In pochi mesi Commisso è passato dalle speranze sul Franchi all’illusione Mercafir, puntando spesso il dito contro le lungaggini italiane
Del resto, lo aveva fatto capire subito, che lo stadio sarebbe stato una priorità nel suo progetto di costruzione di una Fiorentina ambiziosa. E lo ha ribadito anche in una delle ultime uscite: “Senza stadio nuovo non si possono prendere buoni giocatori”. Una sorta di monito che negli ultimi giorni ha preso i contorni di irritazione vera e propria, da parte di Rocco Commisso. Deluso per i tempi lenti e per gli impedimenti che le leggi italiane prevedono nei confronti di chi vuole investire e portare soldi, anche in un momento complicatissimo come questo. Era partito con l’idea di ristrutturare il Franchi, poi con il Comune di Firenze aveva puntato sul progetto Mercafir. Ma tra ‘rimbalzi burocratici’ e condizioni che non soddisfacevano i suoi tre punti (tempi brevi, costi certi e controllo), il presidente viola è di fatto tornato al punto di partenza. Con l’unica alternativa credibile, Campi Bisenzio, che presenta a sua volta lacune su più punti e in particolare sul piano della mobilità e delle infrastrutture.
IL FRANCHI E I VINCOLI. Fino alla nuova possibilità del Franchi (il ritorno al punto di partenza, appunto), con le nuove proposte di legge che potrebbero modificare qualcosa in termine di vincoli. “Se il Governo facesse una norma per nominare i sindaci commissari per le grandi opere pubbliche, come ha suggerito Nardella, allora la ristrutturazione dello stadio Franchi può chiaramente essere realizzata. Ma bisogna fare presto e snellire la burocrazia: non investirò nemmeno un centesimo se i miei suggerimenti saranno poi sindacati. Sono pronto al dialogo ma le mie decisioni non possono essere messe in dubbio”, ha detto Rocco qualche giorno fa. La prima idea, quella di restyling del Franchi, stoppata a suo tempo dalla Soprintendenza. “A settembre 2019 abbiamo presentato alla Città e alla Soprintendenza un progetto preliminare di ristrutturazione del Franchi che avrebbe potuto essere portato a termine nell’arco di 30 mesi. Il progetto avrebbe previsto la copertura integrale delle tribune per tutti gli spettatori, un complesso dotato di impianto di climatizzazione con attività commerciali, servizi igienici e di ristorazione moderni e ampi sky box, preservando al contempo le principali idee architettoniche di Nervi. Tuttavia, la risposta iniziale della Soprintendenza è stata negativa, in particolare la Soprintendenza ha esaminato il nostro progetto e ha espresso un parere negativo relativamente all’idea di sostituire le curve originarie con curve ristrutturate più vicine al terreno di gioco. La posizione della Soprintendenza è purtroppo infelice poiché tutte le altre componenti di significativa importanza storica non sarebbero state coinvolte e poiché un ammodernamento del Franchi avrebbe esteso significativamente l’utilità e quindi la vita di uno stadio costruito 90 anni fa”, scrisse Commisso in una lettera a inizio marzo.
ILLUSIONE MERCAFIR. Era la lettera in cui il presidente della Fiorentina annunciava di non partecipare al bando per la Mercafir. Giovedì si concluderanno ufficialmente i tempi dell’iter (slittati per l’emergenza Covid), il bando andrà deserto e Commisso potrebbe tornare a parlare di stadio. Magari aggiungendo altri elementi interessanti sulla sua irritazione crescente. Una delusione che va avanti da tempo. “Credevo che le cose fossero più semplici, ma anche che qualcosa di definitivo fosse stato già fatto, e invece non è così“, disse Rocco a settembre dopo un sopralluogo alla Mercafir. Poi gli incontri con Nardella, “l’obiettivo settembre 2023” per il nuovo stadio alla Mercafir, il progetto del “2+2” (due anni per il centro sportivo, altri due per lo stadio) spiegato in conferenza stampa ad inizio novembre. “Sì, sono deluso”, aggiunse il presidente viola ad inizio gennaio. “Ho letto storie di stadio per vent’anni, o anche trenta. La mia intenzione è di andare fast, forse troppo. Ora sto capendo che ci vuole tempo qui per fare le cose”. “Io però non aspetto 10 anni per fare lo stadio”, aveva ripetuto in diverse altre occasioni.
