L’ex capitano viola Dario Dainelli, attualmente in forza al Chievo Verona, ha giocato ieri in Coppa Italia contro la squadra nella quale ha passato i suoi migliori anni da professionista. E ogni ritorno al Franchi, è un piacere. Un’emozione. Soprattutto se in tribuna d’onore ci sono i fratelli Della Valle (“Andrea l’ho visto dopo la partita e ci siamo salutati, scambiando due chiacchiere – ha raccontato ‘Darione’ – Lo sapete, mi sono lasciato molto bene con la famiglia Tod’s. Diego, invece, mi ha mandato i suoi saluti…) per dare sostegno ad una squadra che, orfana di Pepito Rossi, deve rimboccarsi le maniche per andare avanti, aspettando dal mercato il rinforzo giusto. Allora, all’ex difensore viola, LaViola.it ha chiesto in esclusiva un parere sulla squadra di Montella, sulle sue assenze pesanti e sui probabili innesti. Senza dimenticare… di dare un occhio al passato e al futuro.
Come prima cosa, le chiedo un parere sulla Fiorentina affrontata ieri sera e sui giovani Rebic e Matos. Da difensore esperto, magari, ci saprà dire qualcosa sulle loro qualità e sulla loro pericolosità.
«La Fiorentina l’ho vista molto bene, come me l’aspettavo. Una squadra forte, consapevole. Si vede che c’è un grande lavoro dietro dai movimenti programmati e dall’atteggiamento di ogni singolo sul terreno di gioco. Per quanto riguarda i giovani… Matos lo conosco di più di Rebic e devo dire che mi piace davvero tanto. È giovane, è vero, ma ha forza fisica sulle gambe ed ha spunti che riescono a metterti in difficoltà in ogni momento. L’avevo già visto giocare e mi aveva dato questa impressione: affrontarlo come avversario è stata solo la conferma di quanto sia bravo. Il croato, ripeto, lo conosco poco. Ieri sera mi è piaciuto, si vede che ha delle grosse potenzialità, ma faccio fatica a dire altro su di lui. Per il momento».
Rossi-Gomez, una coppia sulla carta fortissima, ma che sembra destinata a non dover giocare insieme con costanza. Chi dei due, con la sua assenza, fa sentire più la mancanza ad una squadra come la Fiorentina?
«Nessuno dei due è facile da sostituire. Purtroppo è vero, il destino sembra essere ingrato con questa coppia che, insieme, farebbe fuoco e fiamme. Tornando alla domanda specifica, che dire: sono due campioni con caratteristiche diverse, ideali per giocare uno al fianco dell’altro (anche se Gomez, pur avendo una stanza rilevante, è un giocatore tecnico). Il tedesco è l’ideale terminale offensivo di qualità. Pepito il giocatore con rapidità ed estro. Nella prima parte della stagione Pepito non ha fatto sentire la mancanza di Gomez, sono sicuro che anche quest’ultimo farà bene nonostante l’assenza di Rossi».
Lei ha visto coppie importanti a Firenze: Toni-Mutu, Mutu-Pazzini, Mutu-Vieri, Mutu-Gilardino, Jovetic-Mutu-Gilardino. Potenzialmente, quella formata da Rossi e Gomez, è la più forte?
«Potenzialmente e a livello tecnico, sì, sarebbe la più forte. Purtroppo, però, non stanno avendo la possibilità di dimostrarlo e allora mi sento di dire che la coppia d’attacco più forte dell’era Della Valle sia stata quella formata da Toni e Mutu. E ripeto, non perché realmente sono più forti, ma perché i numeri (oggi) sono dalla loro parte».
Per sostituire Rossi è spuntato il nome di Cassano (prestito secco per 6 mesi). Che ne pensa?
«Qualitativamente e tecnicamente parlando, lo sappiamo tutti: Cassano è un campione. E per quanto riguarda l’aspetto umano, l’ambientamento, l’inserimento in un ambiente ben rodato, in caso di prestito secco, credo che la Fiorentina non avrebbe problemi con lui, nonostante il suo carattere un po’ intraprendente. Mi spiego: quando un giocatore cambia squadra, cambia ambiente, difficilmente ha problemi nel periodo iniziale. Gli eventuali screzi (e questo è un discorso generico, non riferito esplicitamente ad Antonio) possono nascere nel tempo. Per questo penso che il prestito di Cassano per 6 mesi sarebbe un’operazione fattibile e intelligente. Se Montella (che lo conosce bene, visto che ci ha giocato insieme a Roma) lo ritiene uno dei papabili per sostituire Rossi, io tifoso viola starei più che tranquillo. Non farebbe ‘cassanate’».
Anche se… si è mormorato anche di clamorosi ritorni come quello di Mutu o Jovetic… Per lei solo fantacalcio?
