. Per questo il ritiro di Moena si sta rivelando particolarmente utile per l’ex mister dello Spezia, che sicuramente non si farà prendere da facili entusiasmi nel giudicare i singoli dopo amichevoli contro avversari di livello abissalmente inferiore.
Ma il mercato in entrata non potrà fermarsi al colpo Nico Gonzalez. Non si può passare dai quattro colpi individuati come base per la meteoritica Fiorentina di Gattuso all’acquisto di un singolo esterno per la definitiva versione di Italiano. Il ritardo in entrata per muovere il mercato in uscita e valutare quelli che fino a ieri erano esuberi è comprensibile. Ma resta un fatto incontrovertibile: salvo improbabili miracoli di Italiano, non ci si può aspettare enormi salti di qualità dallo stesso organico (più Gonzalez, meno due titolari come Ribery e Caceres) che si è salvato a due giornate dal termine del campionato.
Nel frattempo, si diceva, a Moena si assiste alla rivoluzione Italiano. Un vero martello il nuovo mister gigliato, impegnato a trasmettere i suoi interessanti concetti ‘simil-zemaniani’ al gruppo grazie a intensi allenamenti (uragani permettendo) e schiettezza dialettica.
La sfida più importante sta tutta qui. Riuscire a farsi capire e accettare dal gruppo gigliato. In caso di rivoluzione mancata, ci aspetta una stagione difficilissima. In caso di buona riuscita – per la quale è indispensabile anche un aiuto dal mercato (in primis un regista di centrocampo) -, Firenze potrebbe davvero tornare a divertirsi.
Di
Marco Zanini