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Dalla difesa del gruppo alla messa a nudo dei problemi. Ora la Coppa: ci sarà uno scatto d’orgoglio?

Da Iachini a Prandelli, la Fiorentina raccoglie figuracce. Ma se prima i giocatori venivano in qualche modo difesi, ora gli alibi sono finiti

Fine degli alibi. Parole dure e nette da parte di allenatore e direttore sportivo. I calciatori, dopo la figuraccia col Benevento, sono stati messi di fronte alle proprie responsabilità. Il cambio di guida tecnica non ha sortito effetti su una squadra priva di un mordente necessario per affrontare una partita di Serie A (e, in fondo, di praticamente ogni categoria calcistica). Da Iachini a Prandelli, il risultato è stato ancora quello di una Fiorentina senz’anima, oltre che senza idee, ovviamente senza gioco, terribilmente fragile. Quello che è cambiato, però, è stata la reazione post-partita. Non solo da parte dei tifosi, che pure, oltre a criticare l’allenatore, già da tempo si erano spazientiti nel vedere in campo calciatori che rendevano molto meno rispetto alle proprie possibilità. Ma anche da parte di società e allenatore.

A NUDO I PROBLEMI. Le parole di Pradè e Prandelli, del resto, hanno messo a nudo i problemi e le fragilità dei giocatori.Siamo distrutti psicologicamente ed emotivamente”, “tutti devono tirar fuori il senso di appartenenza”, “siamo delusi e amareggiati”, “forse per alcuni giocatori le aspettative sono troppo alte”, “non è un problema di sistema di gioco. Ci saranno discussioni aperte e sincere con i giocatori”. Concetti chiari, problemi enormi. Eppure, un discreto cambiamento rispetto al recente passato. Commisso e Pradè, così come Barone, avevano già più volte tirato le orecchie in maniera più o meno velata ai giocatori, ma Iachini e il suo staff avevano sempre scelto la strada della difesa del gruppo.Ottimo spirito, la squadra ha fatto la partita che doveva fare sul piano del dominio del gioco“, aveva detto Beppe dopo l’ultima a Parma. “Abbiamo creato tre-quattro situazioni importanti per fare gol all’inizio. Avevamo cominciato con l’atteggiamento giusto, poi purtroppo c’è stato questo lancio lungo, con un errore dietro, che ha aperto il campo al vantaggio della Roma”, le frasi invece post-Olimpico. Si ricorderanno anche i concetti di Carrillo dopo il Padova (“Ottima prestazione”), ma anche le tante parole del tecnico ascolano sul ricordo di quella che era stata la miglior difesa della scorsa stagione e sui tanti inghippi di questo inizio di annata, tra Nazionali e infortuni. Tutto vero, ma concetti che hanno in definitiva dato diversi alibi alla squadra. Quel vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, anche di fronte alle evidenze, non ha pagato. Adesso, si è deciso di cambiare strategia. Mettendo schiettamente in faccia la realtà. Del resto, poco altro si poteva fare. Poco importa, a questo punto, se Prandelli ha avuto il gruppo al completo da venerdì, o se Bonaventura e Ribery si sono infortunati tra riscaldamento e primo tempo, con un Callejon ancora ai box e un Pezzella recuperato in extremis. Inaccettabile vedere una Fiorentina come quella di domenica.

NON SI SALVA NESSUNO. I calciatori, dal canto loro, avevano già manifestato a parole, più volte, di mal sopportare delle critiche ritenute forse eccessive in alcuni momenti del recente passato. Ora però non si salva nessuno. I tifosi chiedono a gran voce una svolta, così come la società e l’allenatore. La classifica è ora pericolosa, l’incubo di ritrovarsi ancora invischiati nella lotta per non retrocedere sempre più concreto. Una situazione non certo semplice per un gruppo estremamente fragile, incapace fin qui di rialzare la testa alle difficoltà. Prima di San Siro, prossimo match di campionato, c’è però la Coppa Italia. Dentro o fuori, mercoledì, contro l’Udinese in Friuli.

REAZIONE O BARATRO. Arriverà una reazione? I calciatori, punti nell’orgoglio e messi di fronte a tutte le loro fragilità, sapranno dare una risposta diversa? Se non nelle idee di gioco (per quelle ci vuole tempo, è vero), quanto meno nell’atteggiamento, nella voglia di rappresentare la Fiorentina e Firenze? Negli scorsi mesi e negli scorsi anni, in momenti del genere, la spinta dei tifosi, le critiche accese e talvolta anche qualche incontro serrato furono decisivi. Ora anche la lontananza della tifoseria causa Covid, senza che ad esempio una bordata di fischi al Franchi possa far svegliare il gruppo, rende forse ancor più complicato il momento. Ma giocare come domenica, o peggio, farebbe ancor più cadere nel baratro. A Udine urgono risposte, tra l’altro un mese (e quattro partite) dopo l’ultima vittoria proprio contro i bianconeri. Quel 25 ottobre, al Franchi, i viola rischiarono di essere rimontati due volte, soffrirono parecchio ma alla fine arrivarono i tre punti. Mercoledì una gara da dentro o fuori, nel momento più duro della stagione. Per uscirne con un risultato positivo, servirà un atteggiamento parecchio diverso da quello visto contro il Benevento.

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