Editoriali

Dai sogni Champions a fuori dalla zona Europa: tre partite per perdere certezze ed entusiasmo. Mal di gol e fase offensiva: serve la mano di Italiano per svoltare

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Un mese fa la Fiorentina si prendeva gli applausi, ora è cambiato tutto. Tre sconfitte senza segnare in campionato: serve una mossa di Italiano

Il terzo posto in classifica, gol a raffica, personalità ed entusiasmo dilagante. Era l’8 ottobre, giusto un mese fa, scene da post-Napoli che fecero parlare per tutta la sosta di sogno Champions. La cooperativa del gol, il record di miglior partenza nell’era dei tre punti a vittoria a disposizione… a patto di battere l’Empoli. Già. Empoli, Lazio e Juve. Tre sconfitte, zero gol fatti, quattro subiti. Nel mezzo il set vinto contro il Cukaricki in Conference, è vero, ma in campionato la batosta è arrivata. E così la Fiorentina si ritrova all’8° posto, a pari punti con la Roma ma con differenza reti peggiore, di fatto fuori dalla zona Europa (considerato anche che da regolamento, aspettando la Coppa Italia, le posizioni europee sono le prime sei).

CICLO NEGATIVO. E domenica c’è lo scontro diretto contro il Bologna, che nel frattempo ha scavalcato i viola in classifica, al Franchi. Un avversario tosto per questa Fiorentina, che nel giro di tre partite ha perso certezze ed entusiasmo. Mentre la squadra di Motta vola sulle ali dell’euforia, per i risultati ma soprattuto per un gioco di qualità che fa esaltare tutti i suoi interpreti. Si diceva prima della sosta che questo sarebbe stato un ciclo-verità: la Fiorentina può senz’altro cambiare rotta contro i rossoblù, ma per il momento il bilancio del mini-parziale è ovviamente parecchio negativo.

A SECCO. La Fiorentina di Italiano non aveva mai perso tre partite di fila in campionato senza segnare. Le aveva perse, tre di fila, tra aprile e maggio 2022, contro Salernitana, Udinese e Milan, segnando però almeno un gol. Mentre tre gare di fila senza gol in Serie A le aveva inanellate ad inizio dello scorso campionato, pareggiando però (almeno) contro Empoli e Napoli, prima di perdere 1-0 a Udine. Insomma, quando una squadra di Italiano, allenatore che fa del calcio offensivo e propositivo il proprio credo, ha queste difficoltà davanti, vuol dire che qualche problema c’è. Le tre sconfitte contro Empoli, Lazio e Juve, nelle ultime settimane, sono venute in maniera diversa, perché soprattutto contro Sarri e Allegri la Viola meritava di più. Ma alla fine è rimasta a bocca asciutta. Con il trend preoccupante del reparto offensivo, perché la Fiorentina ha per larghi tratti tenuto il pallino del gioco senza però creare troppi pericoli. Di fatto né Berisha, né Provedel né Szczesny hanno dovuto fare i miracoli per opporsi a Beltran, Nzola e compagni. Qualche buona parata sì, ci sono stati palo e gol annullato all’argentino all’Olimpico, ma la sensazione generale è che la Fiorentina stia facendo una gran fatica a mettere qualità nei pressi dell’area avversaria.

SENZA VARIANTI. Lo aveva ribadito Italiano anche dopo la Lazio, probabilmente il mantra sarebbe stato il solito anche ieri sera se si fosse presentato davanti ai microfoni. Dei 25 tiri verso la porta della Juve, infatti, appena 4 sono andati nello specchio, mentre 10 fuori e 11 ribattuti. Oltre ai 38 cross e 9 corner che non hanno prodotto gol. La Fiorentina contro Bremer e compagni continuava a mettere palloni dentro, sbattendo regolarmente contro il muro bianconero che praticamente mai ha sofferto. Non si riusciva ad allargare il gioco, perché gli esterni erano tutti a piede invertito, tranne Biraghi, che infatti quando non centrava l’avversario davanti a sé metteva palloni anche interessanti (anche se i giocatori in maglia viola erano sempre anticipati). Poi è entrato Mina, idea della disperazione, da centravanti: mossa audace ma con un pizzico di logica (visti i 31 gol in carriera del centrale colombiano), peccato che la Fiorentina da allora abbia smesso di fare cross. Misteri.

LA MANO DELL’ALLENATORE. La speranza è che contro il modesto Cukaricki la Fiorentina riacquisisca almeno un po’ di certezze e sorrisi. Anche se poi la gara con il Bologna sarà di tutt’altro livello. Ma a parte le speranze ora serve anche la mano di Italiano. Come quando partì Vlahovic e si inventò Torreira incursore, cambiando il modo di giocare della sua Fiorentina. Come lo scorso anno, quando dopo un periodo di rodaggio mise a punto con continuità il 4-2-3-1 esaltando Bonaventura e il doppio mediano. Soprattutto, cambiando qualche meccanismo, permise a Cabral (e in parte anche a Jovic) di sbloccarsi a livello realizzativo. Serve ora qualche mossa per attivare in particolare Beltran e Nzola, ma anche coloro che gravitano intorno. Anche se è chiaro che il tema centravanti è quello che fa rumore. E probabilmente decisivo. Perché in tantissime partite le due punte centrali o sono scomparse tra i difensori avversari o non hanno avuto occasioni per segnare. Nzola sembra in un profondo tunnel psicologico, si vede da come approccia le partite, dagli atteggiamenti e da come ha quasi ‘paura’ di calciare verso la porta quando ha il tempo di pensare. Beltran sta decisamente meglio mentalmente, contro la Juve si buttava su ogni pallone, ma va sfruttato in maniera diversa e anche lui deve ancora capire il calcio italiano e di Italiano. Tre gol in 16 partite da parte dei due centravanti sono decisamente troppo pochi.

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