Nonostante la pandemia continui e i morti siano a centinaia ogni giorno qualcuno continua a spingere per ripartire. Senza pensare al domani, ma solo ad alcuni interessi
Che il virus abbia iniziato a far meno paura non lo dicono solo gli esperti. Si respira sempre meno sconcerto dinanzi ai bollettini che ogni giorno spazzano via centinaia di vite. Tanto che il dibattito si è ormai spostato da giorni sulla ‘fase 2’ e sul come ripartire. Nel calcio, a dir la verità, è da tempo che sul come e quando ripartire si sta discutendo. Senza trovare, ovviamente, soluzioni. Ed anche le dichiarazioni degli addetti ai lavori hanno via via assunto toni diversi.
TOCCHERA’ AI MEDICI. Nelle scorse settimane si ripetevano in coro i dirigenti del calcio: ‘decideranno i medici quando dovremo ripartire’. Tranne qualcuno che, dinanzi alla possibilità di vincere il titolo per la prima (e forse unica) volta in una vita, non fa altro che insistere da giorni sulla necessità di ripartire. Ma quando ieri, Rezza, presidente dell’istituto superiore di sanità e non il primo tuttologo del web, ha espresso parere negativo, seguito ai ripetuti no da parte del ministero della salute e dello sport già arrivati nel corso delle passate settimane, apriti cielo. E allora…
INTERESSI. Arturo Diaconale e la sua Lazio (anche se continua a parlare a titolo personale rappresenta la società biancoceleste essendone il responsabile della comunicazione) continuano a dare del tifoso ad un medico, mentre c’è chi come Cellino parla di ‘raglio d’asino’ riferendosi a Lotito e minaccia: “Io non manderò in campo il mio Brescia se si ripartirà”. D’altronde lo si è capito: ci sono troppi interessi in ballo. Economici, in primis. Anche se lo sono di tutti i club del calcio. Dai più grandi, che fanno i conti con perdite multimilionarie, ai più piccoli, che non sanno come sopravvivere e dare stipendi di qualche migliaia di euro ai propri tesserati. E se qualcuno non lo avesse ben compreso, per far sì che ci possa essere una ripresa servirà che tutti pensino ed agiscano in maniera unita e collettiva, e senza personalismi. Come va ribadendo da settimane Rocco Commisso, per esempio, che da quando è sbarcato in Italia ha subito detto che un calcio dove vince sempre la stessa squadra non attrae e che vorrebbe migliorare il sistema calcio aprendolo a mercati stranieri, così come favorire la creazione di nuovi stadi. Per tutti, non solo per la sua Fiorentina. E poi ci sono gli ‘interessi di borgata’. D’altronde, la Lazio, ha una opportunità storica, mentre altre società sono in lotta per i soldi delle coppe europee ed altre per non retrocedere e chi reclama
PER LA GENTE E’ NO. E poi c’è la gente. Quella per cui il calcio esiste. O meglio dovrebbe esistere. Basta vedere i sondaggi per capire di che umore sia il popolo. Anche nel nostro.Gli utenti di LaViola.it che hanno detto la loro si sono espressi con percentuali bulgare: per oltre il 70% si dovrebbe annullare questa stagione e pensare alla prossima. Non solo perché volendo giocare per forza si sacrificherebbe anche l’annata 20-21, ma soprattutto perché continuano a morire persone, che non sono numeri. Senza neanche la possibilità per i familiari di poter dare loro un ultimo saluto. Come bestie. Come si possa pensare che in questo momento storico interessi un Brescia-Atalanta, due città in cui i morti sono stati migliaia, non si sa. Come si possa anche solo anteporre un singolo interesse economico alla decenza di far buon viso a cattiva sorte, è semplicemente inspiegabile. Trincerarsi dietro ad un ‘prima di tutto la salute’ non basta più.
RISCHIO BOOMERANG. Evidentemente, chi spinge per ripartire, non ha compreso la gravità della situazione, e si conferma come lontano dal suo ‘fruitore’, ovvero la gente. Ma non solo. Con la disputa ‘rusticana’ sul come e quando ripartire si rischia di protrarre solamente la discussione senza arrivare mai a niente. Così facendo la ripartenza scalerà sempre negli ordini del giorno. Commisso lo va ripetendo da giorni: “Il calcio deve ragionare a lungo termine. Non solo sull’oggi”. Cosa che invece, in molti, stanno purtroppo facendo senza pensare che così renderanno anche il prossimo campionato un rebus da organizzare solo last minute. Se poi si mettono in dubbio i pareri di medici perché tifosi di squadre avversarie, allora, si dimostra di non aver capito niente.
GLI ALTRI. D’altronde ci saranno dei motivi se altri sport hanno già preso le loro decisioni sull’annullamento della stagione 2019-20 iniziando già tutti assieme a lavorare sul futuro. Anche perché, se ci dovessero essere nuovi contagi per un calciatore o un dirigente o un ‘semplice’ membro dello staff di una società, si rifermerebbe tutto. Senza, a quel punto, possibilità di ripartire e con un futuro da riscrivere da zero con tempi lunghissimi. Rischio che non è neanche così difficile da avverarsi. Non è utopia, o profezia, ma un aspetto da calcolare, e non da ignorare.
Di
Gianluca Bigiotti