«Non lo so, forse un po’ sì. Credo che in questo momento sarebbero entrambe operazioni difficili e complicate, anche se per motivi diversi. Poi nel calcio tutto può accadere…».
A proposito di ritorni: lo scorso anno c’è stato quello di Toni…
«Quando lo sentii negli ultimi giorni di mercato nell’estate del 2012, avevo avvertito la sua carica ed ero assolutamente convinto che facesse bene (come poi ha fatto a Firenze e sta facendo quest’anno a Verona). Il calcio di oggi è cambiato. Dal punto di vista fisico gli atleti vengono preservati e, a meno che non abbiano subito gravi infortuni, hanno una carriera più lunga. Per questo oggi, se un uomo dalle caratteristiche tecniche di Toni sta bene dal punto di vista mentale e di motivazioni, non può che far bene. E poi c’è l’aspetto romantico: i due anni a Firenze, la classifica dei cannonieri, la ‘Scarpa d’Oro”, il Mondiale, poi l’addio… e il ritorno in grande stile col pubblico che lo ha acclamato fin da subito».
E il suo, di ritorni, come lo vedrebbe? La Fiorentina è sempre alla ricerca di giocatori e uomini che possano fare la differenza anche nello spogliatoio, che possano fare gruppo. E, oltretutto, potrebbe essere una pedina d’esperienza alla corte di Montella? Ha mai questo pensiero, questo sogno di un ritorno?
«Il sogno c’è. Del resto, i miei anni in riva all’Arno sono stati fortunati e ci siamo tolti un sacco di soddisfazioni. Ho un ricordo positivissimo della Fiorentina. Il tornare vicino a casa e l’essere tifoso viola, poi, non sarebbero cose da sottovalutare. Certo, sto molto bene anche a Verona, ma la voglia di tornare a Firenze c’è. Quando sono andato via nel mese di gennaio del 2010, credo si sia visto quanto sia ormai legato alla maglia viola…».
Quindi non sarebbe fantacalcio un suo ritorno?
«No, non sarebbe fantacalcio. Nel calcio di oggi può succedere sempre di tutto. Un anno e mezzo fa chi avrebbe scommesso sul ritorno di Torni a Firenze? Nessuno. Per forza, non se ne parlava mai. Se invece si comincia a parlare di ritorni, magari, succede che non si avvera mai il ‘sogno’».
Quindi meglio non parlarne?
«Esatto (sorride)».
Senta, abbiamo parlato di attaccanti, di ritorni, di passato e di presente. Ma vogliamo parlare anche di Vargas e del giocatore della difesa attuale viola col quale le sarebbe piaciuto giocare insieme?
«A Vargas voglio bene davvero. Abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto e sono contento che sia tornato tutto quest’entusiasmo nei suoi confronti. Sono contento anche che sia tornato ai suoi livelli: io so quanto può dare. Per quanto riguarda il difensore… Gonzalo è uno dei più forti che ci sono in Europa. Mi piace tantissimo, anche se per caratteristiche eravamo più portati a giocare insieme io e Gamberini. Si sa, in una coppia di difesa c’è sempre chi sa impostare e chi sta più sull’uomo. Gonzalo Rodriguez, però, è incredibile perché sa e può fare tutto».
Le chiedo, anche, secondo lei qual è stata la Fiorentina più forte dell’epoca Della Valle?
«Se guardo la rosa della Fiorentina attuale, mi verrebbe da dire: questa. Ma poi c’è da fare i conti con numeri e fortuna…e allora ribadisco: Toni e Mutu il miglior attacco; la Fiorentina 2009-10 la più forte squadra. Eravamo cresciuti un po’ tutti, avevamo maturato esperienza in campo internazionale, non a caso arrivammo agli ottavi di Champions vincendo il girone con 15 punti».
Un’ultima cosa: la Fiorentina dell’era Della Valle non ha messo in bacheca nessun trofeo, pur essendoci andata vicina due volte. Le chiedo: cos’è mancato alla ‘sua’ Fiorentina per poter vincere qualcosa e se questa attuale può, finalmente, togliersi qualche soddisfazione.
«Molto semplice rispondere. Per vincere ci vuole bravura, ma anche un pizzico di fortuna. E scendere in campo come se tutte le partite fossero fondamentali. Considerando che Scudetto e Champions non erano e non sono neanche oggi obiettivi alla portata per la Fiorentina (per il momento, manca ancora qualcosa) rimangono Europa League e Coppa Italia. Noi in Coppa Uefa avemmo sfortuna, mentre nella Coppa di Lega a volte siamo usciti anche al primo turno… talvolta sembrava non l’avessimo messa tra gli obiettivi papabili. Ed è un errore perché è vero, all’inizio in tanti la snobbano, ma alla fine vorresti esserci… Auguro alla Fiorentina di oggi e al suo allenatore, Montella, di avere quella fortuna che non abbiamo avuto noi e di vincere finalmente qualcosa».
Di
Redazione LaViola.it