LA SVOLTA NELLE ALTRE CITTA’. Commisso sapeva che le cose in Italia erano diverse rispetto agli Stati Uniti, ma certo non si immaginava tutte queste difficoltà per chi voleva (e vuole) investire centinaia di milioni sul territorio. In più, negli ultimi giorni le novità emerse a Milano e Bologna hanno fatto crescere il suo malumore. San Siro, ad esempio, è stato giudicato ‘libero’ da vincoli, e quindi teoricamente potrà essere demolito per costruire il nuovo stadio di Inter e Milan. Al Dall’Ara, invece, è stato addirittura già trovato un accordo con il Credito Sportivo per finanziare il progetto di restyling, anche lì senza vincoli. E Firenze invece? “Il Franchi per me non è un monumento. Lo considero uno stadio dove le persone vanno a vedere le partite. Spero che nessuno si arrabbi se dico questo cose. Si sta rovinando il paese con il fatto di considerare gli stadi dei monumenti. Prima i tifosi e dopo le infrastrutture. Voglio una struttura moderna”, parole di Rocco. Che a gennaio definì il Franchi “una porcheria per com’è mantenuto. Io non sono venuto qua a stare al Franchi così per altri 10-15 anni. Joe Barone quando venne mi chiamò e mi disse che non si poteva giocare in quello stadio”. ” Ad agosto abbiamo avuto la Coppa Italia al Franchi, con Barone ci dicevamo che dovevamo chiuderlo, non si poteva giocare in un campo del genere, bisognava renderlo presentabile per giocare in casa, ma erano tutti in vacanza… “, ha invece aggiunto due settimane fa. “Stiamo cercando di parlare con la Sovrintendenza per cercare di allentare la presa su alcune regole: lo stadio non si deve guardare, si deve vivere. Il Franchi ha del potenziale, ma devono lasciarmelo sfruttare come dico io. Ci vuole cooperazione sette giorni su sette, non una volta ogni due settimane”.
POLITICA, BUROCRAZIA E CAMPI. Commisso è in attesa di novità da Roma, dove in settimana dovrebbe esserci un vertice al ministero dei beni culturali per rivedere le carte sui vincoli del Franchi. Sulla burocrazia italiana si è già espresso più volte (“E’ il grave il problema dell’Italia”), così come sulla politica (“L’Italia è un grande paese e non può andare avanti con la politica di 50 anni fa, è l’economia che chiede più velocità” e “Ci sono varie sfere di potere, sulle quali non abbiamo controllo. Alcuni sono sempre in vacanza, altri lavorano…”). Pur rendendo merito a Nardella per il lavoro fatto negli ultimi mesi. Ora la ‘partita’ è di nuovo sul Franchi, anche se Campi Bisenzio resta la vera alternativa per costruire un nuovo stadio. A febbraio, prima dell’emergenza Covid, era arrivato l’incontro con il sindaco Fossi. Poi, nella lettera di inizio marzo, Commisso aveva fatto appello anche a tutte le forze politiche per trovare altre soluzioni nell’area metropolitana di Firenze. “Campo di Marte prima era campagna, non era città. Magari anche Campi tra 50 anni sarà dentro Firenze”, ha ribadito Rocco in una visione più americana. “Svegliati Italia. Io sto portando soldi dall’America per investirli qui: mi lascino fare per il Paese e la mia Fiorentina”, altro concetto ripetuto. Fino ad altre parole amare: “E’ impossibile costruire in Italia. C’è uno stadio che è considerato un monumento, quindi devo parlare e venire a patti con chi lo protegge. Non gliene frega niente che la gente si bagni o non abbia un bagno adatto quando è allo stadio, l’unica cosa che gli interessa è di proteggere è la struttura“. La delusione, insomma, va avanti da tempo. E in settimana Commisso potrebbe aggiungere altro ‘pepe’ sulla questione stadio.
Di
Marco Pecorini