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Dal ‘non ho mai licenziato nessuno’ di Rocco all’esonero. Un finale che fa male, tra mille alibi e scuse ma con un epilogo inevitabile

Vincenzo Montella è stato sollevato dall’incarico. Tra scusanti, alibi e incongruenze, il finale fa male. Ma era pressoché diventato inevitabile

Non poteva andare diversamente. Vincenzo Montella non è più l’allenatore della Fiorentina. Non tanto per la sconfitta con la Roma, ma per un trend che sembrava difficilmente rimediabile. Perché in campionato la vittoria manca da una vita, e perché le prestazioni sono state altamente insufficienti. Da quel finale di partita contro la Lazio si è interrotto anche il cammino fatto di alti e bassi, con un percorso disarmante e avvilente di prestazioni in serie che hanno visto passeggiare Cagliari e Verona, vincere il Torino, il Lecce, la Roma e solo grazie ad un miracoloso gol di Vlahovic rimediare un punto contro l’Inter. Molte colpe sono di Montella. Ma non tutte.

ALIBI L’aver dovuto lavorare senza poter fare una preparazione atletica adeguata tra viaggi in America a temperature folli non ha favorito il lavoro. E non è un caso se la squadra da diverse settimane dal punto di vista atletico e fisico è in emergenza costante non dando mai la sensazione di poter mettere sotto gli avversari, o quantomeno giocandosela alla pari per tutti i 90 e più minuti di gioco di una partita. E se è vero che durante le varie settimane si sarebbero anche potuti fare richiami di preparazione, è altrettanto vero che la rosa composta da pochi elementi veramente all’altezza non ha agevolato questa possibilità. Tanto che in mezzo al campo Pulgar ha dovuto fare più il maratoneta che il cervello del gioco. Il fatto che la dirigenza abbia potuto lavorare sul mercato in 40 giorni, come detto più volte dal ds Pradé, è un altro alibi. Ma non tale da giustificare quanto accaduto negli ultimi due mesi. Gli infortuni non gli hanno dato una mano. E’ vero che con Pezzella al meglio, Caceres (dopo l’infortunio con la Lazio è stato disastroso il suo rendimento), Ribery e Chiesa al meglio (o quantomeno disponibili), e Badelj al top la Fiorentina sarebbe potuta essere più competitiva. Ma al di là di pestoni, falli gratuiti, e gomitate in faccia che hanno messo ko i calciatori più forti a disposizione di Montella, è anche vero che in primis spetta ad un tecnico portare al top della forma un calciatore, e che se c’è un’idea di gioco, o almeno compattezza e organizzazione, i risultati possono arrivare lo stesso. La rosa del Verona, o del Lecce, è forse meglio di quella viola anche senza qualche top player (sempre che si possano definire tali)? Almeno fare punti contro Hellas e Lecce non sembrava chiedere la luna.

SPOGLIATOIO E RENDIMENTO E’ innegabile come non ci sia mai stata un’idea di gioco, e che fatta eccezione per un paio di partite ben giocate, come quella col Milan o contro la Juventus, molte altre prestazioni siano state orrende. E il carattere non è mai piaciuto. Troppo molle, in tantissime occasioni la Fiorentina. E troppo spesso anche fin dal fischio d’inizio di gara. L’aspetto della grinta è stato sempre un suo difetto. Lo si era già visto l’anno scorso quando non riuscì mai ad evitare lo sprofondo in cui era piombato quello spogliatoio. Anche nel primo ciclo qualcuno aveva avanzato questo dubbio. E non può essere un caso se ogni volta che la Fiorentina si presentava ad una gara importante, da dentro o fuori, spesso la sbagliava. Già da Verona, dopo quella disfatta indecente di Cagliari si era capito che qualcosa nello spogliatoio non stava andando nella giusta direzione. I malumori di Chiesa e Boateng, la reazione di Sottil, quelle di Ribery, e i vaffa che si son visti tra i calciatori stessi a Torino col Toro erano altri segnali che Montella stava avendo dei problemi grossi nel gestire le situazioni di spogliatoio.

COSI’ FA MALE Anche se non sono tutte sue le responsabilità di questa situazione, i numeri parlano chiaro. Da quando è tornato a Firenze è stato un disastro: 27 partite, 6 vittorie, 7 pareggi, 14 sconfitte. Ed anche il mantra ripetuto dall’aeroplanino sugli obiettivi che si era posta la società ad inizio stagione è crollato dinanzi all’ultimo ko. Montella non era più difendibile. Ma l’epilogo, che sembrava ormai inevitabile da qualche settimana, fa male lo stesso. Gli scettici non lo volevano già da quando tornò al posto di Pioli. Ma nelle speranze dei più c’era la voglia di tornare a vedere quel calcio divertente che si era visto nel primo ciclo Montella. Ed anche il più pessimista avrebbe fatto fatica ad immaginarsi che a Natale, la Fiorentina, si sarebbe ritrovata in peggiori condizioni di quelle in cui si trovava al termine della stagione passata. Purtroppo questo è successo, e il ‘non ho mai licenziato nessuno nelle mie aziende’ di Rocco Commisso, che ha voluto dare una chance di dimostrare il proprio valore all’ormai ex tecnico viola, è col senno di poi stato un errore. E dagli errori si impara, cosa più che normale per una proprietà che è arrivata nel calcio da meno di sei mesi e che deve ancora far pratica con cosa sia il calcio italiano. Ma non cambiare sarebbe stato una sorta di accanimento terapeutico, anche nei confronti di un allenatore che ormai non poteva appigliarsi più a nessuna scusa. E adesso il cambio di rotta. La speranza è una sola: che stavolta la scelta si riveli azzeccata.

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