Tutti uniti per provare a raggiungere l’Europa. Il patto è stato messo sul piatto. A parole ed anche nei fatti visto che a Crotone almeno i tre punti sono arrivati per la Fiorentina. Che poi la si raggiunga o meno poco importa. L’importante è che la maglia viola venga sudata e rispettata da chi la indossa in queste ultime 9 giornate di campionato. Futuro? Non è il momento di parlarne, risponderebbe Corvino. Dipende dai risultati, risponderebbe Sousa. Eppure il toto allenatore è già partito da tempo a Firenze. E non solo. Perché forse mai come questa estate potrebbe scatenarsi un effetto domino tra le panchine di mezza Italia ed Europa. Juventus, Barcellona, Roma, City etc. Tutto, con grande probabilità, legato.
La teoria che dalla scelta del tecnico come garanzia per capire cosa vorrà fare davvero la Fiorentina è più che plausibile. Prendere un giovane vorrebbe dire scommessa, prendere Sarri vorrebbe dire pensare in grande. Comunque la si veda una cosa è certa: la prossima estate sarà rivoluzione. E spunta un vecchio concetto: la dimensione. Quello lanciato lì come un sasso da Montella, pronto poi a nascondere la mano. Ma su una cosa viene spontaneo interrogarsi: come si sia passati dal guardare altrove come modelli vincenti, Dortmund e Siviglia per esempio, ad altri tipi di modelli come quello dell’Atalanta.
Modelli, quello del club tedesco e del club spagnolo ambiziosi. Con l’obiettivo di provare a vincere. Prima andava di moda quello Atletico Madrid. E non solo nelle idee di chi di calcio parla ogni giorno o di addetti ai lavori, ma nelle parole degli stessi dirigenti del club viola. Andrea Della Valle rimase, ad esempio, impressionato dal muro del Sanchez Pizjuan, dall’atmosfera del sevillismo. Per quanto riguarda i tedeschi, invece, bastava scorrere rapidamente delle foto del muro giallo del Westfalenstadion per rimanere a bocca aperta. Modelli, come detto, improntati tramite varie programmazioni alla ricerca del trofeo. Che fosse la Bundesliga, la Liga, o una coppa internazionale e nazionale. Che poi il Siviglia con le sue affermazioni in serie in Europa League sia stata una storia eccezionale un po’ in stile Leicester siamo più o meno tutti d’accordo. Ma ciò che contava era l’ambizione. Non certo lo sfornare giovani per fare una volta ogni tanto l’annata straordinaria e soprattutto fare cassa ogni anno come fa da tempo e farà sempre l’Atalanta.
Che nei fatti ci sta anche di mettere in pratica, perché il calcio moderno è sempre più legato alle parole bilanci, fair play finanziario, bacino d’utenza etc. Ma quando viene meno l’ambizione per far spazio unicamente a queste parole sopra citate il giocattolo si rompe. Che è ciò che accaduto alla Fiorentina. Il paragonare la piazza viola e la storia della Fiorentina ad altri club come Torino, Palermo o altre come fatto dallo stesso ADV in dichiarazioni passate altro non è stato che un clamoroso autogol. Il rapporto Della Valle – tifoseria è ai minimi storici nonostante tutte le iniziative di fiorentinizzazione messe in pratica dal club viola. Perché? Mancano fiducia e ambizione. Nel vedere questa squadra giocare, nel sentire Paulo Sousa parlare, nel sentire i vertici societari promettere. Mai come adesso servono i fatti.
Ci sarà tempo per fare bilanci. Adesso è il momento di stare tutti uniti per provare a raggiungere l’Europa. (Un po’ come l’Atalanta). Anche se ciò che conta davvero sarà quello che accadrà in estate. Perché raggiungere l’Europa è un obiettivo nobile. Ma tornare a pensare in grande guardando a chi la scalata ha provato ed è riuscito a farlo è d’uopo quando si parla di chi nel calcio non voleva vivacchiare, nel caso dei Dv, e chi in tutto guarda ai suoi colori ed alla sua città come la cosa più bella, importante, e ambiziosa del mondo.
Di
Gianluca Bigiotti