Avevamo lasciato una Viola ‘impaurita’, a Beppe ora si chiede sì equilibrio ma anche un gioco più propositivo. Con un Franck in più
L’ultima Fiorentina, quella di Udine dell’8 marzo scorso, aveva un’aria non dissimile da quel grigio che caratterizzava gli spalti vuoti della Dacia Arena. Fu un pareggio 0-0 in cui prevalse la paura di sbagliare, di perdere punti, di cadere più in basso. Poche occasioni, tanti errori. Ora mancano due settimane alla ripartenza con il Brescia, dopo mesi in cui è successo di tutto. Tornare a veder rotolare un pallone, prima negli allenamenti di squadra e poi in una partita ‘vera’, sembra una liberazione. Come ogni nuovo inizio, c’è una carica di aspettative e speranze. Pur ripartendo, la Fiorentina, da quel 13° posto a +5 dalla zona retrocessione. Ma è l’occasione per rivedere una ‘nuova Fiorentina’. Un gruppo che, comunque, ne è uscito più forte a livello di legami, come spesso avviene quando si attraversa insieme un periodo complicato. E allora, se davvero il problema principale di questa squadra era a livello psicologico, di convinzione, di un pregresso che vedeva tanti giocatori lottare per la salvezza ormai da oltre un anno, adesso può essere l’ora per pensare a qualcosa di diverso. Uscire dalla zona ‘rischio’, divertirsi e divertire.
Una squadra giovane che senz’altro nella spensieratezza può dare qualcosa in più. E con un Ribery in aggiunta che ha fatto capire a tutti, ancora una volta, qual è la mentalità di un campione che ha vinto 26 trofei e ogni volta riesce a rialzarsi. Volendo tornare più forte di prima. Proprio Franck, che non ha mai mollato dopo l’operazione alla caviglia e durante l’isolamento passato prima in Germania e poi a Firenze, è l’arma in più di Iachini. Un ‘bel problema’, per il tecnico viola. Uno che si gioca tutto in 12 partite assolutamente anomale, da giocare ogni tre giorni con una rosa certo non costruita per prevedere un elevato turnover. Con il rischio infortuni che senz’altro rappresenta un’enorme incognita per tutti. Ma come ripartirà la Fiorentina? Iachini nelle ultime settimane sta facendo lavorare i suoi a livello fisico e tattico, per ritrovare automatismi e provare qualcosa di nuovo. Equilibrio sì, ma anche un gioco più propositivo. Questo chiede Commisso per tenerlo alla guida di una Fiorentina ambiziosa, e questo in fin dei conti ha anche fatto in passato Iachini quando aveva squadre di un certo livello qualitativo. Come nel Palermo di Dybala, Vazquez e Belotti, o nel Sassuolo con Politano e Berardi.
Al suo arrivo a Firenze Beppe ha mantenuto l’impostazione tattica di Montella, quel 3-5-2 a cui ha ridato equilibrio fornendo soprattutto un’identità chiara alla sua squadra. Ci è riuscito in poco tempo, ha riportato la Fiorentina sopra la linea di galleggiamento dopo che era reduce da un punto in sei partite: pieno merito a Iachini. Ora si chiede qualcosa in più, anche “se prima bisogna salvarsi”, come ha ripetuto Commisso. Con un Ribery in più, da gestire sì nelle gare ravvicinate, ma comunque arma determinante dall’inizio o a partita in corso, lecito aspettarsi qualcosa di diverso. Nel 3-5-2, del resto, ci sarebbero Chiesa, Ribery, Vlahovic e Cutrone per due posti davanti, più Kouame quando tornerà a disposizione. Va bene la gestione di energie, ma almeno due giocatori di alto livello resterebbero fuori. A meno che non si immagini un Chiesa a tutta fascia a destra (a scapito di Lirola), che comunque darebbe un’impronta ben più offensiva a tutto l’assetto.
E allora è lecito aspettarsi presto anche qualche cambiamento. Dal tridente ad un modulo con un trequartista. Nel primo caso tornerebbe (molto) utile anche Sottil, uno che scalpita per avere qualche chance (e con il 3-5-2 è rimasto a lungo tagliato fuori). Con Chiesa che tornerebbe peraltro nel suo ruolo ideale, sulla fascia capace di aggredire in corsa gli ultimi metri. Con il trequartista, invece, Ribery farebbe da ‘tuttocampista’ come fatto vedere con Montella, ma stavolta magari con due punte davanti e non nella coppia ‘leggera’ con Chiesa. Castrovilli, oltre che nel suo ruolo originario da mezzala, potrebbe anche far rifiatare il francese tra le linee, in posizione più offensiva. Iachini gli chiede più gol, giocando qualche metro più avanti sarebbe agevolato. Quando Montella giocava con Ribery-Chiesa, coppia che per qualche gara ha funzionato (molto) bene, aveva poche alternative: Vlahovic era alle prime esperienze in A (i primi gol, col Cagliari, li fece la gara prima dell’infortunio di Franck), Boateng non dava garanzie, Pedro non era considerato in forma. Ora Iachini ha un Vlahovic diverso (non può essere una ‘banale’ riserva), un Cutrone che scalpita e vuole giocarsi un posto, a breve un Kouame che entrerà in gioco.
In più, il tecnico ha sempre ‘temporeggiato’ sul tridente nelle prime gare della sua esperienza perché non avrebbe avuto alternative offensive in panchina. Adesso, invece, c’è una (benedetta) abbondanza. E qui si dovrà vedere la sua mano nella gestione del gruppo offensivo. In più c’è Sottil, volendo Ghezzal. Ci sarà spazio per tutti, ancor più con le cinque sostituzioni introdotte. Certo, andrà mantenuto l’equilibrio, priorità soprattutto finché la Fiorentina non sarà lontana dal terz’ultimo posto. Ad esempio, in caso di 4-3-3, andrebbe valutato il rendimento in copertura di Lirola e Dalbert da terzini nella difesa a quattro. Con Venuti e Igor comunque buone alternative. In mezzo c’è da aspettarsi, comunque, la solita ‘staffetta’ tra Pulgar e Badelj, con Duncan che si era subito integrato bene e Benassi che si giocherà 12 chance importanti per il futuro. Fino ad Agudelo, il ‘progetto regista’ in versione Pizarro che aspetta di crescere e di avere una chance. La Fiorentina ci ha scommesso, chissà che non possa essere una delle belle sorprese di questo finale di stagione del tutto anomalo.
Di
Marco Pecorini