La delusione e l’attesa per le infrastrutture, i soldi da investire e l’obiettivo ‘parte sinistra’ della classifica
Non fa proclami, sceglie il low profile, Rocco Commisso, nel passaggio tra la sua prima annata alla Fiorentina e la prossima stagione che partirà a breve. Dal ‘fast, fast, fast’ e il grande entusiasmo di 12 mesi fa, con l’annata di transizione che doveva essere seguita da una stagione con il chiaro obiettivo europeo e da un percorso verso trofei e ‘Top 20 mondiale’, ad una crescita graduale: per il prossimo campionato l’obiettivo è la parte sinistra di classifica, con la “speranza di fare dal 9° posto in su”, come dice il presidente viola. Il che vuol dire migliorarsi, senza sbilanciarsi però a parole su posizioni europee.
‘LAVORO STRAORDINARIO’. Anche perché, numeri alla mano, Commisso difende il suo primo anno. “Perché in Italia i giornali non dicono la verità, ovvero che abbiamo fatto un lavoro straordinario? Nessun presidente in Italia ha fatto i risultati che ho fatto io al primo anno”, dice il presidente viola, citando Lotito, De Laurentiis, Percassi, Saputo, Cairo e Squinzi. Più i Della Valle. Certo, alcuni di questi paragoni non sono stati presi proprio benissimo dalla tifoseria, che proprio per l’entusiasmo portato da Rocco un anno fa di questi tempi speravano di poter sognare, almeno per la seconda stagione, qualcosa di più. Ma al di là delle parole (stavolta, appunto, scelto il basso profilo invece degli obiettivi europei dichiarati apertamente fino a qualche tempo fa), dovranno essere i fatti a parlare. Dopo un decimo posto di rincorsa che non può certo esaltare la piazza, e la conferma di Iachini che da un lato premia gli evidenti meriti del tecnico, ma dall’altro divide l’opinione dei tifosi.
LA DIFESA DI IACHINI. “Quando un professionista ottiene tutti i risultati chiesti, è giusto tenerlo: non capisco davvero chi lo critica”, commenta il presidente viola, citando anche il sondaggio di LaViola.it che vedeva i tifosi divisi (55% favorevole) sulla scelta di confermare Beppe. “Ma conoscendo Firenze, quel 45% che è contrario avrebbe in testa 5-10 nomi diversi. Quindi credo che la scelta di tenere di Iachini è concordata con la grandissima maggioranza dei tifosi fiorentini”. Allora, tutti con Iachini, che ha risollevato la squadra, ha ricreato un gruppo di lavoro positivo e ha riportato la Fiorentina, dopo 35 punti in 23 gare tra campionato e coppa, in una posizione quanto meno dignitosa. Il tutto prendendo i viola in corso d’opera e con la pandemia e il campionato ‘compresso’ che certo non hanno permesso di lavorare al meglio. “Vorrei vedere più gioco”, ha anche aggiunto Commisso domenica sera. Ecco lo step che è chiamato a fare Beppe: ci riuscirà? Riuscirà a far esprimere alla sua squadra un calcio piacevole, al di là di buoni risultati e di una difesa tornata solida?
CHIESA. I dirigenti, anche per questo aspetto, avevano sondato il terreno anche per altri allenatori, Di Francesco su tutti. Poi Commisso ha scelto la strada della continuità. Ora, con Beppe, sarà programmato il mercato: a breve è atteso un vertice con Barone, Pradè e lo stesso Rocco che darà il via alle strategie. Prima ci sarà da capire chi sarà da confermare tra i giocatori in rosa (e come al solito dovrà essere fatto un gran lavoro di ‘sfoltimento’), poi saranno diversi i casi ‘caldi’ da risolvere entro breve. In primis Chiesa, sul quale Commisso è stato chiaro: se vuole andar via, che porti i soldi richiesti. Rapporti ottimi, sì, ma anche matassa difficile da districare: chi è disposto ora a spendere 60-70 milioni? E se Federico volesse restare, dovrebbe rinnovare: ma a che cifre? Lo stesso Rocco, tra l’altro, non ha mai citato ultimamente l’eventualità di allungare il contratto (men che meno ai parametri di stipendio di Ribery, come era venuto fuori mesi fa).
INVESTIMENTI. E poi Milenkovic, Vlahovic e gli altri rinnovi da discutere. Più chi eventualmente chiederà esplicitamente di esser ceduto. Chiaro che Commisso vorrebbe essere in prima persona per risolvere le varie situazioni e programmare il futuro, ma dovrà ancora dirigere le operazioni da lontano. Nel summit dovrebbe uscire poi anche il budget per il mercato: “E’ vero che i soldi non sono un problema, ma questo non vuol dire che li butti via. I soldi sono da investire nel centro sportivo e nello stadio, e li abbiamo investiti per rinforzare la squadra a gennaio. Ad oggi ho portato in Italia 200 milioni cash, più 70-80 milioni per il mercato di gennaio. Ma non voglio perdere 50 milioni a stagione, al di là del Fair Play Finanziario”. L’impressione chiara, come ha ribadito lo stesso presidente viola settimana scorsa, è che l’impegno economico per il rinforzamento della squadra vada di pari passo con la possibilità di realizzare il centro sportivo e soprattutto lo stadio. Due progetti determinanti per Commisso, rimasto deluso in questi mesi per molti freni posti alla sua voglia di investire in Italia.
INFRASTRUTTURE… E CRESCITA. “Speriamo che non ci siano altri problemi di tipo archeologico e che non distruggano il progetto”, ha aggiunto Rocco sul centro sportivo, lanciando un messaggio diretto che sa di ‘minaccia’: “Se le cose non andranno come voglio io e i costi saranno superiori, può darsi che l’investimento su Bagno a Ripoli non ci sarà, come è successo con la Mercafir. Io so come negoziare e se le cose non sono giuste posso rifiutarmi. Posso anche andare via e non fare nulla a Bagno a Ripoli”. Mentre da Roma per lo stadio Commisso aspetta novità sull’emendamento presentato da Renzi, anche se dalle sue parole si capisce bene quanto sia rimasto deluso da politica e burocrazia in un anno in Italia. “Con la mano destra lavoro per le infrastrutture, con la sinistra per la squadra”, ha spesso ripetuto il presidente viola. Già, le cose possono andare avanti parallelamente. E, nel frattempo, si può riuscire a fare bene calcio anche senza spese folli. Ci vogliono idee giuste e programmazione. Come hanno fatto, ad esempio, Atalanta e Lazio, due delle società citate da Commisso non certo lontanissime (anche negli anni scorsi, quando hanno iniziato i percorsi europei) dal fatturato della Fiorentina.
Di
Marco Pecorini