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Dal bastone alla carota: la Fiorentina cambia ‘strategia’. Non è il tempo della ‘resa dei conti’, ma serve una via d’uscita dalla crisi

Dalle parole di Pradè e Commisso al discorso post-Parma di Barone, la linea è cambiata. Arriverà il tempo delle decisioni: ora la società punta sulla ricerca di unità

Arriverà il tempo di tirare una linea e trarre un bilancio di questa stagione. E sarà un momento fondamentale per capire che strada intraprenderà la prossima Fiorentina. Ma non è adesso il tempo dei ‘processi’. Serve, invece, incoraggiare un gruppo fragile a tirarsi fuori dalla palude. Questo il concetto che passa da casa viola dopo aver visto da molto vicino il baratro, prima di quell’autogol al 94′ di Iacoponi contro il Parma. Le parole di Joe Barone a caldo dopo la partita, chiaramente di concerto con Commisso, vanno in questa direzione: serve aggrapparsi a quella reazione più di nervi che di idee, a quella sconclusionata follia nei minuti finali contro i gialloblu, e non dare adesso colpe alle tante componenti che hanno portato ad una situazione che resta parecchio complicata.

DAL BASTONE ALLA CAROTA. Dal bastone alla carota, insomma. La Fiorentina cambia ‘strategia’. Perchè dopo Udine Pradè aveva usato superlativi parecchio decisi nei confronti dei giocatori (“sono incazz…”), mentre lo stesso Commisso aveva suonato la carica prima della Roma utilizzando toni forti e facendo passare chiaramente il messaggio anche a stampa e tifosi (‘ho sempre difeso tutti, ma non so fino a quando potrà farlo se le cose continueranno così’, il pensiero di Rocco che trapelava). Adesso, invece, dopo quel 3-3 che evidentemente ha dimostrato alla società che qualcosa a cui aggrapparsi c’è, la linea è cambiata. Con Barone che ha invitato all’unità, che ha in qualche modo ‘coccolato’ la squadra invece di ‘strigliarla’ ancora.

LA LINEA DI PRANDELLI. “Barone è stato preciso, bravo, ha toccato le corde giuste con i giocatori. Ha detto che alla fine abbiamo portato a casa un punto che volevamo, qui c’è una famiglia in cui la proprietà è vicina alla squadra”, ha commentato Prandelli domenica. Lo stesso allenatore, del resto, era già passato nelle scorse settimane dalla messa a nudo dei problemi, da messaggi più o meno diretti ai giocatori (ultimi quelli a Castrovilli ed Amrabat, ma anche sulle “aspettative troppo alte per qualche giocatore”, nei mesi scorsi) alla difesa di un gruppo tornato unito. Anche dopo errori pesantissimi come quello di Milenkovic a Udine.

FRAGILE. Del resto, questa squadra estremamente fragile ha dimostrato di giocare con ancor più paura se messa sotto pressione. Così adesso si è scelta la strada del ‘fortino’. Con Prandelli che già un paio di volte ha fatto riferimento alle ‘negatività’ esterne, mostrandosi poi anche insolitamente nervoso in tv nel post-gara di domenica. Vedremo se sarà la strada giusta. Mentre nel frattempo anche la carica esterna dei tifosi non ha avuto grande effetto: la Fiorentina, contro un Parma che non vince da novembre e che mai aveva segnato 3 gol in questo campionato, è andata a più riprese in balìa degli avversari e degli eventi, rischiando di perdere. Poi in qualche modo è risorta, come contro il Genoa ad inizio dicembre. Un punto che alla fine vale anche un po’ di più.

RECUPERI E CALENDARIO. Almeno lo sperano presidente, dirigenti e allenatore. Prandelli conta di recuperare qualcuno in settimana, da Kouame a Castrovilli. Con Bonaventura che avrà più allenamenti nelle gambe verso Benevento. Altra gara delicatissima e importantissima, dove comunque in avanti ci sarà un Ribery in più. Non poco. Ma servirà soprattutto l’atteggiamento giusto, una consapevolezza diversa. Perché la squadra di Inzaghi ha un’organizzazione precisa e già nella gara d’andata, la prima del Prandelli-bis, ha dimostrato di potersi inserire tra le difficoltà viola. In un turno che prevederà diversi incroci delle dirette concorrenti con le big, un’altra delusione sarebbe dura da superare. Dopo i soli 5 punti nelle 7 gare del girone di ritorno (all’andata furono 8 con Iachini). Anche perché nelle successive 11 partite la Fiorentina giocherà 5 volte contro squadre in lotta tra Scudetto e Champions, mentre gli scontri diretti tutti in trasferta.

IL TEMPO DELLE DECISIONI. Solo a tempo debito, però, sarà necessario tirare una linea e capire cosa c’è da salvare e cosa, invece, va cambiato. Sarà necessario ma soprattutto fondamentale per capire in che direzione vorrà andare la prossima Fiorentina di Commisso. Perché fin qui ci sono stati errori sì, ma anche alibi oggettivi (problematiche Covid su tutte) e complicazioni legate all’impatto con il mondo del calcio italiano. A giugno, invece, scadranno tutti i contratti di allenatori e direttore sportivo, così come si potrebbero separare le strade con diversi giocatori importanti. Commisso, già al momento della sua partenza a febbraio, aveva rimandato le decisioni importanti, con l’obiettivo anche di valutare il rendimento della squadra nella seconda parte di stagione. Finora, però, le cose non stanno certo andando come sperato. Verrà il momento delle decisioni. Con la speranza di poter creare, finalmente, presupposti per un percorso diverso. All’altezza delle ambizioni di Commisso e della storia di Firenze e della Fiorentina. Che non sono certo quelle di continuare a guardare tante squadre, mestamente, dal basso verso l’alto.

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