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Dal comanda Firenze alla preoccupante abitudine alla mediocrità. La sosta aiuta solo Pioli

Spesso la sosta per le nazionali, soprattutto in una città in cui la maglia azzurra è storicamente tutt’altro che al centro dei pensieri, è stata una pessima notizia. Per chi vive di pane e Fiorentina, d’altronde, non potrebbe essere altrimenti. Non sempre tuttavia è stato così. C’è stato anche un momento in cui andare a riposo per due settimane è stato motivo di felicità. Riferimento al primo semestre di Sousa quando la pausa della Serie A coincideva con la Fiorentina prima in classifica ed i sogni di gloria pervadevano una città intera. Gli striscioni comanda Firenze, ed i cori salutate la capolista, sono ormai solo un lontano ricordo. E neanche poi troppo esaltante, visto l’epilogo di quella che era partita come una splendida cavalcata e si tramutò in pessima e costante decaduta. Guardare oggi la classifica, invece, non fa altro che deprimere tutto l’ambiente.

La sconfitta contro il Chievo ha mandato al riposo la Fiorentina con un clima di sofferenza misto ad indifferenza piuttosto preoccupante. L’andazzo intrapreso da questa squadra, capace di mettere a referto solamente 7 punti in 7 giornate, e di essere la seconda peggior Fiorentina degli ultimi 15 anni, non scalda i cuori ma neanche gli animi. Peggio di questa Fiorentina aveva fatto quella del primo Mihajlovic, che però venne duramente contestata dalla tifoseria ad inizio anno. Per non parlare delle insurrezioni popolari di anni addietro arrivate in momenti anche migliori rispetto a quello attuale. Non è questo il caso. Quasi come si fosse ormai creata una condanna ed una preoccupante abitudine alla mediocrità. In una piazza, quella viola, che del vanto di se stessa ha sempre fatto la sua natura. E la sua forza. Tanto da far apparire questa sosta del campionato quasi come una nota positiva, e non per cullarsi su quanto di buono fatto ma perché almeno, per due settimane, non ci saranno pomeriggi o serate di sdegno e/o sofferenza per prestazioni disarmanti come quella di Verona col Chievo. Non certo una corazzata. Abituarsi alla mediocrità sarebbe la rovina della Fiorentina e di Firenze. Perché i mezzi ed i materiali a disposizione già non sono eccelsi. Se venissero meno anche supporto e passione, anche nelle difficoltà, allora i rischi di fare harakiri aumenterebbero in maniera disarmante. Fiorentine migliori sono precipitate nel baratro. La storia è lì a testimoniarlo. Eppure vivacchiare era proprio ciò che voleva evitare questa proprietà. O meglio quella proprietà. Perché questa ormai è latitante da mesi e ogni volta che torna a parlare di Fiorentina non fa altro che destabilizzare ulteriormente un ambiente sempre più disamorato.

La sosta viene in aiuto solamente di Stefano Pioli. Anche il tecnico viola è iniziato a circolare su vari banchi degli imputati. Ed in queste due settimane di tempo per pensare a come rivoluzionare la sua Fiorentina ne avrà. Il cuore non basta più. La conferma ogni volta dell’amore da parte dello stesso tecnico per la maglia gigliata non è più un alibi. I profeti in patria non hanno avuto mai grande successo se non accompagnati dai risultati. E adesso anche lui dovrà invertire la rotta. Dopo la sosta Udinese in casa e Benevento fuori. Un doppio match più che agevole sulla carta. Che però rischia di diventare quasi tragico in caso di passi falsi. Non certo impossibili visti i recenti chiari di luna.

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