Como, Pisa, Sigma Olomouc in Conference e Roma. Un filotto di 4 partite in cui serve un deciso cambio di rottaper la Fiorentina e per Pioli
Senza che nessuno si offenda, o che parli di eccesive critiche e/o disfattismo, dopo due mesi di lavoro con Stefano Pioli ci si aspettava che la Fiorentina fosse decisamente più avanti. Non tanto nei punti, che a volte possono anche non arrivare nonostante i meriti, quanto in gioco e identità.
DUBBI. Cosa rimane delle prime cinque partite ufficiali disputate dai viola? Molti dubbi e perplessità. Da quello che doveva essere un esame per capire quanto gap ci fosse con una big del campionato come il Napoli la Fiorentina ne è uscita con le ossa rotte. Non si è visto idee né ritmo in mezzo al campo, scarsa produzione offensiva se non negli ultimi 15’ di partita e voragini dietro. Tanti singoli in disarmante difficoltà, alle prese con compiti tecnico/tattici con cui non hanno dimostrato dimestichezza. Non c’è neppure l’alibi del mercato last minute, che altri suoi predecessori hanno avuto. Il primo giorno in cui Pioli è diventato allenatore della Fiorentina c’erano già 10/11 dei titolari che hanno giocato dal 1’ col Napoli. L’unico arrivato dopo è Sohm, comunque a disposizione da due settimane prima del primo incontro ufficiale della stagione.
FILOTTO. C’è tempo per raddrizzare la rotta, ma neanche poi più di tanto. Il rischio di disperdere quell’entusiasmo che si era creato in seguito all’arrivo di Pioli c’è. Dopo il tonfo col Napoli arrivano in rapida successione Como, Pisa, Sigma Olomouc in Conference e Roma. Un filotto di 4 partite in cui serve un deciso cambio di rotta per non dover rivedere al ribasso le proprie ambizioni (sbandierate, tra l’altro, dai protagonisti stessi, Pioli su tutti). Alla prossima sosta, che arriverà dopo il match con la Roma, saranno andate in archivio 9 partite ufficiali e saranno ormai tre mesi che il tecnico lavora con questa rosa. Un lasso di tempo sufficiente (o almeno così ci pare) affinché un allenatore dell’esperienza e dello status di Pioli sia in grado di dare gioco e identità alla sua squadra, o in caso di porre correttivi a situazioni che non stanno funzionando. Altrimenti, tanto valeva affidarsi al giovane allenatore emergente di turno.
Di
Gianluca Bigiotti