La vittoria con il Cagliari è stata come il classico refolo di vento in una torrida giornata estiva: un qualcosa che procura un momentaneo piacere, ma che non cambia la sostanza delle cose. Nel caso della Fiorentina, i tre punti all’ultimo respiro contro i sardi avvicinano la zona Europa, adesso a -7, ma non scalfiscono le valutazioni che da diverse settimane circondano Firenze e non solo. Discussioni su una frattura insanabile tra pubblico e tecnico (quella con la società si era già consumata da tempo),manifestata dal dissenso e da cori palesi dopo la sostituzione di Bernardeschi. Un clima pesante anche nei confronti di una squadra che si sta trascinando alla fine di un percorso.
Ed ecco allora che, in una tale situazione, laddove tutti aspettano la fine per prendere le proprie strade e i propri percorsi, un po’ come nelle ultime due settimane di scuola di uno studente medio, programmare il futuro diventa essenziale. Anticipare le mosse, iniziare a gettare le basi per quello che verrà. Prendendo come esempio e spunto quello che è stato (in positivo e in negativo), imparandone la lezione e andando oltre. Una programmazione che può essere racchiusa in tre mosse:
1) Questione Bernardeschi: nel weekend lungo della Fiorentina sul talento di Carrara ne sono state dette tante. Dalla volontà di renderlo simbolo del progetto, al fatto che una società non si possa identificare in un giocatore (Cognigni). Dalla clausola come prezzo di vendita (Paulo Sousa), alla clausola come blindatura (Pantaleo Corvino). Per finire lo stesso Federico, ieri al Viareggio, ha parlato di presente, ma allo stesso tempo ha ribadito il desiderio e il piacere di indossare la fascia da capitano della Fiorentina.
Proprio intorno a Bernardeschi si decide tanto del futuro della Fiorentina: blindarlo, adeguandoli il contratto o rinnovandolo con ingaggio da top player significa dare un indirizzo e un’ impronta. Costruirgli intorno una squadra competitiva la garanzia migliore per trattenerlo di fronte agli assalti di Inter e Juventus su tutti.
La Fiorentina, ripartendo e facendo tesoro dei propri errori, deve comprendere che il discorso plusvalenze può valere per determinati giocatori (Alonso, Kalinic ecc), ma può avere un’eccezione per ragazzi come Federico che rappresentano i fiori all’occhiello del proprio settore giovanile. Gli uomini immagine a cui legarsi, affettivamente e tecnicamente, in un calcio di zero passioni e di molta contabilità.
2) Nuovo allenatore: consumata l’esperienza Paulo Sousa, dal calore alla freddezza, il nuovo corso tecnico dovrà ripartire da un profilo condiviso e da basi solide. L’identikit italiano (l’ultimo nome spuntato fuori è quello di Mazzarri) è una soluzione giusta per non pagare lo scotto dell’adattamento al nostro campionato, l’identikit del tecnico attento alla fase difensiva una novità e un cambio generazionale importante dopo anni di grande predilezione del possesso palla ma di carenze nella fase di non possesso. L’identikit aziendalista o giovane un rischio, speriamo noi calcolato. Perché, per esempio, se dovesse arrivare Leonardo Semplici, bisognerebbe avere le spalle larghe per proteggere eventuali passi falsi, non la ricerca del tutto e subito.
3) Nuovo stadio: infine il discorso relativo al nuovo stadio. La presentazione in pompa magna di Venerdì è stata realmente un punto di non ritorno, come testimoniato dal Sindaco Dario Nardella. Ma come in ogni storia in salsa italiana, soprattutto quando si parla di burocrazia e grandi infrastrutture, a ogni notizia positiva corrisponde un brusco passo indietro, una brusca frenata. Come riportato ottimamente dai colleghi del Il sito di Firenze infatti, alla notizia della trattativa tra Toscana Aereoporti e Unipol per la cessione del terreno di Castello fa da contraltare la difficoltà della Fiorentina di trovare investitori che aiutino a finanziare i 420 milioni previsti per la costruzione del nuovo stadio. Ed ecco quindi che il problema che pareva l’ostacolo più difficile diventa invece la situazione che si può sbloccare più facilmente.
Un intoppo non da poco che però, al di là delle visioni ottimistiche e pessimistiche, non deve far allontanare dal concetto chiave: La realizzazione del nuovo stadio è lo spartiacque tra vivacchiare (o comunque questa impostazione vista, apprezzata o meno negli ultimi anni) e rilanciare, tra partecipare e provare a essere protagonisti, competere con le altre grandi per grandi obiettivi.
Avere la certezza che dal 2021 (tempi permettendo) si potrà cambiare per il meglio non è una semplice speranza ma l’auspicio di un New Deal viola. Il tutto a patto che in questi anni ci si concentri, comunque, su altre trattative e tavoli paralleli: da un punto di vista istituzionale ci sarebbe da combattere in Lega per un’equa distribuzione dei diritti televisivi o per una ripartizione che tenga conto anche dei piazzamenti; da un punto di vista tecnico il concentrarsi sul potenziamento continuo della rosa, magari con un occhio ai propri giovani, nella convinzione che anche in un regime di autofinanziamento, con la conoscenza del calcio e delle sue dinamiche, si possono comunque trovare giocatori importanti.
Il principio base dell’economia, del resto, non è solo spendere, ma sapere spendere bene.
Di
Duccio Mazzoni