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Dal ‘gioca gioca’ di Iachini all’ordine di Prandelli: fragilità e orgoglio nel girone di andata

Un gruppo in difficoltà e 21 punti al giro di boa: resta il peggior risultato post fallimento, eguagliata la scorsa stagione. Ma la Fiorentina riparte dalla vittoria degli ultimi due scontri diretti

Bilancio del girone di andata su La Nazione. Giro di boa con vista sull’undicesimo posto, non granché ma neanche male per come ad un certo punto si era messa la classifica, che da quando la Fiorentina è fallita (2002) ha rischiato di essere in assoluto la peggiore dopo il girone di andata. Ora è sempre la peggiore, ma almeno a parimerito, e comunque sono arrivate le vittorie negli scontri diretti contro Cagliari e Crotone: buon segno davvero, dopo i molteplici esempi di fragilità che la squadra aveva mostrato negli incroci pesanti al Franchi (Sampdoria, Benevento, Genoa, Bologna).

IL GIOCA-GIOCA DI IACHINI. E’ rimasto il simbolo sonoro del mancato decollo, che poi si è appiattito in una ricerca ossessiva di concretezza declinata nel 3-5-2. Lo stesso al quale si è poi affidato Prandelli. Volendo trovare almeno sul campo una logica di quello che è successo, va riconosciuta a Iachini la ricerca della maggiore redditività possibile: concentrazione esasperata in chiusura e velocità nelle ripartenze. Certo che rispetto a Prandelli, Iachini aveva un’arma in più (Chiesa) ed era più semplice guadagnare metri per alzare la squadra senza il faticoso tran tran dei passaggi vagamente verticali. I problemi di Iachini sono stati essenzialmente due: il peso insostenibile della critica che si aspettava un’evoluzione del gioco (la sconfitta a Roma è stata la più disarmante) e la sensazione che il gruppo non seguisse più la filosofia essenziale dell’allenatore.

I TENTATIVI DI PRANDELLI. Il ritorno in panchina dell’allenatore più vincente della storia viola ha nuovamente alzato le aspettative. Prandelli è partito con la difesa a 4 e ha provato ad alzare la posizione di Ribery, puntando sugli inserimenti delle mezz’ali. Un punto nelle prime quattro partite lo ha convinto che fosse il caso di cambiare e dopo la sconfitta a Bergamo (0-3) la squadra si è ritrovata in ritiro. Lì un confronto con i giocatori ha convinto Prandelli che sarebbe stato meglio ritrovare alcune certezze: difesa a 3, centrocampo più denso, baricentro basso e metri guadagnati attraverso le ripartenze. La squadra si è ripresa contro Sassuolo e Verona e poi… la clamorosa vittoria a Torino contro la Juve, 3-0, sembra ancora incredibile. Poi però la Fiorentina rischiò di perdere la domenica successiva nella sfida interna contro il Bologna. Maledetta discontinuità. Poi altre 3 sconfitte in 5 partite. Ma anche 2 vittorie negli scontri diretti ed è da lì che la Fiorentina riparte.

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